“La tecnologia in medicina? Utile anzi, utilissima. Accorcia le distanze, riduce i costi e aumenta le disponibilità. Ma attenzione: non sostituisce il rapporto con il medico e va resa fruibile anche a chi non è “nativo digitale” come noi anziani che siamo poi i maggiori fruitori del servizio sanitario. Auspichiamo che anche in questa direzione venga investito il miliardo di euro messo a disposizione per il capitolo telemedicina. Noi, come al solito, vogliamo essere al fianco dei nostri associati ed è per questo che abbiamo realizzato per loro un decalogo delle attenzioni da avere per una telemedicina utile e di qualità”.
Lo ha affermato Fiorenzo Patro Presidente di ANAP del Veneto, l’associazione dei Pensionati artigiani di Confartigianato Imprese Veneto aprendo oggi a Pedavena l’annuale appuntamento della associazione dedicato appunto alla (tele)medicina del futuro, proposte e prospettive. Appuntamento a cui hanno partecipato Nicola Castellaz – Sindaco di Pedavena, Serenella Bogana – Consigliere Provincia di Belluno, Monica Briani Dirigente Programmazione Sanitaria Regione Veneto, Claudia Scarzanella – Presidente Confartigianato Imprese Belluno e Vicepresidente Confartigianato Imprese Veneto, Giampaolo Palazzi – delegato dal Presidente nazionale Anap e Antinesca De Pol – Presidente Anap di Belluno. Presentata anche un’esperienza concreta da Mauro Fantinel – Unità Operativa complessa di Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria del Prato di Feltre.
Ma quanto vale la spesa in Sanità Digitale? La pandemia ha spinto la diffusione di strumenti digitali nel settore sanitario, accelerandone anche la conoscenza e l’uso da parte di cittadini, medici e strutture sanitarie nelle diverse fasi del percorso di cura. Secondo una recente ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, la spesa per la Sanità Digitale è cresciuta nel 2020 del 5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di 1,5 miliardi di euro, pari all’1,2% della spesa sanitaria pubblica e a circa 25 euro per ogni cittadino. Durante la pandemia è triplicato l’uso della Telemedicina da parte dei medici: la Televisita è passata dal 13% al 39%.
“Scienza, tecnologia e medicina stanno facendo passi da gigante e i vantaggi sono importanti: è migliorata la qualità della nostra vita, viviamo più a lungo, riusciamo a sconfiggere malattie che prima causavano tanti decessi e sofferenze – ha affermato Pastro-. E a questo contribuisce di certo la cosiddetta telemedicina o teleassistenza che, se utilizzata in modo corretto, migliora senz’altro la nostra salute e riduce i costi. Inoltre, rende l’assistenza sanitaria più equa e accessibile. Stiamo infatti velocemente entrando nell’era del monitoraggio e del controllo della salute a distanza. Il Covid ha modificato il nostro rapporto con il medico: la tecnologia può aiutarci a ricevere l’assistenza sanitaria e le migliori cure possibili anche senza doverci recare in ospedale. La “Telemedicina” offre un grande vantaggio soprattutto a coloro che vivono in comuni lontani dagli ospedali. Già ora si possono fare esami cardiovascolari e avere referti in diretta attraverso apparecchiature in collegamento con gli specialisti che visitano a distanza”.
“La telemedicina – ha detto Monica Briani Dirigente Programmazione Sanitaria Regione Veneto– è salita alla ribalta nel 2020 come risposta alla pandemia da COVID-19. In realtà, già il Piano Socio Sanitario Regionale 2019-2023 (LR48/2018) aveva disposto l’attivazione e l’implementazione dei servizi di telemedicina e si è ulteriormente concretizzato con la DGR n. 568 del 5 maggio 2020: “Attivazione dei servizi di assistenza a distanza: Telemedicina”. Con il PNRR viene dato maggior impulso alla realizzazione di questa realtà digitale proprio per contribuire a ridurre gli attuali divari geografici e territoriali nell’accessibilità ai servizi socio-sanitari; garantire una migliore “esperienza di cura” per gli assistiti; migliorare l’efficacia e l’efficienza dei sistemi sanitari regionali tramite la promozione dell’assistenza domiciliare e di protocolli di monitoraggio da remoto. La Regione del Veneto intende pertanto dotarsi di una soluzione che garantisca la fruizione dei servizi sanitari senza che il paziente o l’assistito debba necessariamente recarsi presso le strutture sanitarie; che contribuisca a prevenire e controllare le patologie di maggior impatto sulla salute delle persone; che renda accessibili i servizi diagnostici e garantisca continuità assistenziale; che rafforzi le strutture e i servizi sanitari di prossimità e i servizi domiciliari. In Veneto sono già attive alcune realtà, quali la Teleriabilitazione coordinata dalla Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova; i servizi di Telemedicina per pazienti affetti da Sclerosi Multipla; i Servizi di telemedicina nell’ambito dell’Assistenza Sanitaria primaria nel territorio dell’Ulss 7 Pedemontana e il progetto di Informazione e alfabetizzazione sanitaria per cittadini e professionisti (Progetto Ippocrate) presso l’Azienda Ospedaliera Università Integrata di Verona. È comunque da tener presente che la telemedicina deve essere intesa come forma di assistenza e cura complementare rispetto alle forme tradizionali di fruizione dei servizi sanitari”.
“Serve infatti molta attenzione –ha aggiunto il Cav. Raffaele Zordanazzo Vice Presidente Anap Veneto-. Questi servizi non sostituiscono il rapporto con il medico, ma possono aiutare ad avere una diagnosi precoce migliorando gli accessi ad ambulatori e ospedali. Offrono in definitiva visite a distanza e monitoraggio delle nostre condizioni di salute in tempo reale. Tuttavia, -ha concluso- non siamo “nativi digitali”. Per questo, proponiamo alcune “attenzioni” da considerare nell’applicazione di queste tecnologie: è il nostro contributo per facilitare la vita degli anziani e di tutti”.
Presentata anche un’esperienza concreta da Mauro Fantinel – Unità Operativa complessa di Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria del Prato di Feltre: “Il controllo in remoto dei dispositivi cardiaci impiantabili (pace maker, defibrillatori, registratori sottocutanei) consente di ottenere le stesse informazioni che si avrebbero ad un controllo ambulatoriale tradizionale. L’impostazione del sistema di trasmissione dei dati è strutturata in maniera tale che se si riscontrassero delle alterazioni del funzionamento del dispositivo o modificazioni significative di alcuni parametri come la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, il livello di attività fisica, queste vengono comunicate al centro cardiologico di riferimento. Tale tecnologia consente di intervenire in tempi rapidi e comunque sempre prima di un controllo programmato in ambulatorio. L’intervento rapido consente una diminuzione del numero dei ricoveri e un aumento della sopravvivenza dei pazienti. Questa prestazione è stata riconosciuta dalla Regione Veneto con una delibera di giunta dell’aprile 2019 consentendo a tutte le cardiologie del Veneto di organizzarsi per la gestione in remoto dei controlli dei dispositivi cardiaci. Per la corretta rendicontazione dell’attività svolta è fondamentale che la prestazione venga generata da una impegnativa e che abbia una risposta archiviata sul fascicolo sanitario elettronico del singolo paziente. La limitazione agli accessi ospedalieri determinata dall’arrivo dell’epidemia da Covid 19, ha determinato una accelerazione dei controlli in remoto. Il sistema risulta ben accettato dai Pazienti consentendo loro di non muoversi da casa pur avendo un controllo totale del dispositivo impiantato. E’ comunque sempre da chiarire che non si tratta di un sistema di emergenza per la quale è sempre indicata la chiamata al 118”.
Decalogo
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- Siamo consapevoli che la telemedicina non è una panacea: non è possibile fare qualsiasi tipo di visita da remoto.
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- Chiediamo che la tecnologia utilizzata sia facile, amichevole, utile, veloce: per noi assistiti e anche per gli operatori sanitari.
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- Chiediamo di essere formati e informati sull’utilizzo delle tecnologie, tenendo conto che non tutti hanno conoscenze tecnologiche e digitali. E’ importante che siano formati anche i caregiver e i familiari.
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- Suggeriamo che nella creazione di tecnologie siano coinvolti assistiti con minori conoscenze tecnologiche per capirne bisogni risolvendo preventivamente possibili problemi di utilizzo. La migliore progettazione va fatta insieme al destinatario.
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- Chiediamo che la telemedicina non escluda la relazione medico-assistito, ma la migliori. Non può esserci buona telemedicina senza un buon rapporto con l’operatore sanitario.
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- Chiediamo che il collegamento avvenga comunque in tempo reale e consenta di vedere il paziente e interagire con esso avvalendosi del supporto del caregiver.
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- Chiediamo che tutti gli esami diagnostici (referti e cartelle cliniche) siano condivisibili on-line tra gli operatori sanitari, nel rispetto delle norme a tutela del trattamento dei dati personali (privacy).
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- Chiediamo che la telemedicina ci aiuti quando facciamo fatica a muoverci, riduca il disagio che comporta lo spostamento fisico per sostenere la visita.
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- Chiediamo che permetta una riabilitazione più intensiva delle patologie (soprattutto quelle croniche) nel processo di cura.
- Chiediamo che possa agevolare l’interazione di diversi specialisti su un unico caso, indipendentemente dalla struttura o paese in cui operano.