“L’intesa Stato-Regioni raggiunta il 4 agosto scorso e resa nota il 16 agosto sui requisiti strutturale, tecnologici e organizzativi minimi per l’accreditamento delle cure domiciliari, tiene ovviamente in considerazione gli infermieri e in particolare quelli di famiglia e comunità di cui le cure di prossimità non possono fare a meno, ma nell’impostazione generale contrasta ancora una volta per alcuni aspetti con altri provvedimenti già approvati sia a livello di Governo che di Stato Regioni e di Conferenza delle Regioni e questo va evitato sia per seguire le indicazioni del PNRR, sia soprattutto per garantire un’assistenza efficiente”. Non ha dubbi Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) che rappresenta gli oltre 456mila infermieri presenti sul territorio italiano, dagli ospedali alle cure a casa, appunto.
E lo sottolinea in una lettera inviata alle istituzioni in cui chiede una serie di puntualizzazioni e un incontro urgente per il confronto necessario a organizzare vere cure di prossimità. Uno degli esempi fatti da Mangiacavalli nella lettera riguarda l’ospedale di comunità, già oggetto di un accordo approvato in Stato-Regioni e parte importante del PNRR, che è definito a gestione infermieristica, con l’infermiere case manager e che assegna le attività di coordinamento a un infermiere con funzioni di coordinamento per i moduli previsti per l’ospedale di comunità e l’infermiere è case manager delle cure.
“Nell’ADI – continua Mangiacavalli – la figura infermieristica è presente e opera con un numero di professionisti e di ore almeno triplo di quello delle altre professioni e ovviamente lo è sia nel decreto Rilancio per quanto riguarda l’infermiere di famiglia e comunità che agisce in autonomia seppure in integrazione con le altre figure del distretto, alla cui guida è comunque prevista una figura professionale non necessariamente legata a una singola professione, ma a quella prevalente secondo le necessità del territorio e nelle stesse linee di indirizzo emanate a settembre 2020 dalle Regioni proprio per l’applicazione del decreto e per l’organizzazione delle cure territoriali”.
Non va fatto alcun passo indietro quindi secondo la presidente degli infermieri, che su questo argomento sollecita un confronto con le Regioni in base anche a quanto previsto dal protocollo FNOPI-Regioni Province autonome già sottoscritto nel 2018. Anche perché provvedimenti importanti per il futuro dell’assistenza non siano determinati in periodi di minore attenzione generale come accade nel periodo estivo, ma sempre grazie a un confronto con gli attori del sistema da sempre in prima linea nell’assistenza.
“Un confronto diretto è indispensabile sui temi, come quello della domiciliarità, che riguardano in prima istanza proprio la figura infermieristica – spiega concludendo la lettera – l’organizzazione dell’assistenza che eroga e la necessaria autonomia per quanto attiene i suoi compiti e le sue prerogative professionali”.