Un nodo da sciogliere per attenuare le diseguaglianza
Il tema del controllo dell’inflazione è entrato prepotentemente anche nel dibattito politico, e il Governo promette nuovi interventi per tutelare i redditi attraverso un adeguamento degli stipendi al caro-vita, fenomeno che riduce il potere d’acquisto dei cittadini.
L’inflazione, mai così alta da 36 anni, riducendo i consumi e, di conseguenza, rallentando l’economia, si attesta al 6,9%, mentre gli adeguamenti automatici salariali avvengono sulla base di un indice che a oggi non tiene conto dei prezzi dei beni energetici importati e che risulta al 3,9%.
In un momento come questo, la deflagrazione del conflitto russo-ucraino ha provocato un vero e proprio shock energetico che si è riverberato istantaneamente sull’inflazione dell’area Euro. Lo scorso aprile, ultimo mese di rilevazione, il contributo dei prezzi di carburante ed elettricità rappresentava il 60% della variazione del livello generale dei prezzi. Tutto ciò si traduce da un lato per le imprese in una situazione di incertezza e discontinuità, che impatta sulla pianificazione, dall’altro sul comportamento del consumatore con un crescente timore relativo all’inflazione e alla tenuta dei propri risparmi, con chiare ripercussioni sulla propensione alle spese e ai consumi.
Del resto, famiglie e imprese non hanno più alcuna dimestichezza con il fenomeno inflattivo, non lo incorporano nelle loro scelte quotidiane. Le generazioni più giovani, poi, non l’hanno praticamente mai conosciuto. Anzi, sono state alle prese con un perverso andamento dei tassi d’interesse zero o negativi.
Ora lo scenario è totalmente ribaltato e l’idea di una copertura totale dei costi dell’inflazione è molto pericolosa. Lo insegna la storia degli anni Settanta: gli interventi di indicizzazione non proteggevano dall’inflazione ma la ricreavano, mentre il Paese diventava via via meno competitivo, più diseguale e alla fine impoverito dalla caduta dei redditi reali.
Oggi l’aggravante è che l’inflazione è importata, ovvero legata anche ai prezzi dell’energia. Si è innestata una crisi esogena e il compito a cui è chiamato il Governo è impedire, nel limite del possibile, che ne innesti una, endogena, che, se non controllata, tenderà a ingigantirsi.
Chi percepisce un reddito fisso (principalmente i lavoratori) vedrà una riduzione maggiore del livello reale delle proprie entrate.
Bisogna anche ricordare che l’inflazione ha un diverso impatto sulle famiglie a seconda del loro livello di reddito. Per esempio, chi appartiene al primo quintile di reddito (i più poveri) ha una spesa per beni energetici in livello percentuale molto più alta di chi si trova all’ultimo quintile (i più ricchi), e quindi, in proporzione, subirà di più l’inflazione.
Occorre trovare soluzioni strutturali e innovative che costringano a ragionare su un orizzonte a medio termine, e soprattutto a dedicare maggiore attenzione alla produttività, senza l’aumento della quale i salari reali non crescono.
Inoltre, un indicatore utile per i rinnovi contrattuali che le parti sociali dovranno necessariamente ridiscutere dovrebbe tenere conto più dei prezzi energetici importati che delle quotazioni sui mercati internazionali e più degli aspetti innovativi che riguardano digitale, sostenibilità, cioè sicurezza e ambiente, e formazione; basti pensare che tutte le previsioni sull’andamento dei prezzi sono state clamorosamente smentite.
Fra gli economisti, si paventa un intervento al rialzo sui tassi di interesse da parte della Bce, ossia attuando una stretta monetaria, ma il pericolo della stagflazione è dietro l’angolo in quanto tale misura potrebbe comportare una riduzione del Pil e di fatto una recessione. Inoltre, non riuscirebbe a fermare l’aumento dei prezzi, dato che esso è dovuto a fattori dal lato dell’offerta e non della domanda.
Esiste poi un’altra possibile soluzione che suppone la possibilità di utilizzare strumenti particolari per limitare l’inflazione, posto che la stessa è collegata soprattutto ad alcuni settori specifici dell’economia in cui spesso sono stati registrati anche aumenti vertiginosi dei profitti. L’idea è di cercare di bloccare l’aumento dei prezzi in quei determinati settori con misure mirate e non generalizzate all’intera economia di pari passo con una tassazione sugli extra-profitti in alcuni settori, come quello energetico, e l’utilizzo del gettito corrispondente per ridurre i prezzi pagati dai consumatori.
È fondamentale, insomma, conoscere e ponderare tutti gli strumenti a disposizione per risolvere una dinamica economica complessa come l’inflazione. Essere pronti significa saper proteggere il Paese e difendere la competitività a livello internazionale.
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Fonte: Inflazione