
A partire dagli anni 2000 stiamo assistendo all’affermarsi sul palcoscenico politico mondiale di un numero sempre crescente di inquietanti protagonisti, ultimo dei quali, ma non l’ultimo, Donald Trump, per lo meno stando ai primi giorni del suo ritorno alla Casa Bianca, in cui i passi verso lo stop di due guerre, di per sé notevoli, possono preludere a una nuova guerra globale, magari sembra armi fisiche, ma non per questo meno letali come ci suggerisce l’orologio dell’apocalisse (un orologio metaforico che misura dal 1947 il pericolo di un’ipotetica fine del mondo a cui l’umanità è sottoposta).
Per questi personaggi all’inizio del secondo quarto del millennio non contano i principi costituzionali né il diritto e le ideologie fondanti degli Stati che governano.
Unico loro obiettivo è arrivare al potere e restarvi possibilmente a vita se del caso cambiando le regole degli Stati che governano o se necessario anche sovvertendole.
Questo spiega quanto sta accadendo nel mondo di oggi in cui tutte le regole dei tradizionali schieramenti sono saltate.
La democrazia sta cedendo il passo – neanche tanto lentamente – alla dittatura ed all’autocrazia.
L’Europa è in balia di se stessa ed alla mercè dei potenziali aggressori che possono venire da qualsiasi parte, come parrebbe dal caso della danese Groenlandia.
Il nostro continente non può più contare sui tradizionali alleati che stanno mutando emulando quanto già accaduto in altri paesi.
L’Europa divisa in tanti staterelli – alcuni dei quali governati da altri autocrati – e senza una vera unità politica è terra di conquista.
Le scelte suicide che hanno menomato una delle più tradizionali ed importanti industrie (l’automotive) che costituivano un’eccellenza europea sono un esempio chiaro degli autogol del Governo dell’Europa che esprime tutte le contraddizioni del continente.
Altro elemento inquietante emerge dalle parole del 17/1/25 di Biden “Oggi in America sta prendendo forma un’oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia davvero la nostra democrazia, i nostri diritti fondamentali e la libertà, nonché un’equa opportunità per tutti di andare avanti”.
Citando il presidente Dwight Eisenhower sul complesso militar-industriale, quando lasciò l’incarico nel 1961, Biden ha detto di essere «altrettanto preoccupato per la potenziale ascesa di un complesso tecnologico-industriale che potrebbe rappresentare un pericolo reale per il nostro Paese».
La politica non riesce più a tenere le distanze ed a governare il capitale e la brama di profitto dei multimiliardari, con i quali pare anzi condividerla per partecipare al “banchetto”, cosa impossibile in una vera democrazia.
Le potenze mondiali hanno l’obiettivo di acquisire una maggiore influenza globale, conquistare nuovi popoli, territori e risorse senza alcun riguardo per i costi in termini di sofferenza e morte per s stesse ed i nemici.
Il dissenso ove esiste viene limitato, minacciato e soppresso
Nascono e si allargano nefaste alleanze tra dittatori veri e capi di agonizzanti democrazie impensabili qualche decennio fa.
In questo scenario non vi contrapposizione di intenti né vi sono ideologie che possano arrestare la bramosia di potere e talvolta di vendetta di queste inquietanti presenze.
Il progetto europeo sta naufragando perché non pare ragionevolmente possibile che – nel breve lasso di tempo che ci rimane prima di essere asserviti ad altri – trovi nei suoi governanti l’unità politica necessaria.
Dopo l’Ucraina sono probabili altre aggressioni forse nei Paesi Baltici e poi chissà anche in altre parti d’Europa, come già accaduto durante il nazismo.
La storia sembra doversi ripetere una volta rotti gli argini degli schieramenti tradizionali.
Nessun terzo interverrà a difesa dell’Europa perché la priorità è il mantenimento del potere a tutti i costi – senza alcun riguardo ai necessari compromessi con i tradizionali avversari – e non la difesa della libertà e dei valori occidentali sui quali si sono fondate le nostre civiltà dal dopoguerra.
Tutto questo farà correre l’orologio dell’apocalisse al quale mancano solo 89 secondi alla mezzanotte.
La situazione è di una tale gravità da far presagire la morte delle democrazie da noi conosciute e lo sviluppo delle autocrazie e delle dittature di fatto, anche se sotto mentite spoglie.
Chiari segnali in tal senso vengono dal progressivo arretramento della libertà di stampa e da norme, che mirano all’impunità di chi governa, all’ampliamento del numero dei mandati dei governanti (in spregio al principio che l’alternanza tutela la democrazia) ed altre analoghe, che minano libertà e democrazia.
La sensazione è che la situazione sia estremamente grave e preoccupante.
La scelta di non indicare chiaramente nessuna di queste inquietanti presenze dovrebbe far comprendere la gravità della situazione e dello scenario attuale, in cui i vari “Trump” sembrano dilagare.
Lo diciamo sperando di essere delle Cassandre e che l’orologio dell’apocalisse prima si fermi e poi arretri…
Utopia?
Antonino Pellegrino