Se le statistiche valgono qualcosa nel calcio, era quasi scontato che Vicenza e Cosenza pareggiassero. Sono infatti le due squadre che hanno finora ottenuto più “x” di tutta la Serie B: sei pari per entrambe. Ciò premesso, l’1-1 con cui sono uscite dal Menti è stato quanto di meno scontato ci si potesse aspettare, nel senso che tutte e due hanno sfiorato la vittoria e non hanno certo giocato con l’atteggiamento di chi si accontenta del famoso punticino.
Il terzo pareggio consecutivo in otto giorni non è però gradito in casa biancorossa come i due precedenti.
Il primo, quello di Empoli, aveva avuto il sapore dell’impresa, con sfumature addirittura di eroismo: squadra decimata dal virus, giocatori poco e male allenati, uno (Cappelletti) aggregato last minute. E non dimentichiamo che si trattava di una trasferta e sul campo della capolista. C’era invece stata la prestazione inattesa, frutto sia della grinta e della coesione, che l’allenatore Di Carlo era riuscito a trasfondere nei suoi giocatori, sia della gestione tattica del match a cui l’Empoli non aveva dato una efficace replica.
Il valore del pari infrasettimanale a Monza va ridimensionato alla luce della dura sconfitta che la squadra di Silvio Berlusconi ha subìto poi a Reggio Emilia. I biancorossi della Brianza sono, come evidenzia la classifica, uno squadrone per ora solo sulla carta. A dimostrazione che non basta avere un bel portafogli e permettersi un calciomercato da nababbi per essere i più forti. Anche contro il Vicenza il Monza non ha giocato come ci si poteva aspettare da una squadra di rango superiore e, magari in circostanze diverse, al Brianteo si sarebbe potuto provare a vincere. La conclusione è che questo 1-1 vada comunque bene ai biancorossi ancora in emergenza ma non deve essere valutato memorabile perché, come del resto si era visto in campo, l’avversario non è stato affatto più forte.
Il terzo pareggio, quello con il Cosenza, è il più deludente. Era fortemente attesa una vittoria e per molti buoni motivi: per dare un po’ di ossigeno alla classifica, per il morale, per fare finalmente il bis di vittorie in campionato. Questo è un punto su cui val la pena di riflettere. Non è una critica ma una constatazione fondata sui fatti che il Vicenza, per ora, è una squadra che non sa vincere: in gare ufficiali c’è riuscito una sola volta, a Cremona, e, in Coppa Italia, contro la Pro Patria. Due successi in undici partite. Aggiungiamo anche che, al Menti, i biancorossi non vincono in campionato dal 19 gennaio, dalla 22a giornata della scorsa Serie C (Vicenza-Carpi 1-0).
Contro il pari punti Cosenza, squadra per di più non proprio in gran forma (tre sconfitte, un pareggio e una vittoria nelle ultime cinque gare), i tre punti non erano certo un obbiettivo velleitario. Vero che i calabresi in trasferta avevano sempre fatto bene tanto da riuscire a ottenere un importante vittoria (2-0) a Frosinone; vero anche che non dovevano smaltire, come invece il Vicenza, la fatica del turno infrasettimanale e nemmeno erano in emergenza Covid. Era, però, una partita da vincere anche a dispetto dei limiti e dei problemi con cui la squadra di Di Carlo deve misurarsi e quindi, di questo pareggio, bisogna accontentarsi ma non si può certo essere soddisfatti.
Cosa non è andato bene nel Vicenza allora? Analizziamo i reparti. La difesa, intanto, avrebbe potuto fare meglio. Tornata all’assetto titolare almeno per un’ora (fino cioè all’infortunio di Bruscagin, sostituito da Zonta), è andata spesso in affanno lasciando, nel secondo tempo, almeno due sicure occasioni da gol agli avversari, una sventata dal palo e l’altra costata il pareggio nel finale. Nei primi 45’ la linea a 4 dei difensori aveva retto bene i contropiedi del Cosenza, innescati per lo più da lunghi rilanci che saltavano il centrocampo, salvo quello sciupato da Sacko al 33’ che poteva costar caro al Vicenza. Meno bene invece è andato il reparto nella ripresa, quando gli avversari hanno attaccato con un gioco più lento e manovrato, ed è stato imperdonabile lasciare a un difensore (Tiritiello) la possibilità di mettere in rete di testa la palla del pareggio su calcio piazzato. Il reparto comunque deve rendere di più: c’è stato un solo clean sheet finora (a Cremona) e il Vicenza è una delle squadre che ha subìto più gol nel girone. I difensori biancorossi hanno invece meritato la sufficienza nel contributo alla fase offensiva anche se la spinta sulle fasce non è risulata efficace come in altre partite.
Il centrocampo è stato il reparto che ha fatto più fatica, anche se le due palle-gol create nel primo tempo portano la firma di due centrocampisti (Cinelli e Dalmonte). La coppia centrale scelta per necessità da Di Carlo (Cinelli-Da Riva), forse per la fatica non smaltita delle due partite precedenti, non ce l’ha fatta a vincere il confronto con quella avversaria soprattutto quando il Cosenza ha cominciato a giocare di manovra. Difficile, poi, capire la rinuncia dell’allenatore biancorosso a Rigoni, nemmeno per una sostituzione (gli è stato preferito Scoppa). Anche gli esterni hanno convinto meno del solito, soprattutto Guerra che, come a Monza del resto, non è riuscito a ripetere la promettente prestazione di Empoli. Giacomelli, che gli è subentrato a metà ripresa, ha avuto il merito dell’assist per il vantaggio ma non è stato incisivo come in passato. Dalmonte ha confermato di essere il più pericoloso dei tiratori vicentini ma è risultato più produttivo accentrandosi.
Le due coppie di attaccanti alternate da Di Carlo (prima Meggiorini-Marotta e poi Longo-Gori) non hanno convinto. Con l’eccezione della perla del gol di Meggiorini, le quattro punte biancorosse hanno lasciato poca traccia della loro intraprendenza. Di Marotta si ricorda un colpo di testa troppo loffio per essere pericoloso e l’estemporaneo tiro da fuori (alto sulla traversa) subito prima della sostituzione; Longo dà sempre l’impressione di soffrire l’entrata in campo in sostituzione anziché dall’inizio; Gori è, per ora una buona spalla, ma non è ancora riuscito ad affermarsi come uomo-gol.
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