“Significativo come la mamme No Pfas e Pfas.land si siano dovuti rivolgere all’ONU per esigere quelle risposte che da parte delle istituzioni non sono giunte”. In arrivo in Veneto una delegazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Uniti per i Diritti Umani, a dare l’annuncio sono i combattivi gruppi delle Mamme No Pfas e Pfas.Land i quali si sono rivolte all’Onu lo scorso settembre, con un appello scritto, per chiedere una verifica sulla situazione nella nostra Regione in tema di inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS).
La notizia dona speranza ai tanti cittadini e gruppi che in questi anni si sono battuti per il contrasto alla diffusione di sostanze perfluorurate, ma scuote anche il mondo politico. Ad intervenire è la Consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda, da tempo impegnata a fianco dei cittadini delle aree colpite da questa grave forma di inquinamento:
“La visita della delegazione ONU è un’ottima notizia che, però, deve far comprendere al mondo politico che la questione non è affatto risolta. Sono certa contribuirà a fare chiarezza su molte questioni rimaste ancora senza risposta: in primis il diritto alla salute dei cittadini che vivono nelle aree inquinate, anche quelle fino ad ora escluse da controlli ad hoc come quelle classificate Zone Arancioni. Non da meno è poi il diritto all’informazione dato che, ad esempio, si è dovuti ricorrere a denunce, ricorsi ed esposti pur di avere accesso a dati o indicazioni utili ai cittadini. Non possiamo dimenticare che ancora oggi molti cittadini non hanno accesso allo screening per conoscere il livello di Pfas presenti nel proprio corpo, mentre altri ancora non possono accedere ad alternative adeguate al proprio pozzo privato. Per questo, mi auguro che la presenza dei Commissari ONU consentirà di superare una diffusa timidezza che, ancora oggi, non consente di porre rimedio a questioni urgenti quali: la riduzione dell’inquinamento delle acque superficiali, o la mancanza di azioni di accompagnamento del mondo agricolo, vista la riscontrata presenza di Pfas negli alimenti, e la necessità di diffondere buone pratiche utili a rendere l’esposizione da Pfas completamente assente.
A 8 anni di distanza dallo scoppio dell’emergenza, mi auguro che la missione dell’Onu serva a velocizzare le Istituzioni locali e a dare risposta alle domande di quei cittadini che, come la sottoscritta, sono costretti a vivere con queste sostanze nel sangue, senza sapere cosa fare e come reagire per evitare di ammalarsi gravemente.”