Impatto Covid sul lavoro: fascia 18-24enni la più penalizzata

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Pandemia e mercato del lavoro
Pandemia e mercato del lavoro

La fascia di età più giovane della forza lavoro, ovvero quella che va tra i 18-24 anni (anche nota come Generazione Z), è stata quella colpita più duramente, sul piano professionale, dall’impatto economico della pandemia da COVID-19. Lo rivela il nuovo studio dell’ADP Research Institute. Sono infatti 2000 i lavoratori italiani intervistati da ADP (multinazionale leader nell’ambito dell’human capital management) nella sua nuova survey “People at Work 2021: A Global Workforce View”, una ricerca che analizza gli atteggiamenti dei dipendenti nei confronti dell’attuale mondo del lavoro e le loro aspettative e speranze future. L’ADP Research Institute ha intervistato 32.471 lavoratori di 17 Paesi tra il 17 novembre e l’11 dicembre 2020, tra cui 2000 in Italia.

L’indagine, a livello mondiale, ha rilevato che circa quattro su cinque 18-24enni (78%) affermano che le loro vite professionali sono state condizionate dalla pandemia, in confronto al 64% di tutti i lavoratori che hanno affermato lo stesso. Quasi due su cinque (39%) hanno riportato di aver perso il lavoro, di essere stati licenziati o di aver sofferto una temporanea sospensione dal loro impiego, laddove il 28% dei lavoratori di tutte le età ha affermato lo stesso. Infatti, la Generazione Z aveva il doppio delle probabilità di sperimentare questi effetti rispetto ai colleghi della fascia di età più avanzata (55+).

L’Italia segue il trend internazionale ma con numeri più bassi. A perdere il lavoro (con licenziamento, non rinnovo contratto o momentaneamente) è stato il 23,5% dei ragazzi di età compresa tra i 18 e 24 anni, la stessa fascia d’età più vulnerabile anche a livello contrattuale. Segue la generazione dei millenials (25-34 anni) con l’11,5%, la fascia 35-44 con il 9%, per poi scemare al 6% e 5% per le fasce più alte.

La Generazione Z più propensa a soffrire professionalmente

Pensando al COVID-19, come sei stato condizionato professionalmente, se lo sei stato?
18-24
25-34
35-44
45-54
55+
Perso il lavoro, licenziato o temporaneamente sospeso dallo stesso impiego
23,5%
11,5%
9%
6%
5%

Marisa Campagnoli, HR Director di ADP Italia, commenta così i dati in un comunicato “La Generazione Z ha affrontato un’enorme quantità di turbolenze professionali proprio all’inizio della carriera. Per molti, gli effetti economici del COVID-19, sono stati un battesimo di fuoco. Tuttavia, in modo incoraggiante e nonostante tutto, i lavoratori più giovani stanno mostrando una reale resilienza e determinazione nell’adattarsi e nel cercare opportunità per costruirsi una solida base professionale.”

Per esempio, la Generazione Z ha dovuto essere più flessibile professionalmente di ogni altra fascia di età nell’affrontare il COVID-19. Uno su quattro circa (27,7%, rispetto al 15,8% della media totale) ha cambiato ruolo o ne ha assunto uno nuovo visto che i datori di lavoro sono stati costretti a adeguare competenze, ruoli e organizzazione stessa del lavoro con l’emergenza in atto. Il 34,7% si è inoltre fatto carico di responsabilità aggiuntive rispetto a una media del 28%.

Sembrano poi essere tra i più ottimisti: il 31% pensa che, il duro periodo affrontato, le nuove sfide, l’adattamento alle circostanze, influiranno positivamente sulla propria carriera nel breve-medio termine (tra i 25-34 siamo al 26%, media 19%) si considerano abili nel trovare un nuovo lavoro il 18% (stesso risultato fascia successiva) contro una media del 15%.

Inoltre, quasi uno su cinque (17%) sta cercando attivamente di assicurare un futuro al proprio lavoro, cambiando ruolo o settore di competenza, mentre solo un lavoratore su sette del totale (14%) lo sta facendo. In questo però è la fascia 25-34 quella più attiva, dove il 18,5% sta cercando un nuovo lavoro. I lavoratori più giovani stanno anche aumentando i loro sforzi a fare rete e a sviluppare i propri contatti dentro le organizzazioni. Alla domanda “che cosa è cambiato dall’inizio della pandemia”, il 12% ha risposto che sta facendo attenzione alla costruzione di nuove relazioni all’interno del luogo di lavoro, la percentuale scende al 7% nella fascia 25-34, al 6% in quella 35-44, al 4 e al 2% in quelle successive (da 45 a 54 e over 55).

Campagnoli dice, “Gli impiegati spesso definiscono la sicurezza del lavoro dalla portata del loro network professionale e dall’abilità nello sfruttare le relazioni. Questo è esattamente ciò che stiamo vedendo fare alla Generazione Z: stanno trovando nuovi modi di crescere. Ciò conta perché la sfortunata realtà è che, entrare nella forza lavoro durante una recessione, può causare grosse perdite di guadagno e può innescare cambiamenti significativi nel mercato del lavoro locale, creando una situazione risolvibile solo dopo diversi anni. Più le persone giovani possono essere proattive, meglio è. La Generazione Z e i Millennials sono tra coloro che hanno cambiato o stanno programmando di cambiare le abitudini di vita come conseguenza del COVID-19. Questo potrebbe avere implicazioni a lungo termine sui lavori svolti dalle persone e su come e dove lavorano”.