In seguito alla ricapitalizzazione di 50 milioni di euro completata il 30 novembre 2017 (più che “le banche, ndr) Intesa Sanpaolo è diventata la seconda azionista del disastrato Il Sole 24 Ore, di cui Confindustria di Vicenza Boccia ora detiene il 61.54%%, con il 4,86% del capitale tramite la sua Banca Imi, posseduta interamente. A sottolineare con malcelata preoccupazione la crescente presenza nell’editoria nazionale del mega istituto, sempre più al centro del sistema Italia (a parte la vicenda di BPVi e Veneto Banca acquistate a un euro ricevendo miliardi di cash e garanzie altrettanto miliardario in aggiunta il presidente di Imi Intesa, Gaetano Miccichè, è diventato neopresidente della Lega calcio di Serie A) è proprio il collega de Il Sole Gianni Dragoni sul suo blog.
La banca di Carlo Messina (nella foto al centro tra Vincenzo Boccia e Urbano Cairo), ricorda Dragoni, “estende così la sua presenza nell’editoria, dopo l’operazione Rcs nella quale ha sostenuto Urbano Cairo nella conquista del controllo della società editrice del Corriere della sera e Gazzetta dello sport, che è stata sottratta all’orbita di Mediobanca“.
Qualcuno su Il Fatto, le cui quote di controllo sono in mano ai giornalsiti, si meravigliava di come gran parte della stampa che conta (?) abbia diffuso “la fake news della generosa rinuncia da parte di Intesa alle garanzie dello Stato sui bond BPVi e Veneto Banca, esigibili solo in caso di default della banca di Carlo Messina“.
Dopo aver letto queste poche righe (e tante altre ne andrebbero scritte) il perchè è un po’ più chiaro soprattutto a chi di voi ci segue dove aver già fatto l’esperienza di leggere a Vicenza le “verità” sulla Banca Popolare di Vicenza del quotidiano locale, controllato da Confindustria Vicenza il cui presidente Giuseppe Zigliotto era dal 2003 nel cda di Gianni Zonin, insieme al quale è ora imputato…