Quando pensiamo ad un’isola, la mente va automaticamente ai paesaggi di mare e agli orizzonti sconfinati che sono in grado di offrirci. In effetti, non tutte le città italiane sono attraversate da grandi fiumi e, quindi, non c’è una consapevolezza generale omogenea riguardo le isole fluviali: nel nostro Paese ce ne sono sei e alcune di loro hanno anche rivestito un ruolo storico importantissimo.
Identikit – Ma cos’è un’isola fluviale? Si tratta di una porzione di terraferma circondata da acqua dolce ed emergente dal corso di un fiume. Può trovarsi alla sua foce come nel delta o nel corso intermedio e, nella maggioranza dei casi, si forma gradualmente con il deposito di sedimenti nei punti più pianeggianti e/o in cui la corrente rallenta perdendo capacità di trascinamento; questo materiale, infatti, soprattutto quando particolarmente pesante, è di norma destinato ad accumularsi a valle. Piccoli isolotti possono anche rivelarsi temporanei, sbucando quando il fiume è più in secca e scomparendo quando è in piena; in altri contesti, in presenza di un’asperità rocciosa, il corso d’acqua può anche momentaneamente ritrovarsi diviso in due tronconi.
Di base, insomma, queste isole – più o meno grandi – rappresentano un impedimento al flusso dell’acqua e soltanto in rari casi diventano permanenti e acquisiscono un reale ruolo “geografico” a tutti gli effetti.
Lazio
In Italia è il Lazio a detenere il primato per le isole fluviali.
Isola del Liri – Impossibile non partire dall’Isola del Liri, con la sua cascata personale e un’atmosfera che ha ispirato artisti di ogni epoca. Viene spesso chiamata anche Isola di Sora perché, in passato, è stata sede dei duchi di Sora, il cui principale centro amministrativo era il castello ducale, probabilmente di origine alto-medievale.
Si tratta di un territorio incredibilmente scenografico che compare lungo il corso del fiume Liri (in provincia di Frosinone) e di cui si hanno testimonianze già a partire dall’anno Mille. La sua peculiarità è proprio in quel centro storico cittadino che si sviluppa nel punto in cui il fiume si divide in due bracci, ognuno dei quali forma un salto di circa trenta metri: la Cascata Grande e la Cascata del Valcatoio. Una rarità difficilmente riscontrabile in altri centri storici del pianeta.
Isola Tiberina – Probabilmente la più famosa di tutte per essere da oltre 20 anni sede del Festival dell’Isola del Cinema, l’Isola Tiberina emerge dal Tevere in un contesto del tutto urbano della Capitale. È collegata alla terraferma da due ponti antichissimi (62 a.C.) e già nella prima metà del I secolo a.C. la sua configurazione cominciava ad assomigliare a quella odierna, ricordando la sagoma di una nave (nel centro fu anche posto un obelisco che simboleggiava un albero maestro).
Sono tantissime le leggende legate a questo fazzoletto di terra in mezzo all’acqua dolce ma non si conosce l’esatta epoca in cui datarne le origini più remote. Di certo, dominava il panorama locale già parecchi secoli prima di Cristo, tanto che si racconta che grazie ad un tempio costruito sul suo suolo (292 a.C.) dedicato ad un dio greco sarebbe finita una terribile epidemia di peste. Sulle rovine di quel tempio, poi, sarebbe sorta la Basilica di San Bartolomeo che vediamo oggi, a sua volta sede di altre storie. Nelle sue stanze, infatti, conserva un’immagine della Madonna della Lampada (XIII secolo) legata all’inondazione del 1557 (che provocò 3mila morti, gravissimi danni a chiese ed edifici e accumulò in città montagne di fango che necessitarono anni per essere rimosse) e una enorme palla di cannone sparata durante l’assedio di Roma del 1849.
È anche sede dell’Ospedale Israelitico e dell’Ospedale Fatebenefratelli (1583): proprio quello in cui venne inventato il “morbo K” per proteggere gli ebrei dalle persecuzioni nazifasciste. Qui il dottor Adriano Ossicini (scomparso nel 2019), insieme al primario Giovanni Borromeo, salvò decine di vite scrivendo false cartelle cliniche incentrate su una malattia inesistente e ufficialmente “molto contagiosa” che scoraggiava ispezioni e controlli.
Isola Sacra – Siamo ancora nel Tevere, questa volta alla foce. L’Isola Sacra conta appena 12 chilometri quadrati e si è formata artificialmente per l’allungamento della Fossa Traiana, il canale navigabile che mirava a collegare il fiume al porto imperiale. Inizialmente era molto più piccola: con il tempo e l’aumentare dei depositi (materiali alluvionali) si è aggregata nel territorio più grande che vediamo adesso. Fa parte del Comune di Fiumicino (come frazione di Isola Sacra) e ha avuto più di una vita: in antichità era fertile e veniva addirittura coltivata; nel Medioevo si trasformò in una zona malarica; nel XIX secolo venne, infine, bonificata da coloni ravennati.
Ma quello che la rende unica nel suo genere è il suo patrimonio storico-archeologico. Su quest’isola, infatti, sono stati rinvenuti resti di architetture religiose, terme, una necropoli (Portus) che conta un centinaio di tombe di varia configurazione (tra cui monumentali, sarcofagi, riti misti), addirittura un tempio dedicato ad Iside e la Basilica paleocristiana di Sant’Ippolito.
Veneto
Grave di Papadopoli – L’Italia conta anche tante isole scomparse, un gruppetto delle quali faceva parte della Laguna Veneta che è sempre più a rischio, negli ultimi anni, a causa dei cambimenti climatici.
Le Grave di Papadopoli rappresentano un’isola fluviale veneta – la più estesa del Paese -, lambita dal Piave e compresa in alcuni comuni del trevigiano. Il curioso nome ha un’origine, in realtà, semplice: Grave sta per “ghiaie” e indica il suolo folto di sassi che caratterizza il luogo, mentre Papadopoli si riferisce alla ricca famiglia veneziana che ne fu proprietaria nell’Ottocento. Anche la sua “età” è nota: si è formata nel 1882, in seguito a un’alluvione che suddivise il corso del Piave in due rami.
Ebbe un ruolo nel corso del primo conflitto mondiale: dopo la disfatta di Caporetto, venne considerata dagli Austriaci terra di nessuno e diventò un cuscinetto tra il fronte italiano e quello austriaco.
Emilia-Romagna
Isola Serafini – Un’isola in Emilia-Romagna? Forse potrebbe suonare strano, ma anche questa regione possiede questo tipo di rarità. Parliamo di una piccola terra emersa estesa all’incirca per 16 chilometri quadrati ma abitata soltanto nell’estremità a sud-ovest (Isola Serafini, frazione di Monticelli d’Ongina), dove è collegata alla terraferma – e, in particolare, alla sede comunale che dista oltre 3 chilometri – tramite un doppio ponte.
L’isola sorge sul Po ma, a nord, è circondata da un braccio del fiume che riceve la confluenza dell’Adda. La sua sagoma è la combinazione di depositi ed effetti erosivi naturali e interventi antropici. Nonostante sia classificata come Sito di Interesse Comunitario (SIC) per la presenza di estese zone umide e sabbioni, infatti, il suo territorio è anche sede di una famosa centrale idroelettrica che produce energia sfruttando il dislivello creato da un doppio sbarramento. Un’opera imponente che ha creato anche i suoi problemi: è stata resa “aggirabile” tramite una conca di navigazione rinnovata ed ampliata proprio recentemente (2018) e, con la costruzione delle dighe, è stata inizialmente causa dell’impoverimento della fauna ittica locale; problema a cui si sta ponendo rimedio dal 2017 con una scala che permette ai pesci migratori di superare lo sbarramento.
È immersa in un bellissimo paesaggio fluviale e ospita ogni anno specie rare che attirano amanti della natura e birdwatcher.
Lombardia
Isola Viscontea – È sempre di Adda che si parla per l’isola fluviale lombarda. L’Isola Viscontea – salita alla ribalta delle cronache negli ultimi anni perché messa in vendita per 1 milione e 700mila euro – fa parte del territorio di Lecco ed è un minuscolo pezzetto di terra (110 metri per 27) lontano dalla sponda del fiume soltanto 11 metri. Nonostante questo, non c’è nessun ponte a collegarla alla terraferma. Anzi, negli anni ’50 gli ex proprietari dell’unico edificio presente, dominato da una piccola torre circolare e sfruttato in passato come fortino difensivo, provarono a proporre un’iniziativa del genere, ma senza successo. Con l’ultimo passaggio di mano, dagli anni ’60 in poi, quel pezzettino di mondo che, per il resto, è adibito a giardino alberato, ha ospitato umani soltanto saltuariamente, perlopiù in occasione di feste o eventi.
Le origini di quest’isolotto restano insondabili, anche se non paiono naturali. Il nuovo millennio, purtroppo, ha portato soltanto beghe legali e contenziosi che hanno lasciato il suo suolo spesso abbandonato e quasi dimenticato.
Qualche giorno fa, ancora un posto nelle cronache nazionali: l’Isola Viscontea è diventata raggiungibile praticamente a piedi a causa dell’elevata siccità che ha quasi congiunto le due rive. Nel 2021, l’annuncio comparso sull’agenzia che l’aveva messa in vendita era ancora attivo (oggi non risulta più raggiungibile) e, attualmente, l’isola resta parte delle Private Island in vendita.