Imprese venete, Confartigianato: “Protagoniste della crescita occupazionale nei settori tipici del Made in Italy”

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Imprese venete

L’occupazione, soprattutto dei giovani, va di pari passo con la salute delle imprese venete, in particolare nei settori tipici del Made in Italy. Se ne dice convinto Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto a commento dei dati elaborati dall’ufficio studi della Federazione.

“C’è una buona notizia. L’ultima analisi dei dati annuali sul mercato del lavoro pubblicati nei giorni scorsi da Istat evidenzia, per il Nord Est in particolare, una marcata crescita dell’occupazione dei giovani under30 +9,7% (+8,3% in Italia). Crescita trainata dai giovani occupati diplomati, saliti del 15,7%, ben 6 punti in più. Una situazione positiva che fa “coppia” con altri due dati interessanti: siamo la 1° regione in Italia per % iscritti (anno scolastico 22/23) ad Istituti tecnico professionali 56,8% (in crescita rispetto 21/22) e la seconda per numero di assunzioni previste (2022) di diplomati Istituti tecnico professionali: 335.180 (66,7% del totale). Questa correlazione dimostra quanto sia importante trasmettere, ai giovani ed alle loro famiglie, che il mondo della piccola impresa non è un “panda in via di estinzione” ma è vivo e cerca giovani preparati per offrire loro un lavoro vicino a casa, interessante e con grandi opportunità. Un’alta qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale è infatti un requisito necessario per sostenere l’occupazione dei giovani nei settori tipici del made in Italy e armonizzare domanda e offerta di lavoro.

C’è però anche campanello d’allarme – prosegue Boschetto -. Per il manifatturiero regionale artigiano, motore pulsante della economia del nostro Paese e forte di 30mila400 imprese e 123mila300 addetti, l’istruzione tecnico professionale rappresenta un asset strategico. Le entrate previste dalle imprese con titolo secondario tecnico, qualifica o diploma professionale caratterizzano il 66,7% della domanda ma, è una domanda che resta insoddisfatta nella metà dei casi: 47,5% (nel 2022) e va peggio se si guarda alle figure innovative come quelle green.

Le piccole e medie imprese (MPI) Venete nel loro complesso (quelle sino a 50 dipendenti) hanno previsto nel 2022 ben 303.650 entrate e, nel 42,6% dei casi, è richiesto un livello elevato di competenze green (medio-alto e alto). L’analisi combinata di queste due caratteristiche della domanda di lavoro individua un gruppo di 18 professioni tecnico-produttive (professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, professioni tecniche, operai specializzati e conduttori di impianti e operai addetti a macchinari) per cui è richiesta una elevata attitudine green in oltre il 40% dei casi e dove sono difficili da reperire più della metà delle entrate. In questo gruppo sono previste 45.950 entrate nelle MPI venete, di cui 30.480 difficili da reperire, pari ai due terzi (66,3%)! Nel complesso delle 18 professioni è richiesta una elevata attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale per il 53,8% dei casi, oltre tredici punti in più del 40,6% delle restanti professioni.

Tornando all’artigianato – sottolinea Boschetto -, di fronte agli incredibili avvenimenti degli ultimi 4 anni, tra pandemia, crisi materie prime, crisi energetica e crisi finanziaria, di certo non si è arreso ma ha iniziato a cambiare pelle. Investendo in nuove tecnologie, nella sostenibilità, nell’internazionalizzazione. E, per farlo, cerca competenze adeguate alle nuove sfide. In soli 12 mesi gli addetti sono cresciuti di quasi il 3%.

Nessun pericolo di scomparsa per il nostro mondo quindi – conclude – ma dobbiamo impegnarci tutti su alcune direttrici di lavoro: una programmazione di un’offerta formativa sempre aggiornata che si proietti verso figure professionali richieste dal mercato del lavoro da qui ad almeno 5 anni; l’attuazione del nuovo Sistema di orientamento scolastico e formativo recentemente riformato. Va, inoltre, promosso l’insegnamento delle competenze imprenditoriali, al fine di creare un efficace matching scuola-lavoro. In questo ambito, va rilanciata anche l’alternanza scuola lavoro che, insieme all’apprendistato duale, può portare ad un rinnovato rapporto tra scuola e lavoro. La filiera tecnica professionalizzante vede, infine, nella riforma degli Its varata lo scorso anno, il completamento del percorso, a patto però che i decreti attuativi che dovranno essere adottati riescano a valorizzare alcuni importanti elementi come l’attenzione alle PMI, l’innovazione e la valorizzazione del made in Italy e dell’alto artigianato artistico”.