Istat ha confermato le stime preliminari dell’inflazione di febbraio: +0,9% su base mensile e +5,7% su base annua (1). Il prodotto energetico è quello che determina maggiormente la crescita e, a ricaduta, coinvolge gli altri beni (2).
E’ bene ricordare che questo accade non solo perché i prezzi energetici sono aumentati dagli ultimi mesi dell’anno scorso, ma anche perché da febbraio è in corso una guerra in Europa, di cui è responsabile il principale fornitore del nostro gas, la Russia.
Cosa che ormai sanno tutti, ma i provvedimenti nazionali ed europei al momento si limitano ad alcuni e limitati interventi fiscali per creare meno danno agli utenti: performance di attenzione da parte di governo e legislatore che difficilmente abbiamo conosciuto in passato, ma che di per sé non possono che essere limitate e, soprattutto, di breve durata.
Anche se si dovessero adottare provvedimenti radicali di quasi azzeramento delle componenti fiscali di energia e benzina (che comunque non sono previsti…), si tratterebbe di boccate d’ossigeno in un sistema di respirazione forzata con poche, vetuste ed inefficaci macchine. Vedremo se e come la fantasia di chi ci governa riuscirà a tenerci in vita.
Oltre all’energia, al momento (3) l’altro grande anello debole è la politica agricola.
Le prospettive di ripresa, però, sembrano minate alla base grazie alle politiche perseguite fino ad oggi in entrambi i settori, dove si è dato ascolto (col consenso anche degli elettori – 4) ad un ecologismo anti-produttivista che, in quei pochi progetti che avrebbero comunque potuto ridurre il danno (energie alternative) non è stato in grado di smuovere di un millimetro la giungla burocratica necessaria alla messa in opera.
E mentre la strategia europea per l’alimentazione sostenibile, “Farm to fork” (5), sembra per il momento ancora in là da venire, nel frattempo ogni Stato ha agito come ha potuto/voluto, col risultato, non solo italiano, di una notevole dipendenza da fornitori non proprio armonici ai nostri sistemi di democrazia e giustizia. Dipendenza sinonimo di gracilità, come stiamo verificando in questi giorni di guerra e – comunque vada questa guerra – sinonimo di incertezza.
Stessa situazione per la strategia energetica: accordi nazionali e con pochi progetti europei bloccati dalla guerra (Nord Stream 2) e forniture in corso (tenute fuori dalle sanzioni antibelliche dell’Ue e dell’Italia) che chiamare schizofreniche (e non collaborazioniste con l’aggressore) è solo per essere gentili verso se stessi: coi soldi europei ed italiani con cui paghiamo gas e petrolio, finanziamo le armate che cercano di distruggere quell’Ucraina che ovunque sosteniamo di difendere, inviandole anche armi.
Tutti danni, in corso di peggioramento, dovuti alla mancanza di strategie autonome, nazionali ed Ue, su alimentazione ed energia. Strategie non del libro dei sogni del perfetto ecologista, ma per affrontare il presente costruendo in futuro, nel massimo rispetto, per esempio, di tutti gli accordi internazionali tipo COP che firmiamo da anni.
Sono in corso vertici europei sia per alimentazione che energia… e mentre Istat registra la débâcle inflazionistica, ci aspettiamo grandi decisioni.
1 – https://www.aduc.it/notizia/inflazione+istat+conferma+aumenti+febbraio_138650.php
2 – https://www.aduc.it/comunicato/inflazione+cresce+anche+febbraio+chi+semina+vento_34073.php
3 – da valutare con attenzione l’elettronica: https://www.aduc.it/notizia/guerra+covid+crisi+dei+chip+non+finira+tanto+presto_138647.php
4 – il grande successo degli anti-produttivisti assoluti del M5S (già al terzo governo negli ultimi anni, con ministeri chiave) da una parte e dei contestatori di qualunque progetto a soli fini elettorali, come Lega e FdI. Con ricaduta e incapacità decisionale di tutta la cosiddetta area democratica di sinistra.
5 – https://ec.europa.eu/food/horizontal-topics/farm-fork-strategy_it
François-Marie Arouet – Aduc