Ieri notte (“Giovanni Carlo Federico Villa “fuori” dalla Fondazione Roi, lo comunica Rucco: dove la porterà il nuovo statuto con cda in parte uguale al vecchio? E azioni di responsabilità?“), a margine della notizia della tardiva “uscita” di Giovanni Carlo Federico Villa dal cda della Fondazione Roi, scrivevamo che “nella convocazione dell’ultimo cda dell’era segnata da Gianni Zonin e, purtroppo, in buona parte perpetuata dall’ultimo presidente Ilvo Diamanti, che ha dovuto, volente o nolente, gestire un consiglio a maggioranza zoniniana, viene data conferma implicita dell’approvazione del nuovo statuto della Roi, già avvenuta senza aver sentito il Comune di Vicenza di fatto destinatario e beneficiario unico con i suoi Musei Civici delle volontà del marchese Giuseppe Roi“.
Infatti in calce alla convocazione stessa “si avvisano i Consiglieri che, qualora dovesse essere costituito a sensi degli articoli 6 e 7 dello statuto, e quindi anche parzialmente, il nuovo Consiglio di Amministrazione, si procederà al passaggio delle consegne dopo l’approvazione del punto 2 all’Ordine del Giorno“.
Quindi, anticipavamo dagli Usa in cui ancora siamo ma da dove mai abbiamo perso di vista le vicende vicentine, dopo il punto 2, che prevede la rituale Approvazione del verbale della riunione precedente, quella del 19 giugno 2018, “si discuterà, col nuovo cda nominato per tre quinti da Accademia Olimpica, Fai e Diocesi di Vicenza, enti mai indicati dal marchese, e completato dal nuovo vero rappresentante dei Musei Civici dopo l’uscita di Villa e da un possibile quinto membro scelto dagli altri quattro ma che la Regione, che controlla le fondazioni, vorrebbe sia un esperto di gestione patrominiale. Se per Fai e Diocesi di Vicenza si sa già della possibile conferma di due membri “messi” nel cda da Gianni Zonin e di certo in continuità con l’oscuro passato, cioè Giovanna Rossi di Schio e Mons. Francesco Gasparini, per il Comune non sarà più Villa mentre l’Accademia Olimpica non avrebbe ancora dato il suo nome“.
Alle perplessità generali, non poche, sullo statuto e sulla sua genesi poco esemplare, di cui parleremo anche in fondo a questa nota, premettevamo quella, pratica, che nasce dal punto 4 all’odg del 30 luglio (“Invio Istanza alla Regione Veneto per la richiesta preventiva dell?assenso ad attivare l?azione di esponsabilità ex art. 25, 3° comma c.c.“), perché su “questa azione di responsabilità, per tutti intesa contro Zonin” che, secondo non solo noi ma anche secondo chiunque valuti legalmente le azioni di un organo collegiale come un cda, andrebbe estesa “ai cda che con lui hanno condiviso le sue fallimentari decisioni” sarebbero chiamati a decidere i relativi passi “anche Giovanna Rossi di Schio e Monsignor Francesco Gasparini, se questi ultimi due saranno ancora nelle stanze in buona parte svuotate della fondazione“, che, come noto, erano proprio “nell’ultimo a guida Zonin (con Breganze e la dr.ssa Lombardo), oltre a Giovanni Villa ed Emilio Alberti…“.
Se concludevamo le prime informazioni, da noi riscontrate nel testo del nuovo statuto approvato dalla Regione con almeno “qualche osservazione” e subito da noi proposte pubblicamente, con un appello al nuovo sindaco Francesco Rucco e agli organi competenti (“se ci siete, battete un colpo: definitivo!” sulla pulizia in casa Roi), ora entriamo più nel dettaglio su alcuni punti nodali di questo statuto che ci fanno affermare quanto scritto nel titolo: “Ilvo Diamanti completa opera di Gianni Zonin: il vignaiolo espropriò la Fondazione Roi di 30 mln di ?, il politologo toglie a Vicenza la Roi”.
Ebbene l’articolo 6 recita tra l’atro: “La Fondazione è retta da un Consiglio di Amministrazione composto da cinque membri… i cinque membri saranno:
– Il direttore del Museo Civico di Palazzo Chiericati, sia esso il referente storico-artistico della Pinacoteca o il responsabile amministrativo dei Musei Civici, nominato dal competente
Organismo comunale, è membro di diritto…
– un membro designato dal Consiglio dell’Accademia Olimpica di Vicenza tra i propri Accademici della classe di “Diritto, Economia e Amministrazione”;
– un membro designato dal Consiglio di Amministrazione del FAI per una figura di spicco di Vicenza nel mondo della cultura e dell’arte;
– un membro designato dal Vescovo della Diocesi di Vicenza;
– un quinto membro verrà designato dal Consiglio di Amministrazione dopo il suo insediamento…
Il Presidente e il Vice Presidente della Fondazione saranno nominati dai cinque consiglieri neoeletti scegliendo tra i membri designati dall’Accademia Olimpica, dal FAI, dalla Diocesi ed il consigliere designato dai precedenti quattro“.
Ebbene in questi punti dell’articolo 6 notiamo che
1 – il vecchio “direttore pro tempore” che prima aveva diritto, per volontà originaria, diretta ed esplicita del marchese Giuseppe Roi, a stare nel cda è stato sostituito dal più largo “direttore del Museo Civico di Palazzo Chiericati, sia esso il referente storico-artistico della Pinacoteca o il responsabile amministrativo dei Musei Civici” quasi che il cda, con Villa ancora in carica e direttore non certo pro tempore del Chiericati, lo volesse ricomprendere tra i designabili dal Comune di Vicenza
2 – il suddetto “direttore” non può mai essere eletto né presidente nè vice presidente della Fondazione stessa, fatto per noi più incomprensibile visto che il marchese la Fondazione l’ha voluta con “lo scopo di favorire il Museo Civico di Vicenza nel perseguimento delle proprie finalità“. Se non capiamo a che titolo siano assegnatari di un membro nel cda il Fai, di cui è ancora, tra l’altro, vice presidentessa a Vicenza la moglie di Gianni Zonin, Silvana Zuffellato, e l’attuale presidente Giovanna Rossi di Schio, già designata nel vecchio organo dall’ex vignaiolo ed ex presidente di BPVi e Roi in “sostituzione” del suo braccio destro Alvise, e la Diocesi di Vicenza che ha un museo non certo comunale e che lascerebbe al suo posto in cda mons. Francesco Gasparini, anche lui “zoniniano”e per giunta direttore del “museo concorrente”, ebbene perchè il responsabile, a qualunque titolo, del Museo Civico a cui la Fondazione è dedicata non può esserne né presidente né vice? Qualcuno ce lo spieghi tanto più che la possibilità per il rappresenatnte dell’ente beneficiario della Roi di diventarne presidente o vice bloccherebbe ancora di più le tuttora esistenti pulsioni verso elargizioni fuori statuto…
Come potrebbe far intendere la formulazione fortemente ambigua dell’articolo 2 che, se premette che “la Fondazione ha lo scopo di favorire il Museo Civico di Vicenza nel perseguimento delle proprie finalità” (si noti bene che Museo Civico è al singolare anche se in alcuni passaggi successivi diventa Musei Civici, per comprenderne altri, comunque comunali, oltre il “basilare” Museo Civico di palazzo Chiericati), aggiunge, poche righe dopo, estendendo l’ambito delle elargizioni possibili: “La Fondazione, pertanto, potrà finanziare, in tutto o in parte,… nonchè gli allestimenti espositivi di Palazzo Chiericati e delle sedi museali vicentine“.
Insomma, se il chiarissimo Statuto originario steso dal marchese Giuseppe Roi in persona è stato “violentato” con elargizioni a go go, acquisti fallimentari di azioni della Banca Popolare di Vicenza e delle mura dell’ex Cinema Corso, un locale in abbandono, dai cda a guida Zonin, nel cui ultimo, repetita juvant, c’erano con le relative responsabilità, oltre a Giovanni Villa ed Emilio Alberti, anche la Rossi di Schio e il monsignore, quello attuale per le sue “estensioni”, da un lato, e “limitazioni” dall’altro appare a dir poco concepito male (maliziosamente?), anche se magari stilato da fior di consulenti ma, soprattutto, non sembra rispettare le volontà del marchese, tutte e solo pro Chiericati.
E di questo non può che essere chiamato a rispondere chi, Ilvo Diamanti, conclude la sua opera, chiamato ufficialmente da Gianni Mion ma, come in passato abbiamo scritto, indicato dal sistema di Achille Variati, senza aver fatto chiarezza alcuna sul passato che, anzi, ha contribuito, volente o nolente (lo ripetiamo per la parte di rispetto che di lui ci è rimasta), a proiettarlo verso il futuro riducendo ai minimi termini, per giunta, il ruolo e il peso del Comune di Vicenza che della Fondazione tramite il Chericati doveva essere “il beneficiario”.
Qualcuno vada oltre la nostra, ripetuta, denuncia e impedisca quest’ultima profanazione delle volontà del marchese Roi.
Come?
Ad esempio così:
1 – la regione Veneto eserciti le sue sia pur limitate prerogative di controllo e indirizzo specificando in maniera evidente le competenze manageriali che dovrebbero avere almeno alcuni membri del cda chiamati a gestire un patrimonio che oggi, pur se falcidiato da Zonin & c., ammonta a 70 milioni di euro e che, con tutto il rispetto per la Rossi di Schio e per monsignore, altre questioni a aparte, loro non possono avrere
2 – l’Accademia Olimpica e il Comune di Vicenza esercitino tutta la loro moral suasion per modificare l’articolo 2 e l’articolo 6 con i passaggi connessi e, nelle more delle modifiche, indichino loro delegati con esperienze, in questa fase, soparttutto gestionali
3 – per togliere il “pallino” dalle mani del cda ancora in carica che sa di muffa e ceh decadrà solo a nuovo cda insediato, come ad convocazione per il 30 luglio, la diocesi di Vicenza e il Fai nazionale, intanto, prendano una decisione moralmente indiscutibile non esprimendo nel nuovo cda, rispettivamente, monsignor Francesco Gasparini e Giovanna Rossi di Schio ma concordando col Comune e/o con la Regione due nomi, non legati al passato, che consentano di insediare i 4 membri indispensabili a rendere pienamente operativo l’organo di amministarzione della Fondazione Roi per le decisioni ordinarie, per instaurare un0’azione di responsabilità per le precedenti gestioni, per aprire gli archivi segreti e, soprattutto, per le modifiche da apportare all’aborto di statuto oggi in vigore
4 – infine la magistratura inquirente faccia il suo dovere, se già non lo sta facendo, visto che alcuni suoi atti li abbiamo già pubblicati e visto che la polizia giudiziaria le chiedeva l’autorizzazione per ulteriori accertamenti almeno su alcuni aspetti legati a possibili “distrazioni” di beni dalla Roi da parte di Zonin e di Giuseppe Zigliotto.