Il prof. Giuseppe Gangemi, docente all’Università di Padova di “Metodologia e Tecniche della Ricerca”, non usa mai le parole a caso, e nel sottotitolo troviamo “Guerra Meridionale” e non “Risorgimento”, “vittime militari nascoste nell’Archivio di Stato di Torino” una denuncia vera e propria di un luogo che dovrebbe essere un santuario della memoria: i fedeli soldati del Regno delle Due Sicilie fatti morire di stenti e poi fatti sparire, perfino dalla memoria. Uccisi e cancellati.
E, d’altra parte, già Orwell denunciava “Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato”; e con certi controllori c’è poco da stare allegri, anche nel presente dell’espressione geografica chiamata Italia.
L’autore, Giuseppe Gangemi, individua dieci forme di disuguaglianze imposte e teorizzate, che continuano ad essere imposte ancor oggi dai vincitori, che sventolano il tricolore, che cantano “Fratelli d’Italia” e che parlano sistematicamente di “democrazia, pluralismo, tolleranza, libertà”.
Vediamole insieme:
- “La violenza dei vincitori è legittima e lecita, quella degli sconfitti illegittima e illecita” si affermava durante il processo di contenimento del ribellismo meridionale;
- “I vincitori sono i padroni della vita e delle opportunità degli sconfitti”, basti pensare alla legge Pica…
- “Si deve privare al più presto possibile lo sconfitto della sua volontà autonoma” e qui l’autore cita il dramma dei militari meridionali incorporati “liberamente” nel nuovo esercito italiano
- “Della collera dei vincitori sono responsabili gli sconfitti” regola che viene applicata, appena finita la Guerra Meridionale, per assolvere i carnefici e colpevolizzare le vittime
- “I vincitori vanno sempre difesi” non c’è bisogno di spiegazioni … basti pensare a Garibaldi, Bixio, Cialdini, Negri e tanti altri che troviamo nella nostra toponomastica;
- “Tutto deve essere fatto per evitare che lo sconfitto si accorga di quanto possa smascherare i vincitori” i documenti dei militari che riguardano i briganti meridionali nel periodo 1860-1870 sono almeno 300.000, ma quasi 50.000 vengono distrutti
- “Molto spesso le regole di comportamento di quanti difendono i vincitori, anche contro ogni manifestazione di normale buon senso, derivano dai loro problemi personali” e qui l’autore porta il caso emblematico di Marzo Ezechia Lombroso detto Cesare …
- “Tutte le regole di cui sopra valgono anche per gli eredi dei vincitori e i discendenti degli sconfitti almeno fin quando permangono le conseguenze inaccettabili del conflitto originario” Il Museo del Lombroso che era stato abbandonato viene ripreso e ripristinato in tutto il suo splendore, con fondi pubblici, dall’Università di Torino
- “Quando i vincitori hanno distinto, una volta per tutte, ciò che è vero da ciò che è falso, i sentimenti di rifiuto della distinzione provenienti da sconfitti o discendenti, formulati su una negazione di ciò che la vittoria ha fissato come giusto o ingiusto, rappresentano un pericolo per i vincitori” e qui l’autore porta ad esempio lo stupore di Alessandro Barbero, storico acclamato dai più, che a proposito del volume Terroni di Pino Aprile, parla di un libro che “incredibilmente è stato pubblicato da un editore di rilevanza nazionale come Piemme” evidenziando come i nazionalisti italiani pretendano di avere il controllo del sistema editoriale-accademico (e su questo controllo, potrei raccontare qualcosa anch’io, come modesto studioso veneto …)
- “Per un periodo di tempo che può essere relativamente breve o lungo, in modi che possono essere solo informali o anche formali, le decisioni dei vincitori diventano retroattive quando toccano punti essenziali” E qui l’autore ricorda la decisione “illogica” (il prof. Gangemi è sempre un signore, anche quando servirebbero aggettivi più coloriti) di chiamare Vittorio Emanuele, primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II re d’Italia. I miei pochi lettori sanno da quanto tempo anch’io tenti disperatamente di far presente questa assurdità, ma con pochi risultati, per la verità …
In conclusione un volume imperdibile, che con grande precisione e professionalità, ricostruisce la storia dei soldati dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie lasciati morire di stenti, e fatti sparire, in nome del bene supremo, in nome di una artificiosa e artificiale Italia.
Giuseppe Gangemi ha all’attivo molte pubblicazioni, in particolare vorrei ricordare:
“La linea veneta al federalismo”, “La questione federalista. Zanardelli, Cattaneo e i cattolici bresciani”, “Federalisti contro. Da Althusius a Silvio Trentin”, “Stato Carnefice o Uomo Delinquente? La falsa scienza di Cesare Lombroso”, ha curato e tradotto di Silvio Trentin, “La crisi del Diritto e dello Stato” ,
Ettore Beggiato (qui i suoi altri interventi su ViPiu.it)