Inflazione cresce. Cambiare modelli di consumo che non possono più reggere

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 Istat conferma i dati preliminari sull’inflazione di agosto, +8,4%, con i prodotti energetici che condizionano tutto. Se pensiamo a quanto accade, e considerando gli interventi del governo che stanno decisamente evitando il disastro, i numeri potrebbero essere anche peggiori. Il governo che abbiamo – ancora in carica fin alle prossime elezioni – ha reagito bene, soprattutto per il buon coordinamento con le iniziative e decisioni europee.

La preoccupazione che ci sorge è che, proprio come sta accadendo con le promesse politiche della campagna elettorale, è che non si può continuare a basare la governance su una sorta di pozzo senza fondo dell’Erario. Va bene chiedere, e pretendere, ma ci sono limiti. Pur se mai ben chiari visto lo stato disastrato del nostro sistema amministrativo e fiscale (ignoti i limiti di lecito e illecito), ci sono livelli oltre i quali l’aumento del debito pubblico (1) potrebbe toccare un punto di non-ritorno, aprendo la voragine del default.

E’ questo che ci porta a pensare che le diverse proteste/richieste sparpagliate (“a pioggia”) di defiscalizzazione, aiuti, incentivi, etc siano solo un modo di chiedere per convincersi e convincere che si sta facendo qualcosa e dare senso alla propria esistenza. Oltre ai partiti in gara, dove certe assurde proposte si mescolano e si inabissano travolte da altrettante assurde proposte su tutto lo scibile umano, ci viene in mente una realtà che fa chiarezza su molte aspettative: l’inconsistenza politica delle associazioni di consumatori, quasi tutte relegate al rango di “urlatrici” o al seguito – altrettanto “urlante” – di questo o quell’altro partito.

Queste associazioni possono essere utili in molte circostanze, soprattutto di fronte ad angherie, furbizie, violazioni da parte di fornitori di prodotti e servizi, fino allo Stato e alla sua macchina arrogante, sfaticata, demotivata, distratta, vessatoria, punizionista e disumana… ma queste associazioni mostrano di non essere propositive, per cercare che i consumatori si facciano meno male. Non ultime, in questa ricerca di visibilità, iniziative distraenti e dannose per gli stessi consumatori (2).

A nostro avviso, questo è il periodo in cui denunciare tutti i soprusi (dopo averli individuati e non considerati tali perché non vogliamo disabituarci a razionalizzare i consumi), ma è soprattutto il periodo della solidarietà, della riflessione e dell’avvio di modelli di consumo alternativi a quelli a cui ci siamo abituati.

1 – quello che “elegantemente” diversi partiti che ci stanno chiedendo di votarli il 25 settembre, chiamano “scostamento di bilancio”.
2 – gira, per esempio, iniziativa che invita a non pagare le bollette energetiche, ché, siccome qualcuno lo sta facendo in Gran Bretagna, dovrebbe necessariamente essere iniziativa meritoria. Giusto contestare e pretendere a fronte di bollette ingiuste, ma l’ingiustizia deriva dalla violazione di norme non da un disagio che è lo stesso in tutto il mondo perché un regime che abbiamo pensato fosse il migliore, ci sta crollando addosso. Il principio base – nel regime politico in cui viviamo – è che i consumi si pagano, salvo diversa indicazione dell’Autorità.
 

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Fonte: Inflazione cresce. Cambiare modelli di consumo che non possono più reggere

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