Si è tenuto il 26 marzo 2022 a Roma il convegno organizzato dall’associazione Meritocrazia Italia (alias L’Italia che Merita) dal titolo “Il secolo della giustizia: una promessa da concretizzare”, di cui abbiamo riferito in diretta, grazie al nostro direttore, pubblicando il video completo dell’evento (riproposto di seguito) ma senza entrare nel merito dei contenuti che oggi, su sua richiesta, provo a sintetizzare anche come avvocato con esperienza non solo legale ma anche associativa.
Intanto c’è da dire che Meritocrazia Italia (MI) è un’associazione, con lo zoccolo duro nel mondo dei legali ma sempre più attenta ai vari aspetti della società moderna e che si pone obiettivi ambiziosi: “… la sfida che vogliamo cogliere è quella di proporre un progetto aggregativo fondato sulla valorizzazione del merito e dell’impegno sociale che sappia porsi a beneficio di tutti e non contro qualcuno, un contenitore che possa fungere da spazio concreto di dialogo costruttivo e propositivo e che possa rappresentare un laboratorio di idee e di progetti in cui far confluire tutti coloro che hanno una storia da raccontare, soluzioni da proporre, iniziative da segnalare od esperienze virtuose da condividere; “ ( tratto dal sito L’Italia che merita ).
Insomma l’esatto opposto “dell’uno vale uno“ che ha caratterizzato la storia politica recente del nostro paese.
Lo testimonia anche il livello degli intervenuti nel dibattito a partire dallo stesso moderatore, il notissimo giornalista Rai Attilio Romita che ha padroneggiato ospiti e platea con professionalità e, come a tener desta l’attenzione, nel caso, improbabile, scemasse, quel tanto di humour. che ha contribuito non poco agli spesso scroscianti applausi in sala alle argomentazioni dei relatori ma anche ai suoi garbati ma azzeccati coup de théâtre.
L’apertura e i saluti iniziali sono stati compito, non solo formale, come si può vedere nel video complessivo, del Coordinatore Macroarea Centro M.I. Pio Marziani, del Segretario Nazionale M.I. Annamaria Bello e del Responsabile Area Giustizia M.I. Gianluca Pizzuti.
I loro interventi iniziali, focalizzati dalle parole di Pizzuti, hanno individuato i punti su cui si è focalizzato il dibattito e cioè:
1) tempi della giustizia 2) concentrazione dei riti 3) revisione dei costi di accesso alla giustizia in particolare del cosiddetto contributo unificato 4) Un ufficio filtro sui casi dubbi di competenza e giurisdizione onde evitare che sia il cittadino a dover rincorrere le interpretazioni a volte divergenti in materia 5) Una piattaforma unica accessibile dagli operatori del settore 6) Un giudice tributario professionale indipendente a tempo pieno e specializzato 7) Una riforma del CSM che premi il merito dei futuri componenti l’organo di autogoverno della giustizia, scelti da figure estratte a sorte tra chi si sia contraddistinto per competenza 8) La separazione delle carriere in magistratura fra organi giudicanti e inquirenti 9) La non punibilità di chi ha agito nell’interesse esclusivo della PA se non ha cagionato danno a terzi 10) La certezza sui tempi delle indagini preliminari nei processi penali 11) Il potenziamento dei riti alternativi deflattivi del processo penale.
Insomma un vero e proprio programma che ha provocato reazioni disparate, sulla scorta ovviamente delle rispettive sensibilità, dei relatori che sono poi intervenuti, sempre in coppia per accendere dibattiti e confronti da punti di vista diversi.
A parere del Segretario nazionale ANM Salvatore Casciaro a cui si “contrapponeva” la Presidente del CNF Maria Masi, occorre prudenza. Ad esempio sui tempi della giustizia un’eccessiva focalizzazione sul problema rischia di compromettere gli standard di qualità e in Italia abbiamo la metà dei giudici ogni centomila abitanti che nel resto d’Europa. Casciaro esprime altrettanta prudenza sulla riforma del CSM a sorteggio, che a suo parere non è scevra da profili di incostituzionalità.
La Presidente del CNF Masi sposa molte delle tesi programmatiche degli organizzatori del convegno pur esprimendo riserve quando si tocca il rito ossia le regole del processo, con il rischio di comprimere i diritti della difesa.
L’ufficio del processo secondo la presidente del CNF non è privo di rilievi critici, molto dipenderà dalla professionalità di chi ci lavora, può essere di valido ausilio al magistrato se il personale ha l’esperienza sufficiente per operare.
Un auspicio particolare la responsabile del CNF lo rivolge alla partecipazione degli avvocati nei consigli giudiziari ma sul punto dissente il Dr. Casciaro che avanza perplessità sul duplice ruolo di avvocato che discute l’udienza avanti il Giudice la mattina per poi sedere il pomeriggio nel consiglio. Servirebbe secondo il Segretario dell’ANM la sospensione dalla professione forense, secca la replica dell’Avv. Masi in disaccordo.
Spunti interessanti sono, poi, giunti dalle riflessioni dei politici intervenuti, l’on.le Anna Rossomando, Vicepresidente del Senato e Responsabile Giustizia PD, concorda con la Presidente del CNF per molti aspetti: prudenza quando si toccano le regole processuali, attenzione all’ufficio del processo, che a giudizio della Rossomando doveva essere una sorta di concentrato di diversi livelli di professionalità ed esperienza.
Nel penale per Rossomando è prioritaria l’effettività della pena, però occorre introdurre più giustizia riparativa, mentre sul tema della legge elettorale del CSM concorda con il Dr Casciaro: il meccanismo del sorteggio ha profili di incostituzionalità e la semplice riforma della legge non ostacola gli accordi di potere.
Sulla partecipazione degli avvocati ai consigli giudiziari l’esponente del Pd si è espressa positivamente, ma con alcuni temperamenti.
Il responsabile giustizia di Italia Viva, l’on. Carrello Vitiello, ritiene, al contrario, prioritaria una vera riforma del CSM e a tal proposito, sottolinea, il suo partito di appartenenza ha proposto una sorta di sorteggio temperato.
Se per Vitiello è indispensabile arrivare alla separazione delle carriere, è deciso il suo sì alla partecipazione degli avvocati nei consigli giudiziari, serve una maggiore attenzione alle corti d’appello, un ruolo, a giudizio del parlamentare IV, molto poco ambito dai magistrati.
La carrellata dei politici vede, poi, l’intervento dell’on.le Pierantonio Zanettin, componente per Forza Italia, tra l’altro, della Commissione giustizia della Camera, molto combattivo sui temi congressuali. In primis, il deputato vicentino, membro anche della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario oltre che presidente della Commissione di inchiesta su David Rossi, non concorda sulla questione del numero dei magistrati in servizio: in Francia ve ne sono 10 per centomila abitanti, mentre l’Italia ne ha 11,4 ogni centomila abitanti. Se è indubbia la produttività dei nostri giudici, il vero problema è il carico giudiziario, eccessivo, ecco allora che occorre ricorrere ad istituti come la mediazione per ridurre l’eccesso di cause.
L’on.le Zanettin ha respinto decisamente i rilievi di incostituzionalità della legge elettorale a sorteggio del CSM, definendoli dogmatici e, in ogni caso, da verificare attentamente alla luce di quello che verrà poi deciso legislativamente.
Il parlamentare forzista ha insistito sul tema della separazione tra politica e magistratura: no al ritorno alla magistratura di chi è entrato nell’agone politico, il tutto in ragione del fatto che agli occhi del cittadino il giudice deve non solo essere, ma apparire imparziale.
Quindi la separazione delle carriere, il tema è importante e c’è un suo no a continui cambiamenti nei ruoli, occorrono limiti.
Infine il senatore di Nola Francesco Urraro (Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione), componente della Commissione Giustizia e della Commissione Bicamerale Antimafia, si focalizza sul tema del contributo unificato a volte esorbitante, un vero impedimento all’accesso al servizio giustizia.
Molti sono stati gli sforzi fatti in termini economici su ufficio del processo (2 miliardi 280 milioni di euro), digitalizzazione (50 milioni di euro), riqualificazione del patrimonio immobiliare (411 milioni di euro).
Per l’accesso alla professione il senatore Urraro ha valutato positivamente l’orale rafforzato per gli avvocati, la necessità di intervenire sugli errori giudiziari, un vero costo sociale, e l’urgenza della riforma della magistratura onoraria che vede in un ruolo consolidato oramai 5.000 persone, da rivalutare.
Il convegno ha visto intervenire, dopo i tecnici e i politici, e sempre davati a una platea attenta e vivace la Responsabile Nazionale Dipartimenti M.I. Alessia Fachechi e il Capo di Gabinetto M.I. Paolo Patrizio mentre la chiusura è stata affidata al Presidente C.R.E.A. – Scuola Politica MI Alfonso Quarto, che ha molto parlato anche dell’eccessiva lunghezza dei processi e della drammatica prevalenza sui processi in aula di quelli mediatici, e all’applauditissimo presidente Walter Mauriello.
I loro interventi è meglio, però, vederli e ascoltarli nel video appena sopra per cogliere i tanti passaggi e i tanti temi affrontati, difficili da sintetizzare in poche battute, che, però, non possono tralasciare il forte appello del presidente Mauriello contro il correntismo della magistratura, pur valutando positivamente l’associazionismo dei giudici, e il deciso invito (sfida?) alla politica per una maggior programmazione: “risolvere i problemi sull’emergenza induce in errore ed è quanto avviene sempre in Italia diversamente da altri Paesi che della programmazione fanno il loro punto di forza, gli Usa lanciarono con Kennedy la sfida per l’uomo sulla Luna e da quella sfida e da quegli investimenti nacque il loro boom tecnologico e la Silicon Valley…“..
In definitiva, è parsi di capire dal convegno “Il secolo della giustizia: una promessa da concretizzare” che lo spartiacque politico ruoti intorno all’elezione del CSM, al ruolo e peso delle correnti in magistratura, alla partecipazione o meno degli avvocati nei consigli giudiziari, alla separazione delle carriere in magistratura, in vista di un riequilibrio istituzionale che superi una stagione durata troppo a lungo nel nostro paese, temi sui quali vi sono sensibilità diverse, com’è naturale e ovvio.
Ma L’Italia che Merita una stagione migliore non ha più tempo di attendere
Fulvio Cavallari
Avvocato, presidente di Adusbef Veneto e collaboratori di ViPiù in ambito giuridico