In bici si muore; dopo Gianfanco Zaltron a quanti altri toccherà?

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Il 14 agosto è toccato a mio fratello, Gianfranco Zaltron, ma quante persone ancora dovranno morire prima che gli amministratori delle città-sindaci e assessori- capiscano che la priorità deve essere il cittadino e la sua sicurezza? Una mobilità sicura e sostenibile è qualcosa che dobbiamo pretendere, qualcosa a cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare. Nella maggior parte dei casi nella nostra città siamo in presenza di piste ciclabili che si interrompono bruscamente lasciando il ciclista in balia di rotatorie e/o strade super trafficate e pericolose. Cosa c’è di viabilità e di strade sicure in tutto questo? In bici si muore.
Serve capire che chi gira in bici sulle strade a fianco delle auto rischia costantemente la vita. Serve cultura e serve rispetto della vita perché con la vita non si scherza e la vita si può spezzare in un attimo falciati da un auto mentre si e’ in sella alla bicicletta 

E molto spesso l’investitore nel momento dell’impatto era impegnato in una conversazione telefonica o stava scrivendo o leggendo un messaggio o era intento a fare altro.

Non accettiamo tutto questo… è una questione di civiltà e di rispetto verso gli altri.

In bici si va a scuola, si va al lavoro, si viaggia nel rispetto dell’ambiente. In bici non si inquina ma chi va in bici va protetto, va tutelato, sono utenti vulnerabili e come tali vanno protetti devono essere messi cioè nelle condizioni di viaggiare in sicurezza. E’ un dovere!

Scarsa sicurezza e pochi percorsi riservati agli “utenti deboli” questa è la situazione in generale in Italia così come a Vicenza.

Cosa aspettano i politici amministratori a rendere le strade più sicure ?

Con quale visione di tutela e di sicurezza dei cittadini sono state studiate e realizzate opere che non garantiscono questa sicurezza?

Quante persone dovranno morire ancora prima che si intervenga con un progetto serio ?

Non accettiamo, pretendiamo maggiore sicurezza per noi e per gli altri.

Liliana Zaltron