Con la nuova maggioranza parlamentare ci sarà anche un nuovo assetto della informazione e intrattenimento di Stato, la Rai. Cambierà presidente e amministratore delegato, ci saranno nuovi direttori di rete e di tg. Qualche assunzione, qualche licenziamento e tutto un assetto che, rappresentando comunque tutto l’arco parlamentare (opposizione inclusa), vedrà al comando esponenti di chi ha vinto le elezioni. Sul tutto vigilerà la Commissione parlamentare Rai, la cui presidenza, in genere, viene affidata ad un esponente della minoranza, ma – è bene ricordarlo – si tratta di una commissione di vigilanza e indirizzo.
Le professionalità saranno ovviamente considerate, ma ognuna nell’ambito dell’appartenenza a maggioranza o opposizione. E alla fine, tutti felici e contenti avranno l’informazione di Stato che, probabilmente, è meglio chiamare informazione “da Parlamento”, ché nello Stato, per esempio, ci sono anche quel 40% di elettori che non hanno scelto gli attuali parlamentari.
Si dirà: siamo in democrazia e funziona così, chi non decide lascia che siano altri a farlo. Proprio come accade in tutti i Paesi del mondo, inclusi, per esempio, Russia e Cina. Con una differenza, che in molti Paesi a democrazia liberaldemocratica (tipo Usa e Uk), sull’informazione non decidono le maggioranze, ma solo professionalità e mercato.
L’Italia, ovviamente, appartiene ad altro filone. Ma quando, per esempio, era stata chiamata ad esprimersi sull’assetto dell’informazione di Stato, con un referendum alla fine del secolo scorso, si era pronunciata contro la spartizione tra i partiti del Parlamento ed aveva chiesto la privatizzazione, sì da troncare l’abuso di posizione dominante che la Rai fa verso tutto il mercato radiotelevisivo e lasciare l’informazione pubblica solo alla professionalità.
Ricordiamo, infine, una delle promesse elettorali di un partito che oggi fa parte della maggioranza: l’abolizione del canone. Aspettiamo fiduciosi.
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Fonte: Informazione e intrattenimento di Stato. Verso la nuova Rai della nuova maggioranza