In viaggio con Zaccuri “nel nome” di Maria

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La madre di Alessandro Zaccuri morì il 28 febbraio 1983, poche settimane dopo che Toto Cutugno aveva presentato a Sanremo una della sue canzoni più famose: L’Italiano: buongiorno Italia, buongiorno Maria! La donna si chiamava Anna, e di secondo nome faceva Maria.

“Nel Nome” (Enne Enne editore, collana CroceVia,163 pgg.) è un libro intimo, profondo, a tratti commovente e drammatico. Un viaggio che vede protagonista il “nome dei nomi”, attraverso riferimenti alla letteratura, al cinema, al teatro, alla poesia, all’architettura, alla Bibbia e ai Vangeli, anche apocrifi. Il filo conduttore è il suono «che, per eccellenza, evoca il mondo degli affetti, della famiglia, un nome che sa di casa» spiega l’autore, raggiunto telefonicamente. Zaccuri lo presenterà il 18 settembre, alle 17.30, alla libreria San Paolo, in contrà Cesare Battisti 7, in centro a Vicenza. «Il mio tentativo – dice -, è di inseguire il nome di Maria in tutti i luoghi in cui è andato ad infilarsi, raccontando episodi della mia vita, senza dimenticare che tutto comincia dai Vangeli». 

La macchina del tempo del giornalista di “Avvenire” ci riporterà negli anni Ottanta con l’immagine, senza volto, di una ragazza protagonista di un cartellone pubblicitario nel centro di Milano, il cui claim recita “Balla maria”; passando dalla Giulietta shakespeariana, incontra la Maria di West Side Story, incrociando Borges, Giotto, Lippo e poi Kurtz e Achab, per arrivare alla Marie di Le Corbusier sulle vetrate della Notre-Dame-du-Haut, a Ronchamp in Francia. Con Zaccuri incontreremo e conosceremo nell’intimo tutte le Marie dei Vangeli delle quali «mi sono fatto gli schemini riassuntivi» confessa l’autore:  Maria di Nazareth, di Betania, di Cleopa, di Magdala. Poi c’è Marta che, nel libro, è quasi una Maria.

“Nel nome” rivela fine conoscenza dei Vangeli e passione per il Medioevo con il quale il giovane Zaccuri si sentiava «a casa». Maria è «un nome segreto»,  «un suono» che in un modo o nell’altro sta nella storia di ciascuno di noi. È nelle nostre preghiere quotidiane ma è anche nei nomi di nonne, zie, bisnonne, battezzate Maria, ma poi – non si sa bene perché – tutti hanno chiamato Livia, Anna, Lina,… Il libro racconta la sofferenza. Oltre a quella dell’autore, c’è quella intima e profondissima del padre di Zaccuri che «lavorava nei pressi di piazza Duomo a Milano, ed entrava ogni mattina in cattedrale». Il dolore è anche quello della madre di Gesù, o di chi lotta contro i sette demoni «come se soffrire non fosse mai abbastanza». «Vi sono due grandi famiglie di scrittori – precisa il giornalista -: chi per scrivere di se stesso deve inventare, chi invece si racconta davvero. Io per carattere apparterrei alla prima categoria, ma ho deciso di essere sincero perché “Nel nome” non è una storia solo mia e della malattia di mia madre, ma di ognuno di noi.  Scriverlo non è stato facile, soprattutto dal punto di vista emotivo; ho fatto i conti con situazioni che non avevo affrontato del tutto. La morte è un orizzonte dell’esistenza, io non mi sento speciale per quello che ho scritto, ho solo preso la parola a nome di tanti».