Come su tanti fatti (non ultimo quelli relativi ai morti sul lavoro) sono pochissimi gli organi di informazione che non “oscurano” le notizie che li trattano e così accade per Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, che, pure, sul suo sito, fermo al 2019, elenca una serie prestigiosa di media “Co-publishers, Research Partners and Funders“.
Di Julian Assange ora e da tempo non si parla più (l’articolo su Il Fatto Quotidiano “Assange non fa più notizia e gli Usa ne approfittano” è solo l’eccezione che conferma la regola) eppure è detenuto in una prigione di massima sicurezza della Gran Bretagna (la famigerata Belmarsh, la “Guantanamo inglese“) da oltre un anno in attesa di estradizione verso gli USA, senza condanne (cfr. 3 marzo 2020 “Julian Assange e Wikileaks mo al 2019, sotto processo a Londra, VicenzaPiù con i No all’estradizione in Usa: “la libertà di Assange è la nostra libertà“).
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La Gran Bretagna è una delle “culle della democrazia”, ma quando si tratta di reprimere chi è “scomodo” lo fa con la brutalità di regimi definiti “incivili” (si abbia memoria della terribile vicenda di Bobby Sands e dei suoi compagni morti di fame in carcere)
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