Uno dei più comuni “malanni di stagione” che caratterizzano il periodo invernale è l’influenza. Come spiega la pagina dedicata consultabile sul sito ufficiale dell’ISS, si tratta di “una malattia respiratoria acuta causata da virus influenzali” a carattere stagionale. È stata isolata per la prima volta in Inghilterra nel 1933; nel corso del secolo scorso sono state successivamente identificate quattro tipologie differenti, appartenenti alla stessa famiglia di virus (Orthomixoviridae); quelle di tipo A e B sono responsabili dei sintomi influenzali più comuni.
I sintomi
In genere, l’influenza si manifesta mediante sintomi respiratori e di carattere generale, a seguito di un breve periodo di incubazione (uno o due giorni). La sintomatologia può durare da un minimo di 3-4 giorni ad un massimo di due settimane e include:
- febbre;
- brividi;
- dolori ossei;
- dolori muscolari (mialgia);
- mal di testa;
- malessere generale;
- debolezza (astenia);
- raffreddore;
- tosse secca senza catarro;
“La vera sindrome influenzale” – spiega l’Istituto Superiore di Sanità – “è caratterizzata dalla febbre, da sintomi delle vie respiratorie, che sono sempre interessate, e da manifestazioni generali, a carico dell’intero organismo”. La febbre si presenta in maniera piuttosto repentina, e si attesta attorno ai 38° (mentre nei bambini può raggiungere anche i 40°); viene accompagnata quasi sempre da buona parte dei sintomi sopra elencati. La tosse, in particolare, può protrarsi per alcune settimane, risultando piuttosto fastidiosa; tra i sintomi meno comuni figurano la fotofobia (ovvero intolleranza ed ipersensibilità alla luce) e mancanza di appetito. I sintomi gastrointestinali non sono molto comuni perché, si legge sul sito dell’ISS, “di solito sono provocati da virus simil-influenzali, ma possono presentarsi soprattutto nei bambini”.
Come prevenire il contagio
Il contagio da influenza può essere prevenuto mediante la vaccinazione; la somministrazione del vaccino è raccomandata soprattutto per i soggetti ‘fragili’ e maggiormente a rischio, ovvero:
- persone di età pari o superiore a 65 anni;
- persone che si trovano spesso a stretto contatto con gli anziani;
- soggetti a “rischio di complicazioni che hanno patologie croniche”;
- membri del personale sanitario;
- donne in stato di gravidanza (tra il secondo e il terzo trimestre).
Coloro i quali rientrano in una delle categorie sopra elencate possono usufruire gratuitamente (tramite il proprio medico curante o l’ASL) del vaccino antinfluenzale. Il periodo consigliato per sottoporsi alla vaccinazione è quello compreso tra ottobre e dicembre; una volta ricevuto il vaccino, il soggetto sviluppa l’immunità dal virus dopo circa due settimane ed è protetto per i successivi 6-8 mesi.
Le cure per l’influenza
La sindrome influenzale necessita raramente di cure specifiche e di trattamenti farmacologici. Ai soggetti sani e in buona forma, è sufficiente osservare un periodo di riposo a casa, al caldo, bevendo molta acqua per evitare la disidratazione. Paracetamolo e ibuprofene possono essere assunti in presenza di febbre alta, in quanto aiutano ad abbassare la temperatura corporea ed alleviare i dolori muscolari causati dall’influenza. In alternativa, è possibile optare anche per un antipiretico come, ad esempio, le compresse Vivin C acquistabili, come altri farmaci senza obbligo di prescrizione, non solo in farmacia ma anche online, tramite e-commerce autorizzati come Anticafarmaciaorlandi.it. A prescindere dal farmaco utilizzato, il consiglio è quello di rispettare sempre dosaggio e posologia, nonché leggere attentamente il foglietto illustrativo per eventuali effetti collaterali.
In genere, specie per i casi meno gravi, basta una settimana per la completa guarigione. Qualora la sindrome influenzale risulti particolarmente acuta, è necessario il consulto del medico curante; l’ISS lo consiglia soprattutto per i soggetti ‘fragili’ (over 65, donne incinte, pazienti affetti da patologie croniche) e qualora il quadro dei sintomi venga aggravato da “dolore al petto, mancanza di respiro o difficoltà di respirazione, o tosse con sangue”. Se dopo una settimana, le condizioni del paziente peggiorano anziché migliorare, può essere necessario approntare una specifica terapia farmacologica.