In difesa di Andrea Giambruno, incolpevole “gallo cedrone” e “italiano medio”

1134
Giambruno vignetta di Claudio Mellana
Giambruno vignetta di Claudio Mellana

“La colpa d’esser vivo e non poter cambiare”, cantavano Le Orme nella loro celebre hit Uno sguardo verso il cielo. Una colpa, che evidentemente non lo è, che travolge un uomo che in un colpo solo perde sia la fidanzata che il lavoro. “Sono cose della vita”, direbbe Ramazzotti, e quando la vita si fa amara, forse meglio bere un omonimo amaro (calice) per dimenticare. “Fattore S, questa sfiga che non se ne va mai”, aggiungerebbero gli 883.

Va detto subito però che Andrea Giambruno, il giornalista romano che ha perso fidanzata e lavoro in un colpo solo, non ha nessuna colpa. Almeno per quello che ne sappiamo noi, ovviamente. Difficile infatti credere che una storia d’amore che va avanti da 10 anni e ha anche generato una figlia possa finire per un fuorionda di Striscia la notizia.

La colpa di Giambruno

Vittorio Feltri le spara più grosse di Giambruno da anni, e nessuno gli ha mai detto niente, anzi, si è dovuto togliere lui dall’Ordine dei giornalisti, che, forse per via dell’età, ha sempre chiuso occhi e orecchie di fronte alle sue sparate. Non credo, inoltre, che quando Mediaset ha assunto Giambruno pensasse di avere di fronte il nuovo Piero Angela. Quale sarebbe la sua colpa? Essersi dimostrato un po’ burino, un po’ provolone, un po’ volgare? Avere avuto un atteggiamento più simile a quello di un agente immobiliare che di un giornalista? Perché, di cosa parlano gli altri giornalisti televisivi nei fuorionda? Di Heidegger, Strehler e Marcuse?

Vita pubblica e privata

Se essere spacconi (la rima era un’altra) fosse un reato, saremmo quasi tutti in galera. La verità è che Giambruno paga il fatto che la sua non era una fidanzata qualsiasi, bensì la presidente del Consiglio. Per quel che ne sappiamo, la coppia poteva essere in crisi già ai tempi della pesca dell’Esselunga, pubblicità quasi profetica con protagonista una bambina che ha quasi gli stessi anni della figlia di Meloni e Giambruno.

Ingiustamente massacrato

In tedesco c’è un termine che si chiama Schadenfreude e indica il “piacere provocato dalla sfortuna altrui”. Funari direbbe “se uno è stronzo, je devi dì che è stronzo”, ma i tedeschi evidentemente non sono d’accordo. Gli italiani godono delle sfortune di Giambruno perché pensano che le sue gioie fossero immeritate. Pensano per esempio che come giornalista egli sia un raccomandato. Ma siamo veramente sicuri che le testate giornalistiche, cartacee, online o televisive, pullulino di Einstein?

Siamo tutti Giambruno

Da anni il giornalismo televisivo e non solo punta più sulla forma, cioè sul bell’aspetto e la loquacità (nemmeno sulla dizione), che sul contenuto intellettuale. Ecco allora che si sta massacrando un uomo, forse senza qualità, ma anche senza colpe. L’accanimento mediatico è esagerato. Si sa che quando sei un personaggio pubblico, il privato non esiste più, ma così è troppo. Critichiamo la premier per la sua politica, non per la sua vita privata. E se parliamo di Giambruno e riguardiamo il fuorionda incriminato, ci vengono subito in mente il “gallo cedrone” di Verdone e l'”italiano medio” di Maccio Capatonda.

Personaggi creati su una base reale, che rispecchiano quindi molti maschi italiani, che magari non sono sempre così. Ebbene sì, ogni tanto si scherza, si alleggerisce, ogni tanto, come dice Woody Allen, anche le persone intelligenti si comportano da imbecilli, mentre il contrario è impossibile. Qual è quindi il problema? Che Giambruno deve essere irreprensibile in quanto compagno della premier? Non ha fatto niente di discutibile né dal punto di vista morale, né deontologico, né ovviamente legale.

O forse il problema è che da un giornalista ci si aspetta un comportamento più serio? Ma non sono forse diventati noti anche tanti altri fuorionda giornalistici, da Mentana a Fede passando per il veneto Mosconi? Allora, di nuovo, qual è il problema? La meritocrazia? Allora, fuori da ogni ipocrisia, non dobbiamo fare altro che cambiare i criteri di selezione, e da domani far lavorare in tv solo gente laureata con il 110 e lode in Lettere, a cui verrà insegnata la dizione e che verrà periodicamente controllata in base a quanti libri legge e al comportamento che dovrà essere tranquillo, austero e rispettoso.

In copertina: vignetta di Claudio Mellana