Infermiere di famiglia o di comunità, al via la formazione, per potenziare la presa in carico delle persone in situazione di fragilità

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infermiere di famiglia o di comunità in Veneto

Ha preso il via nelle Ulss del Veneto la formazione dedicata all’istituzione dell’infermiere di famiglia o di comunità (IFoC), la nuova figura professionale istituita dalla Regione per rafforzare i servizi infermieristici e per potenziare la presa in carico sul territorio delle le persone in situazione di fragilità, per esempio con malattie croniche, disabilità, disturbi mentali, dipendenze patologiche, non autosufficienti, con bisogni di cure palliative o di terapie del dolore.

Il personale sarà impiegato nei servizi di infermieristica o di Comunità che prenderanno forma nelle nuove Case di Comunità, previste dalla Missione 6 Salute del PNRR.

L’attività di formazione, a cura di Fondazione Scuola di Sanità Pubblica, con il supporto del Comitato Tecnico Scientifico, riguarderà: 100 infermieri con incarico di funzione organizzativa/coordinamento e dirigenti delle professioni sanitarie; 115 infermieri referenti per la formazione sul campo; circa 1800 infermieri (compresi gli infermieri delle forme organizzative/aggregative della medicina generale). Sono previste 100 ore di teoria, svolte a distanza, e 100 ore di applicazione delle nuove conoscenze sul campo, con l’obiettivo di preparare i nuovi professionisti in modo che abbiano un elevato grado di conoscenza del sistema della Rete dei servizi sanitari e sociali, capace di offrire una risposta sinergica ed efficace alle necessità dei cittadini e della comunità.

Un servizio importante, considerando che con l’aumentare dell’età della popolazione aumentano anche i problemi di salute, con frequenti condizioni di cronicità e comorbilità, ovvero persone con più di una malattia, che non necessitano di ricovero ma hanno bisogno di poter contare su una costante assistenza professionale. Spiega infatti l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin: “Le nuove figure professionali che stiamo formando si occuperanno della gestione dei bisogni di assistenza legati alla cronicità semplice e alla fragilità, al mantenimento di stili di vita adeguati e alla promozione dell’autocura. Interverranno autonomamente o su segnalazione di operatori sociali, delle associazioni di volontariato, delle forze dell’ordine. Effettueranno monitoraggi e iniziative di promozione della salute, in sinergia con i medici di medicina generale o gli specialisti, anche attraverso la teleassistenza e la teleconsulenza.”

L’infermiere di famiglia o di comunità, si augura l’assessore Lanzarin, sarà danque una figura chiave: “Ci aspettiamo molteplici risultati: un miglioramento della qualità di vita delle persone assistite attraverso il controllo della propria salute e la conseguente riduzione delle condizioni di rischio; una diminuzione del ricorso al pronto soccorso; un incremento della partecipazione dell’utenza ai programmi di screening e alle campagne vaccinali proposte”.