La questione dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico sta facendo molto discutere e sta contrapponendo le parti sociali, i sindacati e il Governo in un braccio di ferro che lascia presagire l’avvento di un autunno caldo su tutto il fonte Scuola. I docenti tendono a rimanere in silenzio, un po’ perché in estate sono soliti staccare la spina, prima di ricominciare un altro anno scolastico all’insegna della totale incertezza, un po’ perché, in effetti, il 90% dei lavoratori della scuola ha scelto responsabilmente di vaccinarsi sin da marzo, sebbene nell’incertezza totale, con un vaccino, l’AstraZeneca, che è stato a fasi alterne ritirato e poi riproposto a diverse fasce d’età.
Non ha staccato la spina di sicuro Carmelo Cassalia, insegnante nella provincia di Vicenza, segretario generale della FLC CGIL (Federazione Lavoratori della Conoscenza) e membro del Direttivo della FLC CGIL della Regione Veneto, che abbiamo intervistato per capire cosa c’è dietro l’imposizione dell’obbligo vaccinale per tutto il personale scolastico.
Qual è la posizione del sindacato sui vaccini, sul Green pass e sull’obbligo vaccinale del personale scolastico?
Il sindacato della CGIL si è dimostrato contrario alla decisione del Governo di imporre a livello nazionale l’obbligo vaccinale per il personale scolastico. Si tratta di una decisione presa in maniera unilaterale e le parti sindacali sono state informate a decisione già avvenuta, nonostante chiedessimo da tempo di aprire un dialogo sulla ripresa in sicurezza della scuola a settembre.
Vorrei, tuttavia, chiarire che mi sono vaccinato immediatamente per senso di responsabilità, una responsabilità che, in qualità insegnante, sento profondamente in questa come in altre circostanze, ma è stata una scelta libera e volontaria, e tale deve rimanere, che non può essere imposta dal Governo o dal potere. Del resto, proprio in quanto insegnante, non voglio e non posso entrare in campo scientifico perché non ne ho le competenze, per cui vorrei anche chiarire che non sono affatto tra quelli che si definiscono no-vax e non vorrei affatto cadere in qualche forma di strumentalizzazione.
In questo momento le persone, più che altro, sono preoccupate da quello che viene detto dai media e dagli organi ufficiali: da questo punto di vista ritengo che ci sia una qualche forma di “terrorismo mediatico”. C’è una volontà a tutti i costi di raggiungere un obiettivo non chiaro a prescindere dal problema reale e dalle implicazioni che questo comporta.
Non capisco la necessità di introdurre il green pass perché è discriminatorio e non applicabile rigorosamente in quanto oggettivamente non ci sono le condizioni, per motivi vari, di fare i controlli necessari, men che meno sarebbe applicabile a quei cittadini stranieri che provengono da paesi in cui non esiste l’obbligo. Ieri ero in spiaggia, nessuno mi ha chiesto niente, né per l’ingresso al bar né per accedere a locali vari. Nel mio paese, nel centro storico, la notte c’è la movida, i giovani riempiono i pub senza limitazioni, ma nessuno ne parla.
Appurato che chi si vaccina può contagiarsi e contagiare, è sufficiente l’obbligo vaccinale per non far tornare i ragazzi e le ragazze in didattica a distanza?
Di sicuro il ritorno alla Didattica a Distanza sarebbe la fine della scuola: l’abbiamo appurato personalmente, ma lo dicono anche i dati. Ad ogni modo, da un lato abbiamo visto che i dati statistici ci dicono che i livelli di contagio si sono decisamente abbassati, soprattutto per i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori. Dall’altro lato i docenti non vaccinati sono vicini alla soglia zero, sotto il 10% di tutta la categoria del personale scolastico. Se si considera che c’è gente che non si può vaccinare per problemi di salute, i cosiddetti lavoratori “fragili”, non si capisce quale sia il problema oggettivo in relazione al mondo della scuola.
Il vaccino, da quello che ho capito, protegge il singolo, più che altro, e quindi non capisco a questo punto chi è vaccinato perché debba vedere i non vaccinati come degli untori, introducendo un motivo in più per operare delle discriminazioni. Ritengo che dietro questa vicenda ci sia dell’altro.
Comincia ormai il terzo anno scolastico dall’irruzione della pandemia, cosa è stato fatto finora per rendere immune la scuola dal contagio?
Il 20 maggio 2021, prima che terminasse l’anno scolastico, i sindacati e il Governo si sono impegnati a siglare un “Patto per la Scuola al centro del Paese”, ma quel documento credo sia rimasto solo sulla carta, come è sempre stato. I problemi sono altri e non quelli che vorrebbero far credere. In realtà, costa di più fare gli investimenti necessari per il mondo della scuola che diffondere panico tra il personale scolastico.
Non vedo perché tutto questo accanimento nei confronti del mondo della scuola e non avviene lo stesso per gli altri settori o categorie produttive. A mio avviso c’è qualcuno a cui conviene cavalcare la tesi dell’obbligo vaccinale forse perché così si può eludere il vincolo dei licenziamenti, cominciando dalla scuola e della sanità come banco di prova.
Qual è la proposta del sindacato per riaprire a settembre in sicurezza, scongiurando il ricorso alla didattica a distanza?
Io ritengo che l’attenzione si sia concentrata solo sull’aspetto dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico perché non c’è volontà di affrontare i veri problemi che investono il mondo della scuola.
Sono anni che la CGIL, insieme agli altri sindacati, chiede spazi più ampi e sicurezza degli ambienti scolastici, di diminuire il numero degli alunni e delle alunne per classe, chiede di potenziare gli organici sia dei docenti sia del personale ATA, chiede di aumentare il flusso dei trasporti, di migliorare il servizio delle mense…ma di tutto questo non se ne parla affatto!
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a cura di Michele Lucivero
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