Inceneritore di Fusina finanziato col Recovery Fund: ira M5S contro Zaia

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Zaia

È passato un po’ in sordina all’interno del maxi-allegato di 460 pagine alla delibera della giunta regionale (n. 1529) del 17 novembre scorso. Ma evidentemente non abbastanza. «Il progetto è in palese, clamorosa contraddizione con le linee di indirizzo che la Ue sta definendo» recita una lettera firmata dall’eurodeputata Sabrina Pignedoli (M5S) e dalla consigliera regionale pentastellata Erika Baldin al ministro dell’Ambiente Sergio Costa. A finire nel mirino è l’inserimento, da parte della Regione, del progetto per il terzo impianto di trattamento dei rifiuti di Ecoprogetto a Fusina tra le opere «indispensabili» da finanziare attraverso le risorse del Recovery fund.recovery planDopo il via libera arrivato in sede di comitato di Valutazione impatto ambientale regionale (a maggio scorso) e l’ottenimento dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) del 19 ottobre, il progetto per la realizzazione della terza linea di termovalorizzazione a Fusina finisce tra le priorità della Regione. Con una delibera portata in giunta dal presidente Luca Zaia, come noto, Palazzo Balbi ha definito le opere strategiche che entreranno nelle trattative con il governo per l’ottenimento di quota parte delle risorse del Recovery fund che l’Italia riceverà dall’Europa. Una maxi ricognizione sugli snodi fondamentali per costruire il Veneto del futuro, articolata in 13 aree tematiche, per complessivi 24,9 miliardi di euro.

Ribattezzato Piano regionale per la ripresa e la resilienza, vede a pagina 454 nell’ambito del capitolo “Rivoluzione verde e transizione ecologica” la realizzazione di un «sistema integrato finalizzato alla gestione della frazione secca dei rifiuti urbani per massimizzarne il recupero dei materiali riciclabili ancora presenti: materiali ferrosi, plastiche ed inerti attraverso un sistema di lettori ottici e processi balistici. Valorizzazione energetica del materiale residuo attraverso un processo di biostabilizzazione per la produzione di combustibile solido secco (Css) e successiva termovalorizzazione. Utilizzo dei cascami termici della termovalorizzazione per l’essicamento fanghi derivanti dal processo di depurazione delle acque reflue civili con successiva valorizzazione energetica in co-combustione con il Css». Nessun ulteriore consumo di suolo, l’«attività è da svolgersi all’interno di un impianto già operativo e di proprietà del soggetto attuatore» viene precisato. Ovvero Ecoprogetto (società del gruppo Veritas), anche se non esiste alcun riferimento diretto alla società in questione. Ma l’estremo della Via regionale parla in modo chiaro: è la terza linea dell’inceneritore da realizzare all’interno del polo integrato di Fusina. L’opera viene classificata dalla Regione come «indispensabile» e quanto ai tempi si precisa che il progetto «è in fase di realizzazione, per stralci, entro il 2026». Costo complessivo stimato, per il quale Palazzo Balbi chiede di accedere alle risorse del Recovery fund, è di 70 milioni di euro.

L’opera, molto contestata, è necessaria per «sostituire l’attività di combustione dei rifiuti attualmente bruciati nella centrale a carbone Palladio di Marghera, dell’Enel, per via della decarbonizzazione stabilita dalla normativa europea» ha sempre sostenuto la Regione. Con lo stop della centrale Palladio, è la posizione, dove finiranno i rifiuti veneziani? Ecoprogetto «avrà stessa capacità di smaltimento, nel veneziano, prima garantita da Enel». Senza entrare nella disputa, perché la Regione chiede risorse per conto di Veritas? Una domanda banale ma per ora senza risposta. Nel frattempo Pignedoli e Baldin interessano il ministro Costa. «Segnaliamo il palese non rispetto della gerarchia di intervento nella gestione dei rifiuti e contraddizione delle nuove linee guida europee da parte della Regione Veneto» scrivono «sull’uso dei fondi – incluso il Recovery fund – che non prevedono il finanziamento di nuovi inceneritori e discariche». Il progetto, continuano Pignedoli e Baldin, «è quello per il bacino Venezia Ambiente e Laguna di Venezia. E la richiesta di finanziamento con i fondi del Recovery in netta contraddizione con le linee guida europee. Le inviamo questa segnalazione affinché informi il ministero dello Sviluppo economico della totale irricevibilità di tale proposta» la conclusione.

Matteo Marian sul Mattino di Padova