Impatto economico del Coronavirus sul Vicentino: negativi tutti gli indicatori, ma tenuta migliore della media regionale

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Camera commercio riunione
Camera commercio riunione

Dopo tante previsioni, arrivano i primi dati reali sull’impatto economico del coronavirus: l’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Vicenza ha elaborato i dati relativi all’andamento del settore manifatturiero nel I trimestre dell’anno, che evidenzia un andamento fortemente negativo di tutti i principali indicatori.

Produzione, fatturato, ordini

In particolare la produzione è diminuita del 6,8% rispetto al trimestre precedente e la variazione del fatturato è solo di poco più contenuta (-5,8%). Ci troviamo di fronte alle peggiori performance registrate dal I trimestre 2009 e non è di grande consolazione osservare che il tessuto produttivo vicentino ha dimostrato una capacità di tenuta migliore della media regionale (-8,1% la produzione veneta).

Anche il flusso degli ordinativi ha segnato una preoccupante, ma purtroppo attesa, battuta d’arresto. Su base congiunturale, gli ordini domestici si sono ridotti del 9,4% mentre le commesse provenienti dall’estero hanno subito una flessione meno pronunciata (- 1,3%).

E in numeri appaiono anche peggiori prendendo come parametro di confronto non il trimestre precedente, ma lo stesso periodo dell’anno precedente, dunque gennaio-marzo 2019: rispetto ad allora, la produzione si è ridotta dell’8,4% e così pure il fatturato è diminuito in misura significativa (-6,1%). Anche la contrazione degli ordinativi è estremamente rilevante: quelli proveniente dall’estero risultano diminuiti del 5,4% e quelli del mercato domestico registrano un calo ancor più consistente (-9,1%).

L’effetto COVID sulla produzione

Al di là degli indicatori tradizionali, l’indagine Veneto Congiuntura è stata anche l’occasione per approfondire gli effetti specifici dell’emergenza COVID sulle imprese manifatturiere. Solo il 5,6% delle imprese vicentine intervistate ha comunicato di non aver subito perdite legate alla pandemia mentre oltre il 75% valuta che non sarà possibile recuperare le perdite registrate entro l’anno. Le imprese hanno comunque reagito alle difficoltà sia modificando le modalità di approvvigionamento (60,2%) sia convertendo in parte la produzione (19,4%) sia modificando i canali di vendita (52,1%); Tuttavia le imprese segnalano enormi difficoltà negli acquisti di materie prime e semilavorati (per il 93,2% degli intervistati) e nelle vendite (per il 98,4%). Gli effetti sull’occupazione sono stati molto significativi, anche se fortunatamente non in termini di licenziamenti, ma di ricorso alla CIG e di riduzione del lavoro temporaneo.

Occupazione e Cassa Integrazione Guadagni

A questo riguardo, a fine marzo l’occupazione nel settore manifatturiero era pari a 145.103 unità, in leggera ascesa rispetto a marzo 2019 (+1,1%), ma su questo dato si sconta il ritardo di comunicazione dei dati INPS al Registro delle Imprese. Ritardo che riguarda anche la disponibilità di dati sulle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG), che per il I trimestre non danno conto ancora l’utilizzo già programmato dell’accesso alla CIG «in deroga» sicché si registra una riduzione rispetto al periodo ottobre-dicembre: da 1,4 milioni a 1,2 milioni di ore (-19,2%). Se tuttavia si guarda ad un orizzonte più vasto e si fa il confronto con il 1° trimestre del 2019, l’incremento è significativo: +57,1%. Tale incremento è riconducibile alla componente ordinaria (CIGO, la più rapida ad essere attivabile) che passa da 572 mila ore a oltre un milione (+81,4%), mentre la componente straordinaria (CIGS) risulta essere in diminuzione ma la sua attivazione comporta procedure più complesse. A Vicenza le ore autorizzate di CIG «in deroga» nel trimestre sono ancora pari a 0, ma, come detto, il massiccio ricorso a questo strumento – già programmato – produrrà effetti statisticamente rilevabili solo in seguito.

Sono già aumentate le chiusure di attività

Nel periodo gennaio-marzo 2020 è risultato in calo anche il numero di imprese iscritte al Registro delle Imprese: il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è di – 860 imprese; la diminuzione è più elevata di quella del 1° trimestre 2019 (-659) e di quella del 1° trimestre 2018 (-525). Le cessazioni nel 1° trimestre registrano anche le “chiusure di fine anno” e quindi sono sempre molto elevate, i saldi sono negativi in tutti i settori e il calo è più sensibile nel commercio, nell’agricoltura e nel manifatturiero. Le aperture delle procedure concorsuali nel 1° trimestre 2020 sono diminuite su base congiunturale: 32 nel 1° trimestre 2020 contro 54 nel 4° trimestre 2019 (-40,7%). Nel confronto con l’analogo periodo del 2019 vi è una sostanziale dimezzamento delle aperture concorsuali (erano state 65 nel 1° trimestre 2019). Nell’ambito di queste procedure, i fallimenti sono stati 28 nel 1° trimestre 2020 e 51 nel 4° trimestre 2019.

Grande incertezza

Anche per il futuro le prospettive risultano all’insegna di una grande incertezza. A fine marzo i giorni di produzione assicurati dagli ordinativi già raccolti erano 39, in forte riduzione rispetto al dato della rilevazione di marzo 2019 (53).

Non stupisce quindi che in questo contesto le aspettative degli imprenditori siano per lo più sfavorevoli: la quota di imprenditori che prefigura un incremento produttivo nel breve periodo passa dal 22,6% al 14,6% (serie destagionalizzate), il valore più basso da quando è iniziata la serie storica.


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