Dopo quasi otto mesi e mezzo il Vicenza torna a vincere in campionato. L’ultimo successo risaliva al 3-1 di Cesena, del 23 febbraio, 27.a giornata del campionato di Serie C e, di fatto, l’ultima della stagione regolare prima del lockdown. La squadra di Di Carlo ha vinto in trasferta, come prima dello stop. Buon segno.
Quella a Cremona si prefigurava come una partita maledetta: solo ventiquattrore prima, i tamponi del protocollo Figc rivelavano la positività di tre giocatori e, il giorno dopo, di altrettanti biancorossi e di due componenti dello staff tecnico. Fra i contagiati, per di più, c’erano due titolari come il portiere Grandi e il centrale difensivo Cappelletti. Gli altri erano riserve: Jallow, Bizzotto e Zonta, oltre a un Primavera. Peggiorava la situazione sanitaria del team Giacomelli, a sua volta assente per malattia anche se non per Covid. Tutto da rifare, dunque, nella preparazione del match e con pochissimo tempo a disposizione.
Dopo quella contro il Pisa, una settimana prima, anche quella a Cremona era partita da vincere. La squadra allenata dall’ex Bisoli era, infatti, maglia nera del girone e il confronto era quindi qualificato, senz’altro con una forzatura essendo solo la settima giornata, “scontro salvezza”.
Le premesse per un risultato sfavorevole c’erano insomma tutte. Quale poteva essere la reazione dei giocatori dopo la scoperta che sei compagni erano contagiati? Non ci sarebbe stato nulla di strano se i biancorossi fossero scesi in campo demotivati e distratti. Come si può pretendere che uno non pensi che il giorno dopo potrebbe risultare positivo a sua volta?
Non è andata così. Di Carlo è riuscito a tenere la squadra concentrata, i giocatori si sono dimostrati veri professionisti restando in partita fino all’ultimo. Chapeau a tutti.
Bisogna riconoscere che una grossa collaborazione è stata data dalla Cremonese. Squadra già notoriamente in crisi, praticamente priva di gioco offensivo, disunita. I grigiorossi avrebbero dovuto azzannare il Vicenza, mettere alle corde una squadra priva di alcuni titolari e, teoricamente, sull’orlo di una crisi di nervi. Non lo hanno mai fatto. Si sono limitati a giocare una gara tattica, a velocità ridotta, senza aggressività e senza determinazione. E, così facendo, hanno fatto il gioco del Vicenza, che ha avuto tutto il tempo e l’agio di organizzarsi, di scacciare dalla testa i fantasmi del contagio, di prendere fiducia. Insomma, un suicidio quello della squadra di Bisoli.
Con tutte le riserve che può avere un giudizio su una gara di cui si è visto ben poco perché è stata avvolta, per tre quarti del minutaggio, dalla nebbia, ne è venuta fuori una partita scialba, senza emozioni, che poteva tranquillamente finire con uno 0-0 che sarebbe andato bene a tutti.
Il gioco del Vicenza non è sembrato diverso dalle partite precedenti. Data la situazione, questo può essere considerato un successo. Poteva essere un’impresa impossibile, infatti, non snaturare le proprie caratteristiche tecnico-tattiche, non vacillare in difesa, non perdersi a centrocampo. Non è successo e, comunque, non era questa la partita da cui ci si poteva aspettare il salto di qualità indispensabile per non mettere a rischio la salvezza.
I difensori hanno avuto, tutto sommato, una serata rilassante nel contenere un attacco avversario impalpabile. La linea centrale della squadra ha retto bene, anche se gli esterni non sono stati pericolosi come nelle partite precedenti. In attacco Di Carlo ha dovuto ricorrere al consueto turn over visto che Gori, unica punta centrale, non ha giocato la sua miglior partita, per così dire, e Meggiorini, pur meritandosi la nomination di miglior biancorosso in campo, ha dimostrato ancora una volta di essere un ottimo play maker offensivo ma certo non un goleador.
Di Carlo, poi, è stato coraggioso a riproporre, nel finale, Da Riva che, contro il Pisa, era stato additato come uno dei responsabili del pareggio toscano concretizzatosi nella doppietta di Glucher, suo avversario diretto. Il centrocampista ex-Atalanta ha ripagato la fiducia accordatagli dal tecnico con l’assist per il gol di Padella.
Dopo ottanta minuti di nebbia e noia è stato ancora una volta un difensore, dunque, a dare la svolta. Al Menti, contro il Pordenone, era stato Cappelletti a firmare la rete che aveva evitato la sconfitta dei biancorossi. A Cremona il titolo di match winner se l’è conquistato l’altro centrale difensivo, Emanuele Padella. Che non è proprio uno dal gol facile, visto che, nei precedenti otto campionati da professionista, aveva segnato altrettanti gol (metà dei quali in Serie B, con Grosseto e Ascoli). La sua presenza in area avversaria non era casuale: l’azione partiva dal corner e lui era lì per sfruttare la sua altezza (185 cm.) sul cross. Invece ha segnato di piede e, come si diceva una volta, “di rapina” e cioè infilandosi indisturbato davanti alla porta grigiorossa.
La vittoria di Cremona ha rivitalizzato un Vicenza che si ritrova ora a tre punti dalla zona play off e con una partita da recuperare. Ed è arrivata quanto mai opportuna perché, dopo la sosta, il calendario è terribile visto che oppone ai biancorossi tre big del campionato, niente meno che le prime due della classifica (il Chievo al Menti e l’Empoli in trasferta) e poi il Monza, ancora fuori casa, nel recupero del 2 dicembre.
La pausa farà bene alla squadra di Di Carlo o sarebbe stato meglio riproporsi subito sulla spinta del primo successo in questo campionato? Direi che senz’altro la sosta arriva al momento giusto: per uscire dalla emergenza Covid, recuperando i giocatori negativizzati, e per dare altre due settimane di preparazione a Jallow e Longo, i due attaccanti che potrebbero cambiare il volto alla squadra.