INFORMAZIONE E PROCESSO

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Il ruolo sociale della Magistratura

Ogni possibile disciplina dei rapporti tra informazione e processo deve necessariamente passare attraverso un delicato bilanciamento di interessi e valori: tutela della sfera privata dell’individuo e libertà di espressione, segreto investigativo e diritto della collettività a essere informata.
Se è vero che i cittadini hanno diritto di sapere come la giustizia viene amministrata e come i magistrati esercitino il loro potere giurisdizionale, è anche vero che è necessario rafforzare il sistema, al fine di evitare, o comunque limitare, i rischi della c.d. spettacolarizzazione della giustizia, scongiurare il pericolo che la narrazione mediatica degli avvenimenti giudiziari rimandi all’opinione pubblica una immagine della giustizia distorta e alterata. E che, di rimando, finisca per interferire con il sereno svolgimento del giudizio.

Il diritto-dovere di informare e il diritto di essere informati correttamente costituiscono il fondamento di un sistema realmente democratico e sono diritti fondamentali non solo dei singoli individui ma della collettività tutta.
Ma il diritto a essere informati è concreto ed effettivo, solo se l’informazione è pluralistica, chiara, corretta, completa.
La velocità con la quale oggi viaggia l’informazione in rete e il linguaggio che le stesse impongono hanno, di per sé, un potenziale distorsivo e distruttivo della verità dei fatti e della loro complessità, innegabile. Oggi la comunicazione vive più che mai dell’istante e rinuncia all’argomentazione, e ancor prima dell’argomentazione, rinuncia alla riflessione critica che dovrebbe precederla.

In questo nuovo rischioso processo informativo, la Magistratura potrebbe giocare un ruolo decisivo, tornando al dialogo, intervenendo quando maggiormente avvertita è l’esigenza di chiarire punti importanti di una o più decisioni non facilmente comprensibili dall’opinione pubblica. Ha il dovere di intervenire quando isolarsi dietro un muro di silenzio sarebbe deleterio, perché, di fronte alla divulgazione errata di una decisione, il silenzio favorisce l’attecchire di erronee convinzioni, dando linfa a sospetti e sfiducia nel potere giudiziario, spesso creduto non imparziale, poco capace, ed irragionevole proprio per la circolazione di notizie non veritiere su scelte e determinazioni.

Informare correttamente e adeguatamente la collettività sull’attività della Magistratura ha oggi più che mai rilevanza, anche per rendere la collettività consapevole dell’importanza del lavoro dei giudici, e soprattutto cosciente della decisività del mantenimento della sua indipendenza per il bene comune.
Non vi è dubbio, dunque, che il corretto rapporto tra giustizia e informazione-comunicazione è oggi uno dei pilastri su cui potrebbe fondarsi la credibilità stessa di chi la giustizia la amministra.
Una comunicazione impropria genera nei cittadini errate aspettative e distorte visioni della giustizia. E l’incapacità di decidere quando e in che modo intervenire nel flusso di notizie che la riguardano contribuisce ad alimentare il disfattismo e la sfiducia.

La sfida che la Magistratura oggi deve cogliere è proprio quella di recuperare credibilità e fiducia.
E la fiducia viaggia sui binari della trasmissione del sapere, della promozione della conoscenza, dell’esercizio della trasparenza, del rispetto del valore del proprio interlocutore.

Perché la magistratura gioca anche un ruolo sociale.

Che la Magistratura si faccia protagonista virtuosa di una corretta comunicazione e di ogni utile interlocuzione nel dibattito sui temi della giustizia.
Che lo faccia con misura, anche e soprattutto in un momento storico come quello attuale, nel quale qualsiasi intervento tecnico, in ordine a un disegno di legge o in tema di diritti fondamentali, contiene in sé il rischio di scivolare in una eccessiva esposizione, che, trascendendo e andando oltre la doverosa corretta comunicazione, invece di ricostruire il rapporto di fiducia con la collettività, indurrebbe la stessa collettività a improprie associazioni tra il potere giudiziario a quello politico, con indebolimento progressivo della fiducia nella indipendenza della magistratura.

Una democrazia matura ha bisogno di un’opinione pubblica informata e critica.


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Fonte: INFORMAZIONE E PROCESSO

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