Il Domani, in edicola oggi 28 agosto, apre in copertina a quasi tutta pagina col titolo “Senatori e ’ndranghetisti. Ecco il Veneto fascioleghista” e col sommario “L’ex parlamentare Filippi accusato di aver intimidito un giornalista a colpi di pistola. Gli appalti all’Arena di Verona e i rapporti tra clan e politica. I pm indagano sul nord-est”.
L’inchiesta a firma di Vittorio Malagutti e Giovanni Tizian, in cui viene citato anche Flavio Tosi, ex Lega ora con Forza Italia, a pagina 2 propone occhiello, titolo e sommario così composti: “Il caso dell’ex senatore leghista Filippi e il sistema criminale nella regione. Appalti, ’ndrangheta e spari. È il Veneto dei fascioleghisti. I lavori dalla fondazione Arena di Verona a imprese collegate alle cosche. Il pentito: «Spinte dalla politica». L’antimafia indaga sul sistema criminale in cui imprenditori e manager legati ai sovranisti si servono del clan. Gli industriali legati al potere chiedono alla mafia servizi vari: dalle minacce a chi li ostacola al recupero crediti”.
Il caso di Alberto Filippi, su cui l’ex senatore e imprenditore preferisce mantenere il silenzio con la stampa («Abbiamo deciso di parlare direttamente con il magistrato e non rilasciamo nessun tipo di dichiarazioni» scrive sul suo sito l’avvocato Cesare Dal Maso facendo riferimento alla facoltà concessa dalla legge al suo assistito entro 20 giorni dalla notifica dell’avviso di chiusura delle indagini, firmato lo scorso 23 giugno dai sostituti procuratori Stefano Buccini e Lucia D’Alessandro) è, ricordiamolo, tuttora solo in fase di indagine, per cui vale la doverosa presunzione di innocenza.
La sua vicenda per gli spari contro l’abitazione dell’ex direttore de Il Giornale di Vicenza Ario Gervasutti, poi a Il Gazzettino, e per un attentato contro un’auto di un’azienda nel settore conciario in Toscana, viene richiamata a pagina 3: “I segnali di una presenza mafiosa in Veneto con epicentro Verona erano visibili da tempo. Se solo la classe dirigente della destra che ha governato da sempre in città li avesse voluti cogliere. Invece sono stati sempre più forti i sospetti che hanno pesato sulle amministrazioni Tosi: l’ex sindaco era stato fotografato in campagna elettorale con uno dei Giardino e nell’inchiesta emiliana era emerso dalle intercettazioni un pranzo nel veronese cui avrebbe partecipato Tosi con un industriale e il braccio destro del boss Grande Aracri. Tosi quest’ultima circostanza l’ha sempre smentita, a dirlo è stato l’uomo del clan intercettato.
Dicevamo dei segnali. Come i cinque colpi di pistola sparati a Padova per intimidire Ario Gervasutti, ex direttore del Giornale di Vicenza, poi passato al Gazzettino: secondo il pentito Mercurio a ordinare la spedizione sarebbe stato l’industriale e ex senatore della Lega nord Alberto Filippi, l’esecutore sarebbe stato invece Santino Mercurio, parente del pentito. Metodo violento che al nord la ‘ndrangheta usa con parsimonia, quando serve.
Per esempio, per recuperare crediti per conto di clienti veneti. O per impedire ai sindacalisti di fare il proprio mestiere in cooperative di noti imprenditori veronesi: è il caso di una grossa cooperativa che ha avuto anche commesse con il comune di Verona e che avrebbe usato gli uomini della cosca per zittire un sindacalista. In pratica la cosca opera come una sorta di società di servizi alle imprese: dalla violenza alla fatturazione.
La ‘ndrangheta nel feudo della Lega e di Fratelli d’Italia lavora così”.
E sempre a pagina 3 compare nello specifico, sempre a firma di Vittorio Malagutti, il “caso Filippi” con i seguenti occhiello, titolo e sommario:
“L’imprenditore indagato. Parabola Filippi tra industria, politica e clan. In Parlamento con la Lega, che lo ha espulso. Poi con Fratelli d’Italia. Per i pm incaricò le cosche di silenziare i suoi ‘nemici’. Una storia che porta alle concerie in Toscana”.