Intesa “compra” Ubi ed eroga 30 mld in più, commentatore di “adeguato standing”: collegamento strumentale, eticamente scorretto

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Intesa Sanpaolo e Ubi Banca
Intesa Sanpaolo e Ubi Banca

Il progetto di acquisizione di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo – si leggeva ieri in una nota dell’Ansa e in quelle, simil, di altre agenzie che da tempo suonano la grancassa… del maggior credito e dell’integrazione – avrebbe “ricadute  significative per le economie delle aree di presenza, per la  comunità che ne fanno parte e per le persone appartenenti al  gruppo. Con il nuovo gruppo sono previste ulteriori erogazioni di credito per 10 miliardi di euro all’anno nel triennio 2021-2023: in totale 30 miliardi“.

L’attuale situazione economica, prima e, più ancora, dopo il dramma del Coronavirus, richiede di certo interventi straordinari da parte del  sistema bancario.

Ma – ci dice un commentatore di “adeguato standing” ma fuori dai giochi mediatici e di… sistema a cui abbiamo chiesto un parere- “collegare la crescita dei finanziamenti alle imprese e alle famiglie alla positiva conclusione dell’Ops (Offerta Pubblica di Scambio) ostile contro Ubi é a tutta evidenza strumentale oltre che eticamente scorretto in questa difficile fase economica. La rarefazione delle banche è controproducente per il sistema delle imprese e mina sempre più la concorrenza. Al di là delle parole di circostanza spese al solo scopo di raggiungere i propri obiettivi, Intesa in realtà mira a raggiungere un vero e proprio monopolio del mercato italiano“.
Di fatto, traduciamo noi, Intesa dopo aver acquisito l’intero sistema delle banche venete mandando a casa migliaia di dipendenti, ora mirerebbe a fare la stessa cosa in Lombardia e Piemonte se i soci Ubi capitoleranno, magari anche solo per un proprio tornaconto economico, alle solite “volontà superiori“.
La speranza o l’alleato nel non avere un sistema bancario sempre più ineluttabilmente Intesa-centrico per alcuni analisti indipendenti risiederebbe tutto nel fatto che Carlo Messina stia offrendo anche ai soci più restii all’Ops ostile, quelli dei patti di sindacato e consultazione, non denaro fresco ma carta contro carta: 17 azioni Intesa in cambio di 10 azioni Ubi a parte i soldi veri in ballo, incassati da Intesa, ovviamente, cedendo assicurazioni di Ubi a Unipol e sportelli in eccesso a Bper che pure fino a pochi giorni fa evidenziava il successo dell’operazione di dimagrimento di centinaia di propri sportelli.
Carta contro carta per giunta in un momento di crollo della Borsa che non si può sapere quando e come ripartirà?
Sia pure a livelli superiori e, di certo o forse, con altri fondamentali, soprattutto dopo i miliardi incassati  con l’operazione di “deglutimento” delle ex popolari venete con le garanzie del Stato e a spese dei loro risparmiatori azionisti, “carta contro carta” ricorda la tecnica con la quale Gianni Zonin & c. pensavano di ingoiare altre banche, ingrandirsi e diventare “too big to fail” per nascondere le proprie inefficienze.
Come è andata a finire quella volta è scritto sulle tombe dei risparmi di oltre 200.000 soci azzerati.