Infermieri Vicenza: Opi mette al centro carenze di personale e aggressioni

375
infermieri vicenza

Infermieri in provincia di Vicenza: carenze di personale e aggressioni sono i temi principali da affrontare immediatamente. È quanto emerso nel corso della conferenza stampa tenuta per la chiusura del mandato 2021-2024 dal presidente uscente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Vicenza, Federico Pegoraro, e dal vicepresidente Stefano Bigarella.

Con le elezioni già convocate presso la sede di Opi Vicenza in viale Trieste, domenica 20, lunedì 21 e martedì 22 ottobre 2024, i due hanno annunciato di essere ricandidati come consiglieri nella Lista unica ma anche l’indisponibilità a ricandidarsi alla guida dell’Ordine, 6.200 iscritti tra infermieri e infermieri pediatrici.

In chiusura dell’attuale mandato Pegoraro e Bigarella, hanno voluto mettere l’accento su alcune delle più importanti questioni, alcune delle quali si trascinano da tempo, altre, invece, emerse in questi ultimi anni.

La mancanza di infermieri e la carenza di iscrizioni ai corsi di laurea

“Secondo i dati Ocse – ha detto Pegoraro – siamo tra i Paesi europei con il minor rapporto infermiere ogni 1.000 abitanti. Se fossimo in media Ocse nella sola provincia di Vicenza, con oltre 850 mila abitanti, dovrebbero essere presenti almeno 7.800 infermieri, a fronte dei poco più dei 6.000 attuali.

Una carenza, quindi di quasi 2 mila infermieri, con una situazione che va peggiorando di anno in anno. Basti pensare che su 138 assunzioni deliberate dall’Ulss 8 nello scorso settembre, a seguito di un bando di Azienda zero, si sono presentati solo in 60. Stiamo parlando di assunzioni a tempo indeterminato. Per contro assistiamo ad un sempre crescente fenomeno di dimissioni dal settore pubblico, in favore di quello privato, oppure di pensionamenti. Questa carenza ben si sposa, contrariamente ad alcuni anni fa, con quella di iscrizioni ai corsi di laurea. Quelle al primo anno del corso di laurea di Vicenza sono state un’ottantina su 120 posti disponibili e almeno il 30% degli iscritti storicamente non giungono al termine del ciclo di studi.

Dal mio primo mandato – ha aggiunto il presidente uscente – siamo passati dall’ossessiva ricerca di infermieri docenti per i corsi, sempre overbooking, alle campagne di sensibilizzazione nelle scuole per cercare nuove iscrizioni. In quest’ultimo biennio, anche nelle nostre due sedi di formazione di Vicenza e Schio, come detto, non si è riusciti ad avere tanti iscritti quanti i posti disponibili. Le cause sono molteplici, alcune endogene al sistema, tra le quali non aiuta di certo l’entità dello stipendio e altre condivise con tanti altri settori lavorativi. Oggi i giovani cercano il miglior equilibrio lavoro/vita privata, a favore del proprio benessere: tempo libero, niente lavoro durante i week end, o di notte; la nostra è comunque una professione usurante, anche mentalmente, per definizione, perché ci mette in contatto con il dolore e la morte con un forte elemento relazionale nella cura dell’assistito”.

Le violenze nei confronti dei sanitari

“Si tratta di un argomento che travalica i confini della professione – è stato aggiunto – e investe l’intera società italiana, coinvolgendo altre categorie professionali oltre alla nostra: penso ad esempio a quella degli insegnanti che, per ragioni ovviamente diverse, subiscono violenze verbali e fisiche, sia dagli studenti, sia dai genitori. Dimenticato ormai il periodo Covid in cui eravamo Angeli, oggi subiamo aggressioni, verbali e fisiche, sia dai pazienti quanto dai loro accompagnatori, che siano parenti o meno. In realtà siamo due volte vittime: da un lato di un sistema sanitario pubblico, che com’è a tutti noto, vive un periodo non felice, in concomitanza peraltro con la fuoriuscita, volontaria o per motivi pensionistici di numerosi operatori sanitari, il che, unitamente ad altre problematiche, espone ad una serie di inevitabili disservizi; dall’altro, vittime ancora di una società in cui l’idea di cura si è trasformata in idea di guarigione.

I dati sono allarmanti: nel 2023 in tutto il Veneto sono stati segnalati 2.229 casi di aggressione, contro gli 800 denunciati nel 2022; per la provincia di Vicenza sono già oltre 200 da inizio 2024 nella sola ULSS 7 Pedemontana, e la professione infermieristica è colpita 3 volte di più di tutte le altre professioni e tra gli infermieri sono le donne a subire più aggressioni.

Il ricorso alle forze armate e ai vigilantes nei Pronto soccorso è sicuramente una misura che in qualche modo può arginare la malattia ma non è sicuramente la cura per questo tipo di problematica che ha radici al di fuori del mondo della sanità, ma che ci ha comunque costretti in passato ad effettuare campagne nazioni e locali, realizzate e pagate anche dal nostro Ordine per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo tema”.

Gli ultimi sviluppi inerenti alla nascita della nuova figura professionale dell’Assistente Infermiere

“L’Assistente Infermiere – hanno chiarito Peograro e Bigarella – si inserisce all’interno di un percorso intrapreso dalla Federazione Nazionale Ordini Infermieri volto a rispondere alla necessità di stratificare la professione infermieristica dal punto di vista organizzativo ed economico.

Il prerequisito richiesto per accedere al percorso formativo di Assistente Infermiere, previsto in 500 ore di attività teorico-pratica, è la qualifica di OSS in possesso del diploma di maturità, con alcuni punti fermi: la formazione sarà presidiata da infermieri (il coordinatore del corso sarà un laureato magistrale in scienze infermieristiche ed ostetriche); i tutor saranno infermieri e la commissione d’esame sarà costituita con un rappresentante dell’Ordine al suo interno.

Il nuovo contesto organizzativo dei luoghi di cura prevederà quindi, nel prossimo futuro, la presenza di un infermiere laureato magistrale a indirizzo clinico dedicato alla valutazione e gestione del paziente complesso e critico e di un infermiere laureato triennale garante della continuità assistenziale.

L’assistente infermiere sarà a supporto, in via esclusiva, dell’infermiere, mentre l’OSS continuerà ad essere trasversale a tutte le professioni, per assicurare le attività di assistenza di base.

Verrà pertanto assicurata tutta la catena assistenziale, differenziata per livelli di competenza, tale da garantire la massima efficacia e sicurezza nella presa in carico dei cittadini”.