Ipab di Vicenza ha aperto ieri alle visite dei familiari tutti i reparti delle tre Residenze che fanno capo all’Ente. Si tratta della prima apertura globale delle intere strutture dal marzo del 2020 quando, in coincidenza con l’arrivo del Covid-19, si dovette ricorrere a stringenti misure di sicurezza che, a seguito delle tante ondate del virus che si sono succedute, sono state mantenute fino a ieri.
“In questo biennio – sottolinea Annalisa Bergozza, direttore generale di Ipab di Vicenza – abbiamo osservato quanto le disposizioni vigenti, sia a livello nazionale, sia regionale, hanno via via previsto. Sappiamo, purtroppo, di cosa è capace il covid, specie con gli anziani non autosufficienti, che rappresentano il 90% dei nostri ospiti, la cui tutela della salute è stata ed è per noi prioritaria.
Tengo a dire – sottolinea – che in tutti questi mesi abbiamo sempre garantito la possibilità ai parenti di visitare i propri cari, rispettando le regole in vigore. Pochi sanno che proprio per garantire questa possibilità, nonostante le carenze di personale, aggravate sia da casi di no vax, sia di persone che si sono nel tempo positivizzate, siamo sempre riusciti ad organizzare dalle 500 alle 600 visite settimanali, suddivise tra Monte Crocetta, Trento e Salvi, accompagnando dal reparto alle sale protette o all’esterno ogni singolo ospite dei 400 distribuiti nelle tre Residenze”.
Con questa apertura i familiari hanno ora la possibilità di visitare il proprio parente anche in reparto e quindi nella sua stanza di abituale residenza. Questo tipo di visita, finora, è stata riservata solo ai familiari di ospiti impossibilitati ad essere trasportati nelle sale predisposte. “Mi auguro – afferma il dg – che tutti si possano sentire più tranquilli nel vedere che nulla è cambiato rispetto al periodo pre-covid”.
Questa decisione è stata presa anche in considerazione del fatto che molti anziani hanno già effettuato la seconda dose booster, mentre gli operatori sanitari continuano ad essere sottoposti periodicamente al tampone, per verificare l’eventuale positività. “Al momento abbiamo 25 collaboratori su 303 in malattia – conclude Bergozza – e solo 6 hanno dichiarato come causa la positività. Speriamo la tendenza sia veramente questa, perché dopo due anni e mezzo di pandemia tutti loro hanno un estremo bisogno di un periodo di vacanza per ricaricarsi fisicamente e rilassarsi mentalmente, e per ora stiamo riuscendo a mantenere tutti i piani ferie previsti”.