Meno imprese ma molto più forti, e così il trend resta in crescita: è il quadro di massima che emerge dall’analisi del primo semestre economico per Vicenza e Verona realizzata da CNA in collaborazione con lo studio Sintesi.
Il territorio delle due province registra una contrazione sul numero delle attività presenti, rispetto al 2019, minima a Vicenza (-1,3%, contro la media regionale del -2%) e più marcata a Verona (-2,2%); stringendo la lente sulle sole imprese artigiane il calo nel quadriennio diventa per entrambe più significativo (Vicenza -3,5% e Verona -5,8%, media regionale -4,0%).
Da questo punto di vista l’andamento dei due territori rispecchia una tendenza equamente distribuita sul tessuto produttivo regionale, le cui proiezioni però stanno delineando per il 2024 una crescita leggermente superiore rispetto all’anno precedente (+1,1%), che si prevede possa consolidarsi nel 2025 con un aumento del Pil di 1,3%, in parallelo al lento recupero dei consumi (+0,5%, media nazionale +0,2%).
“Sicuramente – commenta Cinzia Fabris, presidente CNA Veneto Ovest – anche il primo semestre ha confermato una tendenza già vista fino a fine 2023. Il nostro tessuto produttivo, seppur meno folto, è molto più robusto: calano le imprese individuali e le società di persone, mentre sono in sensibile aumento le società di capitali. Un segno dei tempi, come la nostra associazione continua a ribadire: oggi il mercato chiede alle imprese, anche quelle artigiane, di pensare più in grande, non solo di limitarsi a sopravvivere”.
Vicenza
In flessione le imprese fino a 9 dipendenti, ma l’occupazione resta stabile anche nei settori dove il calo di attività è più marcato, a ulteriore conferma del processo di irrobustimento strutturale che interessa un numero crescente di attività. L’export resta trainante rispetto al resto del Veneto (prima provincia con un volume di 5,6 miliardi di euro), in calo però del 5,6% nel primo semestre dell’anno. Positivo il balzo delle presenze turistiche (+2,7%), anche se l’attrattività resta più lenta rispetto alle altre province venete. Significativo il calo dei prestiti alle imprese (-8,1%).
Verona
Il calo nel numero di imprese (-2,2%) è il terzo più marcato in Veneto, e diventa secondo se si considerano solo quelle artigiane (-5,8), anche se Verona resta la seconda provincia più densamente popolata di attività produttive dopo Padova. L’export dimostra una notevole resilienza rispetto al resto del Veneto (prima provincia con un volume di 3,9 miliardi di euro), in calo solo dell’1,6% nel primo semestre dell’anno. Anche qui resta in positivo la presenza di turisti (+5,6%), con una crescita però meno marcata rispetto a Venezia (+12,5%) e due territori “emergenti” rispetto al turismo di massa, come Treviso (+11,1%) e Rovigo (+8,7%). Il territorio scaligero è maglia nera quanto al calo di prestiti alle imprese, che qui arriva al -12,1%.
“La crisi tedesca – osserva Alessandro Leone, direttore generale CNA – ha avuto un impatto significativo sulla nostra economia, considerando che la Germania assorbe il 14% delle nostre esportazioni in settori cruciali, ma tanti osservatori si aspettano un rimbalzo nella seconda parte dell’anno. Decisamente più preoccupante la stretta sui crediti, che congela gli investimenti in particolare delle piccole e medie imprese. Per riprendere la corsa sono necessari interventi strutturali per tutto il reparto, a cominciare dalla riforma dei confidi attualmente in cantiere”.