Industria 4.0, da ConfArt Vicenza un innovation manager per la trasformazione digitale delle imprese

478
Industria 4.0 produzione industriale crisi industriali

Industria 4.0: il passaggio a imprese sempre più digitali è cruciale nell’economia di oggi. per questo motivo Il Digital Innovation Hub di Confartigianato Vicenza propone un servizio  per trasformare digitalmente l’impresa manifatturiera e passare dalla logica dell’adempimento, e dell’incentivo, a una visione strategica.

“Se dovessimo individuare delle priorità, possiamo affermare di aver riscontrato, specie nelle piccolissime imprese, la difficoltà di portare avanti i percorsi di messa in connessione dei macchinari 4.0. Da quando, infatti, il concetto di Industria 4.0 si è fatto spazio all’interno delle agende politiche e nei piani industriali delle imprese italiane, tanti sforzi sono stati compiuti per traghettare il sistema produttivo, sociale ed economico verso un modello che ponesse la trasformazione digitale quale elemento centrale del cambiamento, qualche volta con buoni risultati altre con qualche difficoltà”.

Sono questi i presupposti, illustrati dal presidente della categoria ICT di Confartigianato Imprese Vicenza, CVellerristian Veller, da cui è partito il Digital Innovation Hub dell’Associazione per attivare e proporre alle imprese un nuovo servizio di assistenza all’integrazione 4.0.

In pratica, attraverso il supporto di un innovation manager certificato messo a disposizione dal DIH Vicenza, le imprese saranno seguite per la completa trasformazione digitale dei processi aziendali, sfruttando strumenti commisurati alle loro esigenze e alle loro potenzialità di crescita.

“Al di là del rinnovamento dei macchinari serve, infatti, anche visione strategico di medio-lungo. Il valore dei dati, non tanto la loro acquisizione quanto l’analisi e processamento, rimane ancora oggi un aspetto poco compreso”, aggiunge Veller.

Come constatato, infatti, dall’osservatorio del DIH, se la maggior parte delle PMI hanno saputo cogliere le opportunità date dagli incentivi agli investimenti in nuovi macchinari e impianti digitalizzati, la transizione 4.0 però in pochi casi può ritenersi un processo compiuto.  Le ragioni sono tante, in parte anche i limiti tecnologici o normativi.

Considerato il gap di competenze digitali che interessa una fetta significativa della forza lavoro attuale, soprattutto per motivi anagrafici, è evidente quanto si faccia sentire, specie nelle piccole e piccolissime realtà produttive, la mancanza di una figura che coordini il processo di trasformazione digitale. 

“Pochissime piccole imprese possono permettersi il lusso di poter contare su un proprio innovation manager – spiega Veller- alimentando così un mercato dei consulenti che in alcuni casi, più che avere a cuore l’interesse dell’impresa, indirizzano gli imprenditori verso nuovi e ulteriori acquisti, rimandando ancora una volta le scelte strategiche. E se da una parte gli ITS e i nuovi percorsi formativi universitari potranno tra qualche anno favorire un travaso di nuove competenze, è chiaro che nel breve periodo si pone l’esigenza di individuare figure autorevoli e certificate, che possano accompagnare le PMI e le micro imprese verso un percorso di crescita. Il rischio è quindi che solo alcune realtà accelerino e proseguano in questo rinnovamento mentre altre restino indietro”.