Impegno di Salvini all’Hit Show mantenuto: più facile possedere un’arma da guerra

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L’impegno scritto preso da Matteo Salvini davanti alla lobby delle armi diventa oggi una legge dello Stato. La Gazzetta Ufficiale ha infatti pubblicato il decreto legislativo 104 del 10 agosto 2018 con il quale l’Italia recepisce la direttiva europea 477, e lo fa nel modo più “generoso” – per le lobby – possibile, almeno stando alle proteste che immediatamente si sono levate da parte del fronte anti-armi. Per capire bene il senso di tutta questa vicenda occorre partire dal patto d’onore che Salvini firmò lo scorso 11 febbraio (qui il video esclusivo, ndr), in piena campagna elettorale, all’Hit show di Vicenza. In una saletta riservata della Fiera, l’allora candidato Salvini incontrò i rappresentanti del “Comitato Direttiva 477“.

Non un’associazione come un’altra, ma il punto di riferimento degli interessi di tutti soggetti della filiera delle armi, dal produttore al consumatore, con importanti addentellati confindustriali. Nata nel 2015, il suo principale obbiettivo era proprio quello di monitorare il recepimento delle nuove norme europee sulla circolazione delle armi affinché questo risulti il meno restrittivo possibile.

Durante quell’incontro, Salvini firmò un documento nel quale come rivelato successivamente da Repubblica – si impegnava «sul suo onore» a fare «tutto» il possibile affinché la direttiva armi approvata nel 2017 venga recepita senza introdurre oneri e restrizioni non espressamente previsti dalla stessa ed anzi adeguare la normativa in materia ai criteri minimi previsti dalla direttiva. Nello stesso documento, Salvini si è impegnato anche a «coinvolgere e consultare» il suddetto Comitato ogni qual volta siano in discussioni provvedimenti sulle armi.

Pochi mesi dopo la firma di quel documento, ecco i risultati: 1) L’aumento da 6 a 12 delle armi sportive detenibili 2) L’aumento a 10 per le armi lunghe e a 20 per le armi corte, dei colpi consentiti nei caricatori, oggi limitati rispettivamente a 5 e 15; 3) L’estensione della categoria di “tiratori sportivi”, quelli autorizzati a comprare armi “tipo guerra” come Kalashnikov e Ar 15. Che adesso sarà accessibile non solo agli iscritti alle Federazioni del Coni – ma anche agli iscritti alle sezioni del Tiro a Segno Nazionale, agli appartenenti alle associazioni dilettantistiche affiliate al Coni, nonché agli iscritti ai campi di tiro e ai poligoni privati (che comprendono sia impianti seri sia autentiche bocciofile a mano armata).

«Mi sembra evidente – è il commento di Piergiulio Biatta, presidente dell’osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia che, più che alle esigenze di sicurezza pubblica ma anche alle reali necessità dei veri sportivi, le modifiche introdotte rispondano alle pressioni della lobby delle armi. L’impressione è che il M5S abbia dato carta bianca alla Lega. E che Salvini abbia così cominciato a dar corso a quel patto d’onore».

Particolarmente interessante e articolato il punto di vista di Andrea Gallinari presidente di “Difesa Italia“, già tra i fondatori del Comitato Direttiva 477. «Il decreto italiano recepisce i contenuti e la logica della direttiva europea in maniera del tutto neutra. Il punto, però, è che questa, concepita come misura contro il terrorismo internazionale, di fatto non introduce misure realmente efficaci contro il traffico clandestino delle armi da guerra – soprattutto quelle provenienti dagli arsenali dei paesi dell’est mentre nel suo impianto originale si limitava ad introdurre solo una serie di insensate difficoltà burocratiche agli appassionati e ai produttori di armi, che hanno reagito, organizzandosi e dandosi un peso politico. Credo potenzialmente anche superiore a quello della National rifle association americana. Mi auguro per il futuro una migliore concertazione tra organi legislativi europei e associazioni».

di Marco Mensurati e Fabio Tonacci, da La Repubblica