Industria 5.0, Il Sole 24 Ore: “Investimenti fermi, ordini congelati”

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Industria 5.0

Sono passati più di 3 mesi dall’approvazione del decreto Industria 5.0, ma le agevolazioni per le imprese sono ancora bloccate perché mancano i provvedimenti attuativi.

Il Sole 24 Ore, oggi in edicola, dedica due pagine di approfondimento sullo stato delle cose che – in sintesi – non prevede tempi rapidi per lo sblocco dei crediti di imposta che molte imprese aspettano per investire in innovazione ed efficienza energetica. Infatti – viene spiegato -, nonostante il Ministero delle Imprese e del Made in Italy abbia pronto il decreto, i dicasteri di Ambiente ed Economia non hanno ancora dato il via libera.

Lo Stato cerca le coperture economiche e gli investimenti nell’Industria 5.0 sono congelati. Il quotidiano economico, in uno degli articoli di approfondimento riporta la voce dei diretti interessati dai quali emergono cifre importanti di ordini “congelati”, appunto, ma anche la delusione degli stessi imprenditori che si aspettavano tempi diversi dopo che a novembre 2023, il ministro del Made in Italy Adolfo Urso annunciava l’avvio a conclusione della riprogrammazione dei fondi del Pnnr attraverso il capitolo del Repower Eu.

In merito, Luca Orlando scrive su Il Sole: “A distanza di sei mesi da quelle parole, i 6,3 miliardi disponibili restano purtroppo ancora sulla carta, tema richiamato con preoccupazione domenica al Festival dell’Economia di Trento dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini. Allo schema di incentivazione Transizione 5.0, che prevede un credito d’imposta rafforzato per gli investimenti che coniugano digitalizzazione e risparmio energetico, manca infatti ancora l’ultimo miglio, il decreto attuativo con le regole operative di accesso e la piattaforma per poter gestire le richieste.

Anche se una norma ad hoc è intervenuta per fare chiarezza (emendando il Dl 39/2024) e il ministro Urso si è più volte speso rassicurando le imprese sulla “retroattività” delle misure, accettando nel calcolo tutti gli interventi fatti a partire da gennaio, il mercato non si è affatto mosso in questa direzione. Il rischio di incorrere in errori frena le imprese, esito naturale guardando alla differenza tra credito d’imposta “standard” al 20% (quello previsto dal piano 4.0) e il 45%, massimo ottenibile in presenza dei risparmi energetici più rilevanti per investimenti fino a 2,5 milioni, il range dove rientra la massa delle Pmi.

Il risultato è visibile anzitutto nei carnet di ordinativi del settore dei macchinari, che ha visto in molte categorie una caduta verticale della domanda nazionale”. Un andazzo che ha colpito maggiormente settori come macchine utensili, robot, packaging.

I ritardi accumulati nel varo delle norme – prosegue il resoconto de Il Sole – sono in effetti tanto più gravi perché in questo caso non c’è solo un tema di rinvio, ma anche di accorciamento della finestra di utilizzo, non potendo contare, a meno di modifiche al momento non prevedibili, su alcuna estensione successiva. La scadenza è il 31 dicembre 2025: entro quella data i beni di investimento non dovranno essere stati solo ordinati ma anche consegnati e installati. E anche ammettendo di aver già completato la progettazione, tenendo conto di un ciclo di attraversamento che può richiedere anche 6-9 mesi, il rischio di perdere parte dei 6,3 miliardi stanziati aumenta in modo significativo con il passare dei giorni“.

Fonte: Il Sole 24 Ore