Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), in occasione della Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza Sessuale nei Conflitti (International Day for the Elimination of Sexual Violence in Conflict) 2021, 19 giugno, proclamata dall’Assemblea generale dell’ONU con risoluzione (A/RES/71/246) il 19 giugno 2015, intende sottolineare l’emergenza planetaria del fenomeno che veramente non conosce confini e non accenna minimamente a declinare.
Da sempre lo stupro è stato considerato non solo come un “premio” per i vincitori e un’ulteriore umiliazione per i vinti, ma è sempre stato caratterizzato da diverse connotazioni: una barbara forma di pulizia etnica tesa a cancellare la progenie dei propri nemici; oppure un’arma terribile di ricatto per quanti avessero palesato opinioni politiche differenti da quella imposta; oppure un mero esercizio di crudeltà per neofiti che dovessero dimostrare la loro spietatezza e crudeltà davanti ai propri superiori.
Lo stupro nasce come punizione, con l’intento di mortificare e annientare la psiche dell’abusato; non deriva dall’istinto sessuale come erroneamente si potrebbe pensare. Proprio per tale ragione spesso sotto regimi antidemocratici i liberi pensatori e le libere pensatrici vengono mortificati con tali atti per ricordare loro brutalmente che anche dietro alla più nobile e lucida mente si cela un misero corpo vulnerabile. Eppure in tantissime occasioni anche quando il corpo viene profanato e angariato, la psiche reagisce e non rinuncia a ritrovare sé stessa e le proprie prerogative.
Nel mondo si verificano molti episodi di violenza sessuale nelle aree di conflitto o politicamente instabili; casi eclatanti e recenti sono per esempio i fatti avvenuti in Monzabico e in Etiopia.
In Monzabico le giovanissime reclute hanno subito aggressioni sessuali nel centro di formazione della polizia di Matalane (appena fuori la capitale Maputo) dai propri istruttori (Instruendas grávidas de Matalane: Transferência não é punição; https://www.dw.com/pt-002/instruendas-gr%C3%A1vidas-de-matalane-transfer%C3%AAncia-n%C3%A3o-%C3%A9-puni%C3%A7%C3%A3o/a-57887818); nello stesso Stato anche le detenute sono state costrette a prostituirsi dal personale penitenziario nella capitale Maputo (Mozambique’s female inmates forced into prostitution by prison staff; https://africafeeds.com/2021/06/16/mozambiques-female-inmates-forced-into-prostitution-by-prison-staff/) .
Nella regione del Tigray in Etiopia, ancora, in relazione ai gravi eventi in violazione delle norme umanitarie, Mark Lowcock, sottosegretario delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, proprio all’inizio del mese di giugno, ha dichiarato “”Fame e stupri usati come armi di guerra nel Tigray. A rischio centinaia di migliaia di persone. È ora che la comunità internazionale si svegli. Imminente un disastro umanitario come nel 1984” (https://www.repubblica.it/esteri/2021/06/05/news/conflitto_etiopia_onu_centinaia_di_migliaia_di_persone_a_rischio_carestia_stanno_gia_morendo_-304295415/).
In Sud Sudan, altro territorio martoriato dalla violenza e dalla povertà, suor Elena Balatti, missionaria comboniana a Malakal, ha segnalato come “In diverse aree del paese ci sono moltissimi episodi di violenza locale e la maggior parte dei quali resta per lo più sconosciuta mentre solo alcuni più eclatanti finiscono sui racconti in rete” (Sud Sudan: nel nome di Abraham e Moses; https://www.nigrizia.it/notizia/sud-sudan-nel-nome-di-abraham-e-moses).
Infine evidenziamo come preoccupante sia la situazione in alcune aree dell’Afghanistan e nell’est della Repubblica Democratica del Congo, in cui si registrano un aumento della violenza sessuale nei confronti dei civili (Violenza sulle donne e scontri armati, viaggio nella Repubblica Democratica del Congo; https://www.intersos.org/violenza-donne-scontri-repubblica-democratica-congo/)
Il CNDDU propone un percorso di approfondimento per gli studenti maggiorenni delle scuole superiori dell’ultimo anno incentrato su tali emergenze umanitarie: si suggerisce di visitare la mostra virtuale patrocinata da Pramila Patten, Rappresentante speciale del segretario generale contro le violenze sessuali nelle zone di conflitto, e realizzata dagli allievi della Frank Sinatra School of the Arts di New York (Sexual Violence in Conflict: Youth Speak Out Through the Arts, https://www.un.org/en/exhibits/page/sexual-violence-conflict). Il CNDDU precisa che, in considerazione del notevole impatto emotivo correlato alla potenza delle immagini, è preferibile indirizzare alla fruizione della mostra solo i discenti che sia autenticamente motivati e consapevoli.
Tra i giovani visitatori chi volesse proporre una recensione o un commento può inoltrarlo con l’autorizzazione alla pubblicazione all’indirizzo mail: coordinamentodirittiumani@gmail.com. I migliori elaborati saranno pubblicati sui canali social del CNDDU.
“Nonostante numerosi sforzi la violenza sessuale continua a essere una caratteristica orribile dei conflitti in tutto il mondo ed è usata deliberatamente come arma di guerra. Dobbiamo riconoscere che lo stupro in guerra colpisce in larga misura le donne perché è collegato alla questione della discriminazione di genere” (António Guterres, segretario generale ONU, 2019)
prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU