Il vero sconfitto delle elezioni amministrative di Vicenza 2018 è Achille Variati. E’ stato lui, infatti, che ha impostato la campagna elettorale fin dalle primarie, quando, convocati nel suo studio Otello Dalla Rosa e Giacomo Possamai, ha di fatto imposto anche la partecipazione del vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci. Le primarie hanno sancito la preferenza per Otello dalla Rosa, ma le preferenze per il vicesindaco pesavano e soprattutto è iniziata da quel momento la richiesta da parte di Variati di continuità di se stesso e della sua amministrazione.
In verità Otello Dalla Rosa aveva tentato inizialmente con Isabella Sala di fare una squadra relativamente nuova e addirittura con una piccola, ma a mio avviso, significativa critica all’operato di Variati. Non è riuscito a portarla a compimento da quasi subito; ha prevalso la vecchia logica, quella che aveva portato Variati ad essere sindaco per ben tre volte in due diversi millenni.
Una strategia ed una tattica che funzionavano al tempo in cui si giocava più con l’ideologia che non con quanto si era compiuto. Comunisti e democristiani con gli altri partiti si presentavano con il loro bagaglio culturale, che era forte e condizionava perfino le relazioni umane. Da quel mondo il Partito Democratico, che ha assorbito al suo interno gli epigoni democristiani, ha continuato per l’obsoleta via, tirando perfino fuori un antifascismo di maniera, una critica fatta di parole. A questo molti hanno dato la loro adesione, ma questo modo di fare politica è morto da molti anni ed ora è tempo di rendersene conto.
Coloro che ebbero un ruolo importante nel costruire la Repubblica Italiana avevano un notevole bagaglio culturale e di capacità, erano statisti e talora perfino gli amministratori comunali, si pensi a La Pira a Firenze e a Sala a Vicenza, sapevano amministrare pur seguendo anche vie di cultura politica. A Vicenza dal 2008 Variati ha usato l’ideologia pacifista che lo ha fatto vincitore, ma non costruttore di una buona amministrazione. Questa era molto di parole, di promesse, di immaginazioni di questo o quello, ma la sicurezza, le strade, ecc. lasciavano sempre a desiderare. Certo si parava dietro il successo delle mostre, ma quanti ne hanno avuto vantaggio? Le casse comunali no, e questa invece avrebbe dovuto essere una vera preoccupazione. Ci si è vantati di questo e di quello e alla fine perfino si è usata la mossa della dichiarazione “di scusa”, ma era tardiva.
Così fin dal primo turno ciò che Variati aveva predisposto è crollato, e le sole buone parole che abbiamo sentito dagli sconfitti sono quelle di Isabella Sala che, invece di dire “faremo opposizione“, ha con senso civico parlato di propositività del suo ruolo. Ben venga questa fase della politica amministrativa, in cui debbono valere le proposte e le attuazioni e smetterla con i giochetti vetusti o con l’opposizione che alla fine è più di maniera che non reale.
La città di Vicenza ha bisogno di un impegno vero al quale i cittadini, eletti e non, concorrano senza quella specie di senso superiorità a cui abbiamo assistito negli ultimi dieci anni e che poco ha prodotto.
Il compito è facile, se prima di tutto vi è la proposta positiva e il concorso di idee in cui la maggior parte, quella vincitrice di Francesco Rucco, non si lascerà condizionare da vecchie logiche, che sono pure presenti, per essere miglior parte.
In questo la minor parte, i non ideologici della parte di Otello dalla Rosa, potrà essa stessa diventare migliore perchè la vera sfida è la buona amministrazione della città di Vicenza cui tutti concorreremo come auspicio e come realtà.