Indennizzi ai risparmiatori? Intanto giochi e tabacchi a Villarosa e Bitonci, banche a Tria e… talk show a Paragone

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Andrea Arman con Gianluigi Paragone per i
Andrea Arman con Gianluigi Paragone

È tristemente noto ai risparmiatori vittime di Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Etruria, Carife, Banca Marche e CariChieti che le varie versioni del decreto per i loro ristori (previsti dalla legge 205(2017 da dotare di maggiori risorse ma approvati dalla UE) o indennizzi (con un fondo di 1,575 miliardi ma non erogabili in quanto la legge 145/2018 è ad oggi bocciata dalla Commissione Europea e andrà rifatta) sono state scritte da Bitonci, poco, Villarosa, di più anche se sotto dettatura di Arman e con la claque di Ugone.

Quelle versioni di norme per gli indennizzi, prima e dopo il 9 febbraio, il giorno che diventerà quello della festa degli allocchi chiamati a applaudire a Vicenza Di Maio e Salvini che non stanno rispettando i propri impegni elettorali, sono state costantemente pubblicizzate, prima dei mille vari e dopo i mille e uno ritorni in porto per riparazioni, da Gianluigi Paragone.

L’ex direttore de La Padania e ora senatore M5S in linea col matrimonio gialloverde contra naturam (se per natura non si intende la propensione di tutti a inebriarsi del potere) aspira a presiedere la seconda commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche neanche fosse uno dei suoi, delundenti, talk show in Rai e a La7 e anche se sarebbe più utile e doveroso rendere pubblici, da politico e giornalista visto che lui è entrambe le cose, gli atti secretati della prima con un provvedimento di Conte per sapere almeno quanto i precedenti commissari già sanno e i cittadini no.

E allora Paragone un giorno sì e l’altro pure promette, applaude, si incazza e minaccia financo di non accettare la presidenza (siamo tutti terrorizzati!) della seconda commissione, inutile finché non si conosceranno i documenti della prima, se Tria non sarà capace di scrivere i decreti per gli indennizzi di cui alla legge 145 molto probabilmente da riscrivere.

Eppure anche lui dovrebbe sapere che gli errori sono a monte e, anche se i pentastellati fossero cascati nell’ennesimo tranello dei (dobbiamo dirlo) furbi leghisti sbagliando le cose facili (Bitonci le aveva suggerite col suo articolo 38 della prima versione della legge di bilancio in cui le erogazioni del dovuto alle vittime avrebbero rispettato le regole europee pur venendo incontro ai soci delle banche), questo non lo esimerebbe dal dovere di non prendersela con Tria ma con chi, Villarosa per conto di Arman e Di Maio, ha voluto stilare una legge per gli indennizzi non populista ma insulsa e ora da riscrivere.

A scanso di ulteriori equivoci, quindi, visto che lo smart Massimo Bitonci e, soprattutto, l’ingenuo Alessio Villarosa hanno sempre parlato e convocato mari e monti pur non avendo alcuna delega (quella alle banche, per intenderci) per farlo e lamentandosi di ciò, Giovanni Tria a quasi un anno dalla sua designazione come ministro dell’economia e, forse, dopo aver valutato le attitudini dei suoi due apprendisti vice ministri (Laura Castelli per M5S e Massimo Garavaglia per la Lega) e dei suoi due solerti sottosegretari Villarosa e Bitonci avrebbe finalmente assegnato parte delle sue deleghe, come si legge su Il Fatto Quotidiano di oggi.

A Villarosa andrà la delega ai giochi, mentre il comparto tabacchi, un altro settore relativo a Dogane e Monopoli, sarà di competenza di Bitonci.

Insomma mentre i due sottosegretari regolamenteranno, per una sorta di legge del contrappasso, i soldi che vanno in fumo per le scommesse e per il tabagismo, lui, Tria, si terrà le deleghe per Cassa depositi e prestiti, strategica per gli investimenti, e il dossier sulle banche.

Tra come l’hanno gestito finora, avrà pensato l’apparentemente mite ministro, e come ci metterà qualche toppa direttamente lui per non giocarsi e fumarsi i soldi disponibili per i risparmiatori, quelli veramente truffati, non ci sarà… Paragone.