La lettera di un risparmiatore socio delle banche venete soggetto, scrivevamo, per la legge del… FIR, a condanna automatica per “reato di parentela” (“Indennizzi FIR col contagocce agli azzerati dalle banche, nulla a chi ha comprato le azioni ma è parente dei “banker”: l’appello al legislatore“) si concludeva con una richiesta di attenzione/appello «ai nostri “frequentatori”, agli “esperti” ed, eventualmente ai “legislatori”…».
Al pronto intervento dell’onorevole ed avvocato vicentino Pierantonio Zanettin (“Norma illegittima e demagogica”) sono seguite alcune nostre conversazioni con esponenti di tutte le aree politiche vicentini e veneti, che dovrebbero essere tra i più esperti dei molteplici effetti del crac delle due ex Popolari Venete.
Premesso che la legge istitutiva del Fir, Fondo Indennizzo Risparmiatori, fu approvata come parte della legge di bilancio, per cui raccolse i voti dell’allora maggioranza gialloverde, ci stupiamo del silenzio totale degli esponenti del Pd e di Fratelli d’Italia, che in Parlamento sono rappresentati anche con loro eletti in Veneto, ma registriamo con piacere e interesse le opinioni e le “letture” di un pentastellato, il giovane deputato veneziano Alvise Maniero, pragmaticamente in linea con le scelte del suo gruppo ma non totalmente appiattito sulle stesse, e di una leghista, l’on. marosticense Silvia Covolo, che, forte anche della sua esperienza professionale giuridica non contraddice le scelte del suo partito ma, come Zanettin, apre a un’ipotesi di contestazione della legittimità almeno di quel passaggio della legge 145.
“Personalmente – ci dice l’on. Maniero – non ho particolari rilievi in merito alla norma e, visti gli antefatti, condivido la prudenza riguardo al dare rimborsi ai parenti di chi ha rovinato i risparmiatori della banca in cui ricopriva ruoli apicali (con un bell’aiutino dalle folli norme di vigilanza bancaria europee). Ma capisco l’osservazione, giuridicamente sensata, dell’ottimo collega Zanettin sull’automatismo “parentela – colpevolezza” su cui, andrebbe fatta una riflessione tecnica“.
“La ratio della norma– va subito al dunque l’on Covolo – poteva essere quella di evitare che accedessero al fondo eventuali prestanome dei banker. Il legislatore ha operato una sorta di presunzione. Ora vedo difficile emendare una norma vigente, se non viene depositata ex novo una nuova proposta normativa. Rimane la strada del rinvio pregiudiziale alla Corte Costituzionale da parte del giudice ordinario eventualmente investito della questione. Giuridicamente non vedo altri strumenti perché proposte emendative avrebbero dovuto essere avanzate a suo tempo, in sede di esame della legge di bilancio 2019. E di certo non toccava alla maggioranza proporre emendamenti…“.
E a questo punto non si può non fare una domanda: perchè i parenti dei banker, evidentemente discriminati, non hanno instaurato un giudizio con richiesta di incostituzionalità?
Forse, viene facile rispondere, a causa dei costi da affrontare per un procedimento complesso.
Costi difficili da sostenere da soli, visto che poi l’indennizzo massimo che si potrebbe ottenere è il 30% del danno subito, ma forse affrontabili se si riscoprisse il valore delle azioni di gruppo…