Il 27 ottobre inizierà a Londra il processo d’appello per l’estradizione di Julian Assange in USA – scrive nella nota del il Partito Comunista Italiano che pubblichiamo e che condividiamo con convinzione per l’appello a favore del fondatore di Wikileaks -. Processo che, probabilmente, già il giorno dopo arriverà a sentenza. Di Julian Assange si dice poco o nulla. Pare che, per l’informazione e i governi delle “democrazie occidentali”, tutto venga nascosto in qualche “armadio della vergogna”. Assange non esiste, forse perché è un imbarazzante fastidio.
Il Parlamento europeo, mentre su Assange alza un muro di gomma, pochi giorni fa ha conferito al “dissidente” russo Navalny il premio Sacharov per la libertà di coscienza. Mezzo Nobel per la pace viene assegnato a un altro giornalista dissidente russo. Si fa gran clamore sulla libertà di stampa, sui giornalisti perseguitati da crudeli regimi, ma di Julian Assange non si parla, non si può, non si deve.
Eppure è perseguitato più di tanti altri e con maggiore cattiveria. Da anni è costretto a sopravvivere in un carcere di massima sicurezza, il famigerato Belmarsh, talmente repressivo e duro da essere definito “la Guantanamo Britannica” … accusato di cosa? Di aver divulgato notizie vere sulle guerre scatenate da Stati Uniti e alleati in giro per il mondo, sulle torture, sull’uccisione di civili innocenti, su attentati e finanziamenti al terrorismo internazionale, su quei famigerati “errori collaterali” come vengono definiti e giustificati quando a compierli sono “gli alleati”.
Sulla drammatica vicenda di Julian Assange anche la sinistra di alternativa è molto timida. Interessata ad altre cose come può essere il green pass, socchiude gli occhi di fronte a tante altre questioni, dalle morti sul lavoro alle persecuzioni che subiscono Julian Assange e altri dimenticati come Leonard Peltier e Mumia Abu-Jamal. Certo, si fa qualche dichiarazione che sembra sempre fatta perché “si deve” più che perché sia giusto farla.
Cosa possiamo fare per fare, almeno, crescere l’attenzione anche in vista del prossimo 27 ottobre? Diffondere la notizie e informare sulla persecuzione che sta subendo Julian Assange in paesi considerati “culle della democrazia”.
Chiediamo a tutti di mobilitarsi e lottare perché siamo consapevoli che, qualora Assange venisse estradato in Stati Uniti dove lo aspetta condanna a 175 anni di carcere, il diritto-dovere di informare, la libertà di stampa e di pensiero diventerebbero solo un ricordo.
Partito Comunista Italiano