«“Forniamo gratuitamente assistenza come abbiamo sempre fatto”, spiega Andrea Arman (presidente del Coordinamento banche di don Enrico Torta, ndr), così come Noi che credevamo alla Bpvi»: “Non possiamo istruire pratiche – spiega Sergio Ugone (suo presidente, ndr) -, non abbiamo la struttura né la copertura assicurativa per farlo. Forniremo gratis ai nostri assistiti, un vademecum sulle modalità di presentazione”».
Così si legge su Il Corriere del Veneto del 25 agosto a firma di Giacomo Costa e Milvana Citter, il giorno dopo la segnalazione da parte dello stesso quotidiano di Mde di Treviso, un’associazione che chiede un compenso (sia pure percentuale e “a buon fine” e non fisso e anticipato come molte altre) per assistere la presentazione delle complesse istanze di accesso al Fondo Indennizzo Risparmiatori.
Oggi 7 settembre, mentre il Portale Consap zoppica ancora come avevamo anticipato in un video, sul GdV leggiamo, invece, che Luigi Ugone dichiara “Abbiamo ferme almeno 5 mila domande e non le inseriamo perché non possiamo assicurare un servizio coperto e assicurato agli associati” e che “sulla stessa lunghezza d’onda il rappresentante del coordinamento don Torta, l’avvocato Andrea Arman…”.
Chiediamo, quindi, a Ugone se è vero quanto dichiarava a Il Corriere del Veneto il 25 agosto («non abbiamo la struttura per istruire pratiche…») o se in meno di due settimana l’abbia messa in piedi così bene da averne il 6 settembre, giorno delle sue nuove dichiarazioni, ben 5.000 pronte da inserire.
Crediamo, però, fermamente, anche dopo i silenzi totali con noi di Massimo Bitonci e le risposte parziali dell’assessore Manuela Lanzarin sull’assegnazione di fondi discutibili a otto associazioni tra cui quelle di Ugone e Arman, che un’inchiesta ai vari livelli interessati (procure, GdF, Corte dei Conti, Ordini degli avvocati?) sarebbe non solo necessaria ma anche utile a fare chiarezza anche sul mondo delle associazioni e sui legali chiamati in causa, che magari stanno operando nel pieno rispetto delle norme giuridiche, fiscali e deontologiche, ma che si ritrovano con la cappa sulla testa dei vari media, tra cui il nostro, che, però, è da tempo che chiede trasparenza sui “giri economici” nel variegato mondo delle associazioni e dei legali “convenzionati” o che spesso quelle associazioni le hanno fondate e le presiedono.
Riferendosi alla norma della legge istitutiva del Fondo Indennizzo Risparmiatori concordiamo, invece, col deputato vicentino nonché avvocato Pierantonio Zanettin che in un’interrogazione del 24 agosto, in cui accennava anche ai “discussi” fondi regionali appena incrementati a favore di alcune associazioni (qui il pdf), segnalava la necessità di una correzione della norma sui “compensi” per le istanza alla Consap visto che l’art. 1 comma 501 legge 145 recita «la prestazione di collaborazione nella presentazione della domanda e le attività conseguenti non rientrano nell’ambito delle prestazioni forensi e non danno luogo a compenso».
Fissare compensi equi, magari come da noi suggerito aggiungendoli all’indennizzo e caricandone gli importi sulle risorse del Fir, toglierebbe l’incentivo del “proibizionismo” a ogni azione illecita e ridurrebbe lo spazio lasciato ad operatori senza scrupoli riconoscendo, peraltro, che un qualunque lavoro, come quello complesso delle istanze Consap, richiede e merita, da Costituzione, un equo compenso.
E sempre il 25 agosto nello stesso articolo i due colleghi de Il Corriere del Veneto, riferendo della proposta di Zanettin, cominciavano a fare i nomi anche di alcuni legali che contravverrebbero la legge.
Scrivevano i colleghi che «…quella che il parlamentare definisce «una norma scritta male», rischia di creare problemi anche ad altri avvocati che fin dalla nascita dei movimenti hanno dato assistenza ai risparmiatori. Il Comitato Ezzelino da Onara, ha infatti inviato all’Ordine degli avvocati di Treviso una segnalazione, chiedendo un parere, sull’attività che gli avvocati Luigi Fadalti e Paolo Polato, vicini al Coordinamento Don Torta, si sono resi disponibili a fare per le pratiche di accesso al Fir, in cambio di un costo fisso di rimborso spese «senza che si possa configurare attività di assistenza o consulenza legale».
I due avvocati, come l’avv. Calvetti, chiamato in causa per Mde, escludono ogni ipotesi di comportamento meno che legittimo ma, cosa da questi esclusa ma senza “un timbro” terzo che sono un’inchiesta potrebbe apporre sulla delicata questione.