Un’imposta patrimoniale magari “immobiliare” a fine emergenza Coronavirus: un timore, un’aspettativa o una necessità dopo il… rilancio?

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Case e patrimoniale
Case e patrimoniale

Nelle ultime settimane sono state pubblicate numerose previsioni circa l’impatto del Coronavirus Covid-19 sull’economia italiana. Tra le altre, più o meno ottimistiche, balzano all’occhio le stime della Commissione Europea: contrazione del PIL 2020 del 9,5% e il rapporto debito pubblico su PIL che sale al 159%. Quest’ultimo dato in particolare lascia pensare anche ai meno sospettosi che le stime siano state elaborate in modo da portare a risultati precedentemente determinati. Da notare infatti che il Patto di Stabilità dell’UE indica tra i parametri di riferimento il debito/PIL al 60%. Il Patto è stato sospeso a causa dell’emergenza, ma evidentemente si sta già pensando a quando la sospensione finirà. Un valore superiore al 160% sarebbe psicologicamente impattante, con quel 100% di troppo rispetto all’obiettivo. Non sembra quindi così assurdo pensare che abbiano elaborato le stime proprio per rimanere sotto questo valore, un po’ come al supermercato con i prezzi a 9,99€.

Ma se non si fosse capito, ci stanno facendo così anche un altro un grosso favore. In questo modo ci aiutano a tenere a bada lo spread, che riflette la preoccupazione dei mercati riguardo la sostenibilità del nostro enorme debito pubblico.

E non è tutto qui. Gli analisti di Goldman Sachs stimano che la Banca Centrale Europea abbia acquistato, da metà marzo a metà aprile, circa 30-40 miliardi di titoli di Stato italiani. Corrisponderebbe al 35-45% del totale degli acquisti dell’Eurotower.

Grazie all’effetto di questi interventi, Banca d’Italia conferma che la sostenibilità del debito pubblico «non è alterata». Una volta superata l’emergenza, tuttavia, sarà necessario procedere con «strategie credibili per i conti pubblici e per la crescita dell'economia». Non possiamo continuare a sperare che le istituzioni europee ci finanzino a questi ritmi ancora a lungo.

Oltre alle problematiche riguardanti il crollo del PIL e il pesante debito, elemento che ci penalizza particolarmente in confronto agli altri Paesi, bisogna anche tenere in considerazione la disoccupazione in crescita e la contrazione dei consumi. Questi fattori porteranno ad un crollo delle entrate fiscali nel 2020 stimato in circa 50 miliardi rispetto alle attese, e sembra probabile che la crescita prevista per il 2021 non sarà sufficiente a compensarne l’effetto.

Insomma, la voragine nei conti pubblici diventerà più profonda, e alla fine dell’emergenza bisognerà trovare il modo di cominciare a coprirla, probabilmente con una manovra fiscale.

In questo contesto, è tornato d’attualità il timore (l’aspettativa?) di un’imposta patrimoniale. Evidentemente è ancora vivido il ricordo del prelievo sui conti correnti varato dal governo Amato nel luglio del 1992. La preoccupazione si è manifestata in seguito alla proposta del Partito Democratico di introdurre un’imposta sui redditi, che quindi non sarebbe una vera patrimoniale ma che comunque incide sule fasce di popolazione più benestanti.

A questo proposito, un interessante articolo di un consulente finanziario operante nel Regno Unito propone un’attenta analisi circa le modalità che potrebbero rivelarsi più efficaci in relazione a questo tipo d’imposta.

Grazie ai dati disponibili nel documento Questioni di Economia e Finanza (QEF) n. 470 del novembre 2018 pubblicato sul sito di Banca d'Italia e intitolato “La ricchezza delle famiglie in sintesi: l’Italia e il confronto internazionale”, si può notare che una grossa fetta della ricchezza degli italiani risiede nella componente immobiliare, che ammonta a 6.300 miliardi di euro. Più del 70% della popolazione, infatti, possiede almeno un immobile di proprietà, percentuale decisamente superiore alla media degli altri Paesi.

Quindi l’ipotesi è che l’imposta che più delle altre massimizzerebbe l’efficacia dell’azione del Governo potrebbe essere l’IMU sulla prima casa. Ad oggi è prevista l’esenzione per le prime case ad eccezione delle abitazioni di lusso, ma già diversi mesi fa con la Legge di Bilancio 2020 il Governo aveva mostrato l’intenzione di modificare la regolamentazione per combattere il fenomeno delle finte prime case.

Stiamo però parlando di un futuro non così prossimo. Siamo ancora in attesa dell’attuazione del Decreto Rilancio appena ufficializzato, che tra le altre misure prevede il condono della prima rata dell’IMU per alberghi, pensioni e stabilimenti balneari.

Non è questo il momento di pensare a come sanare il bilancio statale, l’emergenza dal punto di vista economico è appena iniziata e l’attenzione è giustamente rivolta alle imprese, ai lavoratori e a come “rilanciarsi”. Ma alla fine sarà difficile ignorare la fragilità dei conti pubblici e pensare ad una qualche forma di patrimoniale, auspicabilmente su chi ha più possibilità di "contribuire", è più credibile che sognare di sanarli con una sia pur augurabile crescita.

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