Maurizio Acerbo e Attila Vajnai, come rappresentanti della Sinistra Europea, hanno seguito l’udienza del processo a Ilaria Salis a Budapest. Dopo l’udienza hanno rilasciato alcune dichiarazioni.
“A Budapest si è consumata una palese violazione dei diritti umani. Il governo di Orban, amico di Giorgia Meloni, ha nuovamente sottoposto la prigioniera politica Ilaria Salis a un trattamento inumano e degradante che non ha alcuna giustificazione di sicurezza. Una donna indifesa è entrata in aula circondata da poliziotti con passamontagna come se fosse una pericolosa criminale. Ilaria Salis è stata riportata in aula in catene e il giudice ha respinto la sua richiesta di arresti domiciliari in Italia e persino a Budapest con argomenti inaccettabili.
Orban – proseguono i due -, come il suo alleato Trump, criminalizza e combatte l’antifascismo. Orban usa Ilaria Salis per ostentare il suo pugno di ferro contro gli antifascisti.
È chiaro che siamo di fronte a un processo politico, perché in Ungheria non c’è indipendenza della magistratura dal governo. Per il giudice, l’antifascismo è una forma di pericoloso estremismo, non la base della democrazia in Europa. È inaccettabile che il giudice abbia detto che 13 mesi di carcere non sono un’esagerazione.
I partiti di destra italiani volevano abolire la carcerazione preventiva e tacciono sul governo amico che vuole imporla per un periodo molto lungo. È vergognoso che il governo italiano e la sua maggioranza non fossero presenti oggi a Budapest.
Il governo italiano non sta facendo nulla per proteggere un cittadino del nostro Paese vittima di una persecuzione politica e giudiziaria. La Sinistra Europea chiede un’indagine speciale su questo caso al Parlamento europeo”, concludono Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista e candidato di Pace Terra Dignità (Italia), e Attila Vajnai, presidente del Partito dei Lavoratori d’Ungheria 2006.