Il premier Conte prende in mano il dossier banche e indennizzi- così inizia l’articolo su Il Sole 24 Ore di Barbara Fiammeri che vi proponiamo. Con una doppia rassicurazione. Ai risparmiatori sul piede di guerra garantisce con emendamenti ad hoc al decreto crescita «la liquidazione diretta o comunque rapida degli indennizzi a tutti», con «soluzioni innovative resistenti al vaglio della Ue».
Alle banche locali assicura invece l’impegno del Governo «a fare il necessario per un loro rafforzamento nel rispetto delle regole e del mercato». Evocando l’uso, all’indomani della sentenza Tercas, di «uno strumento nazionale nella gestione delle crisi di istituti di minori dimensioni». L’avvertimento di Giuseppe Conte a Bruxelles arriva nelle stesse ore in cui, da Washington, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha definito il sistema bancario italiano «tra i più sani d’Europa».
Ma i risparmiatori “truffati” non si accontentano. «È grave che il premier dica “incontro le associazioni e il giorno dopo emano il decreto” per gli indennizzi e non lo faccia, perché due associazioni su 19 non sono d’accordo», attacca Pietro Ferrari, responsabile di Federconsumatori Arezzo. Per questo le associazioni hanno annunciato una protesta davanti a Montecitorio il 19 aprile. Cinque giorni dopo incontreranno la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager.
Il decreto crescita, a questo punto, diventa la cartina di tornasole. E non è da escludere che il Governo decida di varare il testo definitivo nei prossimi giorni, nonostante le due settimane di “pausa” pasquale dei lavori parlamentari che imporranno poi un’accelerazione per la conversione in legge.
Aperti sono anche i giochi sullo «strumento nazionale» citato da Conte per le banche in sofferenza. Sulle popolari «il Governo è vigile e pronto», ha affermato Conte ricevendo ieri in Senato il premio Donato Menichella. Proprio nel giorno in cui a Palazzo Madama la commissione Finanze ha approvato all’unanimità una risoluzione con cui chiede di recepire in un Ddl, senza attendere la legge europea, la direttiva Ue sulla gestione dei crediti deteriorati. In particolare, si cita «il tema del veicolo pubblico» per gestire i crediti ceduti dalle banche consentendo al debitore successivamente «di riacquistare le esposizioni deteriorate a condizione che evitino l’insorgere di problemi di azzardo morale». Tenendo conto dell’impatto sul mercato immobiliare.
L’ipotesi da qualche mese all’esame del ministero dell’Economia è quella di un coinvolgimento di Sga, la società acquisita dal Mef nel 2016, in un fondo compartecipato dalle banche. La sentenza Tercas spalanca infatti le porte al rinnovo degli interventi a sostegno dei piccoli istituti in crisi senza più il rischio di bocciature da parte dell’Antitrust Ue. Un paracadute utile anche per evitare bruschi contraccolpi sul credito alle Pmi.
Ma le tensioni nella maggioranza sul dossier banche restano forti. Nel mirino del M5S c’è sempre il titolare dei conti pubblici. «Grazie all’uomo del Mef si salvano Viola e Profumo. Grazie Tria…», è il commento del presidente in pectore della commissione d’inchiesta, Gianluigi Paragone, con riferimento alla decisione del Tesoro di bocciare la richiesta di fare causa agli ex dirigenti di Mps. Fibrillazioni che stanno prolungando l’impasse sul rinnovo del Direttorio di Bankitalia, dove continua a pesare il veto di Lega e M5S su Alessandra Perrazzelli.