“Immuni”, l’App anti Coronavirus. Intervista esclusiva al vicentino Matteo Danieli (Bending Spoons): solo dai sogni non si è… Immuni

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Matteo Danieli, il secondo da sinistra, con i tre amici fondatori di Bending Spoons
Matteo Danieli, il secondo da sinistra, con i tre amici fondatori di Bending Spoons

Siamo stati i primi, con largo vantaggio sugli altri media, a pubblicare a firma del nostro Edoardo Andrein che la App “Immuni” scelta tra altre 300 dal Ministero della sanità e dal governo italiano per aiutarci nel percorso post fase 1 della pandemia Coronavirus  è una App creata dal vicentino Matteo Danieli, da altri due suoi colleghi laureati in Ingegneria a Padova e dalla loro start up Bending Spoons che ha tra i suoi soci illustri, sia pure di minoranza, nomi come Rosso e i figli di Berlusconi.

Oggi Vicenza ha, quindi, un motivo di orgoglio in più per un suo giovane come Danieli che non solo ha successo nel mondo ma che potrà contribuire a contenere se non azzerare i danni del Coronavirus Covid 19 monitorando in sicurezza i possibili portatori del contagio.

Matteo Danieli
Matteo Danieli

Oltre allo spirito da cacciatori di news e, soprattutto, di back stage dietro le news dei nostri collaboratori c’è questa volta per la “scoperta” della mente vicentina dietro Immuni anche un po’ di fortuna personale. Leggete la lunga intervista esclusiva, rigorosamente a distanza, di Matteo Danieli e, oltre a sapere il perché di questa fortuna, soprattutto lo conoscerete di più.

Matteo, scusami se ti dò del tu ma, oltre ad essere vecchio in fondo siamo colleghi… Io ti ho conosciuto al matrimonio di uno dei mei due figli, entrambi tuoi compagni di studi a Padova e ora in Usa per la loro attività professionale. Racconti ai vicentini, ai veneti e agli italiani questa ultima parte del tuo percorso tecnico imprenditoriale che ha anche una grande valenza sociale tanto più che la vostra start up, ha messo a disposizione gratuitamente la vostra App scelta fra altre 300 dal Ministero della sanità

«Lo farei molto volentieri, ma al momento non possiamo rilasciare commenti su Immuni. In attesa di potervi raccontare di più, rispondo volentieri alle altre domande».

È quello che mi interessa di più, a dire il vero, e penso che sia così anche per i nostri lettori, magari molti tuoi coetanei. Tu sei nato a Sossano, hai studiato al Lioy e ti sei laureato a Padova per poi andare a Copenaghen e, quindi, stabilirti con la Bending Spoons a Milano come base operativa, in contro tendenza. Ora hai anche soci finanziatori di grande nome ma non sarà stato tutto facile. Ci racconti il tuo percorso?

«Uno dei momenti più importanti del mio percorso fu quando conobbi Francesco Patarnello, Luca Ferrari e Luca Querella, i colleghi e amici con cui ho fondato Bending Spoons a Copenaghen nel 2013. Ci siamo conosciuti per caso, diventando prima amici, poi coinquilini, infine soci. Siamo molto complementari e ci fidiamo ciecamente gli uni degli altri. Abbiamo costruito un rapporto difficilmente replicabile che è secondo me alla base di quello che siamo riusciti a costruire.

L'aria che tira a... Bending Spoons
L’aria che tira a… Bending Spoons

La nostra prima avventura imprenditoriale a dire il vero iniziò nel 2011 quando, dopo un’infinità di porte sbattute in faccia, riuscimmo a trovare degli investitori che credettero nella nostra prima idea di app. Dopo due anni di lavoro matto e disperatissimo, la startup si dimostrò un completo fallimento, ma invece di demordere decidemmo di riprovarci. Le cose andarono molto meglio con Bending Spoons, ma non mancarono le difficoltà e saliscendi, i momenti in cui sembrava che tutto stesse per finire. Insomma, è stato (e continuerà ad essere) un ?emotional? ?rollercoaster?, come si direbbe in Silicon Valley.

L’anno scorso abbiamo aperto il capitale ad alcuni investitori, molto stimati in Italia e all’estero, che ora possiedono una quota di minoranza dell’azienda, il 5.7%. Detto questo, nel nostro percorso imprenditoriale ci siamo sempre focalizzati sulla sostenibilità, ed è motivo di orgoglio per me e gli altri founder l’essere riusciti a costruire un’azienda da decine di milioni di fatturato, leader nel suo settore, senza mai ricorrere ad aumenti di capitale».

Tutti parliamo di fuga dei cervelli all’estero e anche io, con i miei ragazzi, ne so qualcosa anche se, per le mie esperienze professionali precedenti, all’estero ero spesso di casa. Ma tu sei andato e tornato quindi?

Idee fresche come... l'acqua chez Danieli
Idee fresche come… l’acqua chez Danieli

«Ho vissuto per sette anni in Danimarca, e sono rientrato con i miei soci nel 2014. Se siamo tornati è perché sentivamo di poter dimostrare che fosse possibile costruire una realtà di successo globale in ambito digitale anche in Italia. E sapevamo che se ce l’avessimo fatta, avremmo ispirato tante altre persone come noi a crederci e a provarci. La scommessa che molti consideravano azzardata ci ha ripagati con la possibilità di costruire un team meraviglioso, fatto di talenti stellari e con la soddisfazione di aver convinto molti di loro a stare in Italia o addirittura a rientrare per lavorare con noi. Il bilancio è fortemente positivo insomma, e la ciliegina sulla torta è che ora sono più vicino a famiglia e affetti. La prossima sfida è convincere Emanuele e Lorenzo a rientrare a loro volta :)»

Come vedi l’Italia da fuori e da dentro?

«L’esperienza danese mi ha mostrato un paese civile, organizzato e dove le cose funzionano come dovrebbero. Dove la meritocrazia regna sovrana nel pubblico e nel privato. Mi ha aiutato a mettere le cose in prospettiva. Tornando in Italia poi ho avuto la possibilità di confrontarmi con tanti giovani imprenditori con la voglia di costruire aziende di successo e valori, e sono giunto alla conclusione che tanto del pessimismo che da noi dilaga è auto-inflitto. C’è davvero tanto che si può fare per costruire un Paese migliore, ma sta ai giovani crederci e farlo, magari con progetti imprenditoriali in settori innovativi».

Non spreco troppo altro tuo tempo ma ci tratteggi un po’ qualche tuo progetto futuro, imprenditoriale, tecnico e, perché no, anche umano?

Eppur non si è Immuni... dall lavoro a Bending Spoons
Eppur non si è Immuni… dall lavoro a Bending Spoons

«Il mio futuro imprenditoriale è fortemente legato a Bending Spoons, abbiamo tante idee su prodotti rivoluzionari che vorremmo lanciare, soprattutto nell’ambito del wellness e del montaggio video, ovvero le categorie di servizi nei quali siamo più forti. Insomma il lavoro da fare non manca. Inoltre, mi sento di essere una persona molto fortunata, e vorrei poter trovare modi per aiutare il prossimo che vadano oltre le donazioni e i progetti gratuiti che facciamo. Infine, per toccare l’aspetto umano, ho la fortuna di avere al mio fianco una persona che capisce e rispetta il ruolo che il lavoro ha nella mia vita, e che rende speciale il poco tempo libero che riesco a concedermi».

Che dire a questo grande giovane e ai tanti che, lavorando duramente, potrebbero essere come lui? Io l’ho ringraziato anche per il passaggio sui miei figli che, ad essere sincero, ho detto a Matteo Danieli, vedo bene dove sono perché la sua eccezione, per me che da giornalista fuori dal coro lotto per un’Italia migliore, conferma la regola, anche se Matteo fa bene a provare a dimostrare il contrario e io faccio bene, spero, a denunciare le cose che non vanno.

Non che la Danimarca, gli Usa e altri Paesi in cui hanno successo i nostri giovani siano perfetti, anzi, ma lì vale almeno, come ci ha detto Danieli, il concetto di meritocrazia.
Allora, grazie per l’intervista, Matteo, e di più per quello che fai e come lo fai: da una cosa, ci hai fatto capire, mai bisogna essere “Immuni”: dai sogni.