L’avv. prof. Rodolfo Bettiol, coordinatore non senza grandi sforzi e tra notevoli boicottaggi della Cabina di regia al Mef che di fatto ha partorito, con l’assenso della stragrande maggioranza delle associazioni e dei rappresentanti legali delle vittime delle banche, l’articolo 36 del Decreto crescita in cui ha preso finalmente forma, si spera definitiva, il Fondo indennizzo risparmiatori è anche colui che, è storia questa, con Patrizio Miatello ha suggerito ai politici e fin dal 2017 la strada dei fondi dormienti.
Questo è stato all’inizio e alla fine il salvadanaio che è stato spaccato per attingere le risorse con cui dare un senso concreto alla volontà e necessità di lenire il dramma di centinaia di migliaia di persone e micro attività che avevano visto svanire i loro soldi, spesso risparmi di una o più vite, nel vortice delle banche, in primis le due venete: “l’indennizzo è soprattutto un fatto perequativo – dice Bettiol – rispetto all’aver ceduto gli asset buoni delle due banche a Intesa Sanpaolo privando i soci di unj patrimonio su cui rivalersi nel caso di una procedura normale di liquidazione“.
A chi meglio del prof. Rodolfo Bettiol chiedere, quindi, di fare il punto sulla sostanza e sui tempi di attuazione di quell’articolo 36 che, se non ridarà tutto il dovuto, almeno riporterà sulla linea di galleggiamento chi, e sono tanti, troppi, stava affogando nell’oceano delle promesse bloccate spesso da meschini ricatti personali oltre che frenate da una evidente incapacità di affrontare certi problemi con la dovuta competenza?
In attesa che dal 2020, questo anche ci dice Bettiol, arrivino i primi soldi veri, “se non ci saranno problemi”, nelle tasche dei risparmiatori/soci/obbligazionisti delle venete e delle banche risolte ci affidiamo allora alla sua competenza anche per un confronto sereno tra la legge 205 del 2017 e l’articolo 36 del decreto crescita del 2019.
Vedete, ascoltate e valutate se non si è perso del tempo anche se ora, come dice l’avvocato padovano, “l’importante è che si parta!“.