Intesa Sanpaolo, distretti campioni del Made in Italy: “Patrimonializzazione record e fatturato superiore del 20% rispetto al 2019”

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Intesa Sanpaolo, sede centrale di Torino
Intesa Sanpaolo, sede centrale di Torino

Il Presidente del Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro, il Chief Economist Gregorio De Felice e la Responsabile della Ricerca Industry & Local Economies Stefania Trenti hanno presentato la sedicesima edizione del Rapporto annuale che il Research Department della Banca dedica all’evoluzione economica e finanziaria delle imprese distrettuali.  

Il Rapporto di Intesa Sanpaolo offre una fotografia aggiornata della situazione economico-reddituale delle imprese distrettuali. Ne emerge un quadro confortante sullo stato di salute delle imprese,  tutt’altro che scontato visto il periodo di forte turbolenza e incertezza che ha caratterizzato gli ultimi anni. A partire dal 2020 le imprese si sono trovate ad affrontare un susseguirsi ravvicinato di eventi avversi. Le analisi contenute in questo Rapporto mostrano che le imprese  distrettuali hanno saputo superare, rafforzandosi, dapprima il Covid, con il blocco delle  produzioni e le difficoltà di approvvigionamento che ne sono conseguite, e successivamente la guerra in Ucraina che ha portato in Europa forti rincari energetici e criticità nelle forniture  di alcune materie prime importate dai paesi interessati dal conflitto. 

Intesa Sanpaolo: Prevista una graduale accelerazione della crescita nel 2025  

Il quadro geo-politico si è ulteriormente deteriorato sul finire del 2023, quando, sempre alle porte dell’Europa, è iniziata una nuova guerra tra Israele e Hamas che, al pari di quella in  Ucraina, è tuttora in corso. Tra gli elementi di incertezza che caratterizzano l’attuale scenario  vi sono anche le prossime elezioni in Europa e negli Stati Uniti. Ciononostante, il tessuto  produttivo italiano ha le risorse per affrontare questa fase complessa, grazie soprattutto a un  poderoso processo di riposizionamento strategico che ha visto crescere gli investimenti  italiani in macchinari, mezzi di trasporto e ICT del 29,3% tra il 2016 e il 2023 a prezzi costanti  e, al contempo, salire significativamente il grado di patrimonializzazione delle imprese. Ciò ci consente di guardare con ottimismo alla ripresa che ci attendiamo partire nella seconda  parte del 2024 e intensificarsi nel corso del 2025 quando si saranno dispiegati gli effetti del  rientro dell’inflazione, del taglio dei tassi di interesse e della spinta dei fondi del PNRR. Di seguito sono sintetizzati i principali risultati emersi nel Rapporto.  

L’uscita dal Covid e dalla crisi energetica  

Sono stati analizzati i bilanci di circa 20.800 imprese localizzate nei distretti industriali. Il  fatturato, dopo il balzo registrato nel biennio 2021-22, è stimato aver mostrato un lieve  incremento nel 2023 (+0,8% a prezzi correnti), collocandosi abbondantemente sopra i livelli  del 2019 (+20% circa a prezzi correnti). Si tratta di una performance decisamente positiva e  superiore a quella delle imprese non distrettuali. Tutti i settori mostrano valori del fatturato  maggiori rispetto a quelli del 2019. Spiccano, in particolare, i distretti specializzati nella  meccanica e nell’agro-alimentare che anche nel 2023 hanno registrato una buona crescita del  fatturato, grazie alle performance ottenute sui mercati internazionali (+7,9% e +4,5%  rispettivamente la crescita dell’export).  

Nel 2023 l’export distrettuale è rimasto sostanzialmente stabile, confermando i livelli record  toccati nel 2022 quando per la prima volta si era superata di slancio la quota dei 150 miliardi  di euro esportati. I distretti hanno saputo superare la debolezza del mercato tedesco cogliendo  le opportunità di crescita presenti in altri mercati, come ad esempio, la Turchia, gli Emirati  Arabi Uniti, il Messico, l’Arabia Saudita, la Cina. Si tratta di un’ulteriore conferma della  straordinaria capacità e velocità di adattamento delle imprese distrettuali che spiccano nel  panorama italiano per propensione all’export e capacità di creare valore nel territorio. Nel  2023, infatti, l’avanzo commerciale dei distretti è salito di altri 4,4 miliardi di euro (+4,8%),  toccando la quota record di 94,3 miliardi di euro.  

Le attese per il biennio in corso sono positive: è previsto un aumento del fatturato a prezzi  correnti delle imprese distrettuali pari all’1,1% nel 2024 e del +2% nel 2025. Ancora in  evidenza agro-alimentare e meccanica. Il primo settore potrà contare su un potenziale di  crescita inespresso sui mercati internazionali. Il secondo beneficerà della maggior domanda  di beni di investimento attivata dalla transizione digitale e green. 

Indicazioni positive vengono anche dagli indicatori di redditività che hanno mostrato una  buona tenuta nonostante la crisi energetica. A fronte di un lieve ridimensionamento  dell’EBITDA margin, il ROI delle imprese distrettuali si è rafforzato, grazie a un utilizzo più  efficiente del capitale investito. Sul fronte reddituale sono state premiate le imprese con  impianti di autoproduzione di energia. Il 16,6% delle imprese ad alta marginalità sia nel 2019  sia nel 2022 è dotato di un impianto di energia rinnovabile, cinque punti percentuali in più 

rispetto alle altre imprese. Queste differenze sono significative in ogni dimensione aziendale  e settore e sono particolarmente pronunciate tra le medie imprese, nel sistema moda e nella  filiera dei metalli.  

Si rafforza la patrimonializzazione  

È proseguito il processo di rafforzamento patrimoniale delle imprese distrettuali: il  patrimonio netto in percentuale del passivo è salito sopra la soglia del 30% nei distretti,  leggermente superiore ai valori osservati al di fuori dei distretti. Un’originale analisi di lungo  periodo sui bilanci aziendali mostra come questa percentuale si sia raddoppiata in vent’anni (era di poco sotto il 16% nel triennio 1998-2000).  

Il confronto tra imprese distrettuali attive da più di vent’anni e imprese cessate dopo il 2001 evidenzia poi come le differenze maggiori si osservino soprattutto in termini di grado di  patrimonializzazione che, nel quadriennio 1998-2001, nelle prime era salito al 22,2%, circa il  doppio rispetto alle seconde. I divari erano invece più contenuti in termini di redditività,  liquidità e crescita, anche a parità di dimensione e settore. Ciò significa che l’accresciuta  patrimonializzazione delle imprese rappresenta un’importante protezione contro i rischi geo politici e le turbolenze presenti nell’attuale scenario macroeconomico.  Maggiori investimenti in rinnovabili ed efficientamento energetico  

Sono in crescita gli investimenti delle imprese distrettuali diretti a efficientare i processi  produttivi e a potenziare l’autoproduzione di energia. È questa l’evidenza che emerge  dall’indagine condotta a novembre-dicembre sulla rete di gestori di Intesa Sanpaolo. Resta  dunque alta l’attenzione ai costi energetici, anche perché, nonostante il rientro parziale delle  quotazioni, il quadro resta caratterizzato da incertezza e volatilità. L’analisi delle bollette  energetiche evidenzia che un quarto delle imprese distrettuali tra il 2019 e il 2023 è riuscito a  contenere al 4% l’aumento dei pagamenti alle utility energetiche; si tratta molto  probabilmente delle aziende più attive sul fronte delle rinnovabili e dell’efficientamento dei  processi produttivi.  

La spinta del piano Transizione 5.0  

Sempre secondo i gestori, la doppia transizione green e digitale è, e sarà, il principale driver  degli investimenti in Italia e nei distretti industriali; una spinta importante potrà venire dagli  incentivi a favore di Transizione 5.0, che complessivamente prevedono circa 13 miliardi di  euro di crediti d’imposta. Una maggiore diffusione del digitale nel sistema produttivo si può  tradurre in un aumento del tasso di crescita potenziale del nostro PIL. Le imprese con  investimenti 4.0 ottengono, infatti, vantaggi importanti in termini sia di crescita (+32,5%  l’aumento del fatturato tra il 2019 e il 2022, una percentuale doppia rispetto a quelle non 4.0)  sia di produttività (pari nel 2022 a 76 mila euro vs 60 mila euro). È questa l’evidenza che  emerge dall’analisi effettuata su più di 200 imprese localizzate in Emilia-Romagna e nelle  Marche e attive anche in settori ad alta intensità distrettuale. 

Intesa Sanpaolo: Le priorità dei prossimi anni  

Nei prossimi anni potrà dunque proseguire il processo di rilancio competitivo del tessuto  distrettuale italiano. Tecnologia e capitale umano continueranno a essere le priorità. Il  cambiamento climatico in corso imporrà poi una gestione più consapevole ed efficiente della risorsa idrica, oltreché un’attenzione particolare ai rischi idrogeologici. Secondo le nostre  stime, il 15% delle imprese distrettuali è esposto a un rischio alluvione medio o elevato.  

Tecnologia e digitale  

Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, la diffusione di alcune tecnologie nei settori ad  alta intensità distrettuale è ancora bassa. Se, infatti, è alta la quota di imprese manifatturiere  italiane che utilizzano servizi di cloud computing (siamo al 61,2% vs il 46,3% nella media  dell’Unione Europea), non altrettanto si può dire per l’analisi dei dati (24,3% vs 27,4%), l’e-commerce (15,2% vs 20,8%) e l’intelligenza artificiale (4,9% vs 6,8%). Tra i settori ad alta  intensità distrettuale, spicca soprattutto il settore alimentare e bevande che evidenzia un  posizionamento migliore rispetto alla media europea per analisi dati e intelligenza artificiale  e un divario contenuto sull’e-commerce. Ritardi maggiori emergono, invece, per il sistema  moda italiano.  

Attenzione all’ambiente  

Il cambiamento climatico imporrà una crescente attenzione all’ambiente, rendendo sempre  più prioritaria la transizione green, da portare avanti con un mix articolato di strategie,  dall’autoproduzione di energia all’efficientamento energetico, dalla riduzione dell’uso di  materie prime all’utilizzo di materie prime seconde, dal risparmio idrico al riciclo-riutilizzo  di acqua, dalla riduzione di emissioni atmosferiche al minor utilizzo di trasporti, dal design  for recycling al life cycle assessment. È ancora contenuta la quota di imprese evolute su questi  temi. Tuttavia, l’operatività in distretti industriali potrà rappresentare un vantaggio. Si pensi  ad esempio alla presenza di esternalità positive nella gestione della risorsa idrica nella fase di  approvvigionamento, in quella di raccolta e depurazione dei reflui industriali e nelle pratiche  di riutilizzo. L’omogeneità delle produzioni e delle tecnologie rappresenta, infatti, un  elemento che tende a semplificare la gestione aggregata dei servizi. Un contributo potrà poi  venire dai rapporti di filiera. Proprio nei distretti è più alta la ricerca di fornitori che riducono  l’impatto ambientale, soprattutto da parte delle imprese medio-grandi, che spesso svolgono  funzione di ‘capofila’ e possono, quindi, generare un effetto ‘a cascata’ verso le imprese più  piccole, che saranno maggiormente indotte a effettuare investimenti in questa direzione per  continuare a essere partner strategici.  

Manodopera qualificata cercasi  

Le sfide digitale e green possono essere vinte solo se affrontate con forza lavoro qualificata. Soprattutto nei distretti, le difficoltà di reperimento della manodopera sono elevate. Queste  criticità vanno superate, anche attraverso il potenziamento degli ITS e l’avvicinamento delle  Università al tessuto produttivo. I giovani italiani conoscono ancora poco le opportunità  offerte dalle tante eccellenze aziendali presenti sul territorio. Anche per questo scelgono  molto spesso di emigrare, attratti dalla possibilità di veder valorizzato il merito, fare carriera  e percepire alte remunerazioni. Sono queste le principali evidenze emerse da una nostra  indagine ad hoc, condotta lo scorso anno, su circa 140 giovani laureati o laureandi emigrati all’estero.