Italiani e previdenza complementare: quanto ne sanno davvero?

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Gli italiani e la scarsa conoscenza del sistema pensionistico
Gli italiani e la scarsa conoscenza del sistema pensionistico

Quanto sanno gli italiani sulla previdenza? Gli italiani si confermano pericolosamente indietro sul tema pensione, caratteristica che rischia di spingerli verso scelte errate e di esporli a sorprese spiacevoli al termine della vita lavorativa. L’ultimo allarme arriva da un recente sondaggio Moneyfarm-Progetica, presentato in occasione della quarta edizione del Mese dell’Educazione Finanziaria, che ha appunto sottolineato quanto siano ancora insufficienti e lacunose le conoscenze degli italiani in materia di previdenza.

Soltanto il 4% conosce tutti i fattori che impattano sull’importo dell’assegno pensionistico, ossia anzianità contributiva (il numero di anni lavorati), stipendio, aumento della speranza di vita, andamento del PIL e tipo di lavoro. Se parliamo di ogni singolo fattore, invece, più dell’80% soltanto 1 intervistato su 3 (34,4%) sa che l’aumento della speranza di vita avrà un effetto diretto sull’assegno pensionistico.

Il concetto di per sé sarebbe intuitivo: più cresce la speranza di vita, minore sarà l’importo dell’assegno perché i contributi versati dovranno essere sufficienti per un maggior numero di anni. E in un paese longevo come l’Italia – dove l’aspettativa di vita per un uomo è 79,7 anni e per una donna di 84,4 (fonte dati Istat) -, non è certo un fattore da tenere in scarsa considerazione. Soltanto 1 italiano su 4 (25,6%) sa che anche il PIL avrà un impatto sull’assegno pensionistico: al diminuire del PIL nazionale, diminuirà l’assegno pensionistico. Ancora, soltanto 1 su 5 (20,5%) sa che il tipo di lavoro che svolge, e il relativo regime contributivo, avrà un effetto. Solo il 4% degli intervistati, una percentuale davvero irrisoria, è consapevole del fatto che tutti questi fattori avranno un impatto sull’assegno pensionistico. La combinazione di risposte che emerge con maggiore frequenza (24%) è il numero di anni lavorati e lo stipendio percepito.

La previdenza complementare rappresenta una forma di investimento utile per raggiungere l’età pensionistica con una maggiore sicurezza economica, ma richiede sempre il supporto di esperti in grado di fornire ai clienti gli strumenti adeguati per investire in maniera sicura.

Andrea Rocchetti, Head of Investment Advisory Moneyfarm, sottolinea: “Diciamo continuamente ai nostri clienti quanto è importante diversificare gli investimenti anche rispetto al sistema Italia, e questo vale soprattutto per gli investimenti a fini pensionistici. Inoltre, più lungo è l’orizzonte temporale e più si possono sfruttare i benefici offerti dai mercati finanziari, specialmente da quelli azionari, minimizzando i rischi: il fatto che oggi il 72% dei PIP, il prodotto di previdenza integrativa più diffuso tra gli italiani, afferisca al comparto Garantito, dove peraltro le gestioni separate contengono quasi esclusivamente titoli di Stato italiani, non fa che confermare quanto emerge da questo sondaggio sulla scarsa conoscenza dell’importanza del fattore tempo da parte dei risparmiatori e sulla necessità imprescindibile di ricevere una consulenza previdenziale adeguata”.