Dal 21 al 23 ottobre il Teatro Olimpico accoglie la quinta edizione del Vicenza Opera Festival con la Iván Fischer Opera Company. Al centro c’è il capolavoro di Benjamin Britten The Turn of the Screw che debuttò alla Fenice di Venezia nel 1954. Sabato 22 concerto sinfonico con la Budapest Festival Orchestra diretta da Fischer e la partecipazione del violoncellista Nicolas Altstaedt.
Per la quinta edizione del Vicenza Opera Festival organizzato dalla Società del Quartetto in collaborazione con il Comune di Vicenza, Iván Fischer ha scelto di rappresentare al Teatro Olimpico un’opera meno popolare rispetto alle passate edizioni e tuttavia di grande impatto.
Fra i capolavori assoluti del compositore britannico Benjamin Britten (1913-1976) e certamente fra le opere più rappresentative del XX secolo, The Turn of the Screw (in italiano Il giro di vite) debuttò al teatro La Fenice di Venezia nel settembre del 1954.
Ispirata al celebre racconto omonimo di Henry James pubblicato a puntate nel 1898, The Turn of the Screw è un’opera intrisa di mistero e suspense che tiene gli spettatori sul filo del rasoio dall’inizio alla fine.
Al centro della scena ci sono Miles e Flora, due fratellini rimasti orfani e affidati dal tutore alle cure di un’Istitutrice che va a vivere con loro – e con la governante Mrs. Grose – in una fattoria della campagna inglese. Dopo un primo impatto idilliaco, con il passare dei giorni l’Istitutrice si accorge che qualcosa non va. I bambini si dimostrano sempre meno inclini a seguire i suoi insegnamenti e, non bastasse, iniziano a palesarsi i fantasmi di una coppia che aveva abitato quella casa: la domestica Miss Jessel e il rozzo valletto Peter Quint. L’Istitutrice, angosciata, è convinta che le due figure spettrali stiano esercitando un’influenza morbosa e malvagia sulle candide anime dei bambini. Il susseguirsi delle apparizioni, il gioco ambiguo del dire e non dire e gli sforzi disperati della donna per strappare alla perdizione i due innocenti creano un sottile gioco di misteri e un angosciante contrasto fra apparenza e realtà.
La musica di Britten, su libretto di Myfanwy Piper, è dominata da un colore tonale di ispirazione neoclassica, ma all’interno della partitura convergono spunti tratti dall’epoca elisabettiana, da Mozart, dalla politonalità e perfino da suggestioni timbriche del sud-est asiatico. L’opera si sviluppa in due atti simmetrici costituiti ciascuno da otto scene ognuna delle quali è introdotta da un breve preludio orchestrale. Per rendere con immediatezza la contrapposizione tra la dimensione reale e quella soprannaturale del dramma, Britten opta per un impiego degli strumenti ridotto al minimo: 13 musicisti suddivisi in un quintetto d’archi, un quartetto di legni, corno, arpa, pianoforte, celesta e percussioni.
Sul fronte delle voci, The Turn of the Screw è un raro esempio di opera “al femminile” con tre soprani, due voci bianche e un solo tenore, peraltro svuotato da qualsiasi accento eroico. Su tutti svetta il ruolo dell’Istitutrice, donna votata al bene ma spesso incapace di trattenere atteggiamenti nevrotici e attenzioni ossessive nei riguardi dei due bambini.
A quasi 70 anni dalla prima rappresentazione veneziana, The Turn of the Screw continua ad essere proposta da importanti teatri di tutto il mondo riscuotendo ampi consensi da parte del pubblico.
Nella versione della Iván Fischer Opera Company che ha debuttato a Budapest il 9 settembre e che sarà in scena al Teatro Olimpico di Vicenza venerdì 21 e domenica 23 ottobre il ruolo principale è affidato al soprano svedese Miah Persson. Laura Aikin è la governante Mrs. Grose, mentre Allison Cook e Andrew Staples vestiranno rispettivamente i panni dei “fantasmi” Miss Jessel e Peter Quint.
Flora e Miles, i fratellini al centro della scena, sono interpretati da due ragazzini che sono già considerati delle piccole star. L’undicenne Lucy Barlow ha partecipato a importanti musical londinesi come Shrek, Bugsy Malone, Tre piccoli porcellini e The Sound of Music. Ben Fletcher, che di anni ne ha 12, si è fatto recentemente notare nel Sogno di una notte di mezza estate di Britten, ne La piccola volpe astuta di Janáček e in una versione di The Turn of the Screw alla Garsington Opera.
La regia è di Iván Fischer con Marco Gandini. I costumi sono di Anna Biagiotti, la scenografia di Andrea Tocchio, le luci di Nils Riefstahl e gli effetti speciali di Nils Corte.
Il programma del Vicenza Opera Festival è completato – sabato 22 ottobre, sempre all’Olimpico – da un concerto sinfonico con la Budapest Festival Orchestra, prestigiosa formazione che pochi giorni fa è stata nominata dalla rivista Gramophone “Orchestra of the Year”. Sotto la direzione di Iván Fischer la formazione magiara eseguirà la Sinfonia da La scala di seta di Rossini e la Sinfonia n. 3 “Eroica” di Beethoven. Al centro del programma c’è il Concerto in Do maggiore per violoncello e orchestra di Haydn con la partecipazione solistica di Nicolas Altstaedt.
Grazie alla sensibilità del maestro Fischer e della contessa Caroline Marzotto, anche quest’anno il Vicenza Opera Festival propone due appendici musicali che porteranno il suono della Budapest Festival Orchestra fra coloro che non possono andare ad ascoltarlo al Teatro Olimpico. Nel pomeriggio di venerdì 21 ottobre due quartetti d’archi dell’orchestra si esibiranno per gli ospiti della Residenza Ottavio Trento e per i degenti, i familiari e il personale sanitario dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza (alle ore 16, padiglione A, piano terra).
I biglietti sono in vendita presso la sede della Società del Quartetto (0444 543729) e online sul circuito Vivaticket.