Al centro dell’Europa c’è un Paese in cui i carcerati vengono portati in ceppi in giro per le
aule dei tribunali – premettono nelle considerazioni che riportiamo Fantò e Toscano (Psi Vicenza). Uno di questi è Ilaria Salis, una cittadina italiana. Una cittadina italiana la
cui famiglia da tempo denuncia le condizioni di detenzione.
L’Ungheria mette i ceppi alle mani e ai piedi dei suoi carcerati. Condizioni non all’altezza di
un Paese civile, non all’altezza di un popolo che ebbe il coraggio e la dignità di rivoltarsi alla
dittatura comunista. I partiti di Governo non sembrano affannarsi per quanto sta accadendo
alla nostra compatriota, con buona pace del sovranismo e del patriottismo sbandierato in ogni occasione, ma probabilmente poco praticato.
L’insegnante di 39 anni, originaria di Monza, si trova attualmente in detenzione a Budapest dal 11 febbraio 2023 con l’accusa di lesioni aggravate. Salis è stata coinvolta in un episodio in cui avrebbe aggresso due individui neonazisti durante una manifestazione nella capitale ungherese. L’attivista era partita dall’Italia con l’intento di unirsi a movimenti antifascisti impegnati in una contro manifestazione in occasione del Giorno dell’Onore.
Il Giorno dell’Onore è una celebrazione annuale che si svolge in Ungheria tra il 9 e il 12 febbraio. Durante questi giorni, la capitale, Budapest, diventa il punto d’incontro per vari gruppi dell’estrema destra europea, compresi neonazisti e skinheads. La commemorazione riguarda le gesta di un battaglione nazista che cercò di resistere all’Armata Rossa nel 1945. Nel 2023, la tensione raggiunse livelli particolarmente elevati, con la presenza di stampa internazionale e osservatori neutrali non ben accolti a Budapest.
A parere di noi socialisti vicentini, i buoni rapporti che intercorrono tra la nostra Presidente
del Consiglio e il primo ministro ungherese non dovrebbero impedire al Governo di
intervenire in maniera decisa ed incisiva, per sollevare la nostra concittadina Ilaria Salis dalla condizione umiliante in cui è stata posta dalla giustizia ungherese.
La consapevolezza delle condizioni di chi è nelle carceri ungheresi è, purtroppo, l’occasione
per denunciare quanto accade nelle carceri italiane. Nel 2024, tredici suicidi in poco meno di un mese (purtroppo uno nel carcere di Vicenza) e la consapevolezza che il carcere in Italia sia più una pena (troppo spesso inflitta a degli innocenti) che il momento fondante di un percorso di recupero sociale.
Luca Fantò (Segretario PSI Vicenza capoluogo)
Giuseppe Maria Toscano (Segretario provinciale PSI)